Il nucleo principale del progetto Lui Sono Io è costituito dal cantante e chitarrista Federico Braschi e dal bassista Alberto Amati, su questo non ci piove, in fin dei conti sono loro gli artefici, gli autori, delle dieci canzoni contenute nel delizioso Storia Di Una Corsa, primo disco in studio uscito il 3 giugno scorso per l’etichetta Brutture Moderne e prodotto da quel JD Foster che in molti ricorderanno per via delle sue collaborazioni concretizzatesi negli anni con gente come Vinicio Capossela e Marc Ribot, senza dimenticare anche i mitici Calexico di Joey Burns.
Tuttavia sarebbe davvero un peccato, se non ingiusto, non citare gli altri ottimi musicisti che, con il loro preziosissimo contributo artistico, sono riusciti a conferire al cd in questione quella eterogeneità musicale in grado di fare davvero la differenza nell’economia generale di un lavoro che, per quanto magari non magistrale e superlativo in ogni sua parte, conserva comunque tutte le caratteristiche del caso per poter raggiungere una fetta di pubblico sicuramente non striminzita.Giungono allora spontanei i complimenti da rivolgere al chitarrista Antonio Gramentieri (nel 2012 al lavoro con Il Pan Del Diavolo per la realizzazione di Piombo Polvere E Carbone), all’organista/tastierista/pianista Christian Ravaglioli, al bassista/contrabbassista Francesco Giampaoli e al batterista/percussionista Enrico Mao Bocchini per le discrete soluzioni che si possono scorgere nei ventotto minuti complessivi del disco. Oltre a loro, vale anche la pena ricordare pure due musicisti che, seppur in misura minore rispetto agli elementi sopra citati, si sono comunque messi a disposizione nel corso delle registrazioni: Alexandra Spalding (violoncello su Rockstar, Santa Monica e Case) e Adrian Olsen (batteria su 3 e 40). Ma perché tutta questa attenzione per le persone che hanno suonato in Storia Di Una Corsa? Semplice: perché attraverso un ascolto ripetuto dell’album ci si accorge benissimo di quanta coralità ci sia al suo interno. Nonostante siano abbastanza ricorrenti episodi di intima ed introspettiva autorialità, non si può non riconoscere al tempo stesso anche la sua grande energia sonora globale data, per l’appunto, dalla perfetta sintonia che si è creata in fase d’incisione.
Ecco perché si è ritenuto lecito sottolineare l’importanza degli strumentisti che nel marzo del 2012 hanno seguito Braschi ed Amati in Virginia per registrare Storia Di Una Corsa presso il Montrose Studio di Richmond, dove si sono effettuati anche i missaggi (il mastering ha avuto invece luogo in Italia, a Russi, in provincia di Ravenna). Ci sono molte chitarre elettriche in questo lavoro. E ci sono soprattutto dei brani di diversa matrice. Brani dagli approcci spesso e volentieri inaspettati ma, in ogni caso, davvero calzanti e per nulla sprovveduti, inopportuni. Se in Brutti Sogni, Via Stalingrado e Domani la malinconia testuale e il minimalismo musicale riescono sintetizzare bene le atmosfere tipicamente nebbiose e disorientanti della pianura padana, in pezzi come 3 e 40 ci si imbatte invece in momenti di concitato folk’n’roll à la Pan Del Diavolo. E se le distorsioni graffianti inserite in Un Altro Treno e nella title-track fanno pensare all’onesto lavoro svolto da Giorgio Canali su Canzoni Da Spiaggia Deturpata di Vasco Brondi, il timbro versatile di Braschi non può non ricordare in più di un frangente quello di Giuseppe Peveri, aka Dente. Ciò si può riscontrare tanto in Santa Monica quanto in Come Quando e Case. Insomma, di sostanza ce n’è molta in questo disco d’esordio così concreto e umile. Tra l’altro Storia Di Una Corsa denota chiaramente un sound moderno ma non per questo in linea con quello prevedibile e gettonato dai progetti musicali più pacchiani e quotati del momento. Determinanti, in tal senso, sono stati i gusti, le scelte, di chi questo disco l’ha prodotto a livello artistico senza tralasciare alcunché: JD Foster, appunto.
Suoi gli accorgimenti e i consigli necessari per evitare di fornire a Storia Di Una Corsa un’impronta forse non del tutto originale e imprevedibile, eppure assai fresca e matura, apprezzabile da varie tipologie di ascoltatori: da quelli meno esigenti a quelli più difficili da convincere. Sua, infine, la sensibilità indispensabile per rendere ricco di sfaccettature un Lp molto coerente e lucido sotto l’aspetto relativo ai testi delle canzoni, nonché equilibrato nelle singole dinamiche. Alessandro Basile Genere: Folk, Acoustic, Rock Line-up:
Federico Braschi – voce, chitarre, dobro
Alberto Amati – basso elettrico, basso acustico, bass six, Supro pocket bass, cori Artisti simili consigliati: Dente, Davide Solfrini, Marcello Capozzi, N_Sambo Tracklist:
1. Brutti Sogni
2. Un Altro Treno
3. Via Stalingrado
4. Rockstar
5. Santa Monica
6. Storia Di Una Corsa
7. Come Quando
8. 3 e 40
9. Case
10. Domani
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