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Pharm – Pharm

Ultimamente, almeno in Italia, capita sempre più di rado di contemplare dischi tanto essenziali quanto convincenti. Dischi a cui non manca praticamente nulla, prodotti in maniera esemplare, capaci di denotare una grande ricerca sonora unita ad una profonda articolazione a livello di costruzione, sviluppo, resa comples

Ultimamente, almeno in Italia, capita sempre più di rado di contemplare dischi tanto essenziali quanto convincenti. Dischi a cui non manca praticamente nulla, prodotti in maniera esemplare, capaci di denotare una grande ricerca sonora unita ad una profonda articolazione a livello di costruzione, sviluppo, resa complessiva, arrangiamento. Lavori, questi, che seppur complessi, ardui da assimilare e non proprio immediati finiscono con l’entusiasmare dopo una lunga serie di ascolti.

L’eponimo album d’esordio dei Pharm, affascinante collettivo musicale proveniente da Roma, palesa benissimo tali caratteristiche. Del resto non poteva essere altrimenti, soprattutto se si considera l’alto tasso tecnico che contraddistingue un progetto formatosi nel 2009 e che può vantare già decine e decine di sensazionali esibizioni. Basta comunque dare una rapida occhiata alla line-up attuale per rendersi conto dello spessore di questa band. Cristiano De Fabritiis, Claudio Mosconi, Matteo D’Incà: tutti musicisti dotati di qualità importanti. Gente che è nel campo musicale da tantissimi anni e che, nel corso della propria carriera, ha avuto modo di ritrovarsi a collaborare con artisti e situazioni di tutto rispetto.
È chiaro che un complesso di questo tipo non poteva deludere le attese, specialmente alla luce di ciò che il pubblico aveva potuto ascoltare nel corso del triennio passato, durante i numerosi concerti tenuti non solo in varie parti d’Italia ma addirittura fuori dai confini europei (si pensi agli show in Giappone risalenti al 2010). Parliamoci chiaro: “Pharm“, registrato da Fabio Recchia presso l’Hombre Lobo, è una raccolta di brani inediti all’insegna della sperimentazione e della voglia di osare.

Non è lavoro ambizioso. Qui non si deve ostentare nulla. È semplicemente un disco nato dall’esigenza di assecondare i propri istinti, tentando di esplorare più orizzonti musicali possibili. Le sette tracce in scaletta svettano infatti per l’impressionante mescolanza di influenze e sfaccettature che le attraversano. Siamo di fronte quindi ad un Lp eterogeneo, pervaso da una cascata di suoni sia moderni che retrò. La pregevole alternanza di espedienti acustici ed elettronici finisce dunque col palesare la saggezza, il gusto, la dedizione che ha guidato l’intera fase di scrittura, basata principalmente su preziose, entusiasmanti jam sessions e intriganti improvvisazioni. Il fatto stesso che i pezzi inclusi nel cd siano esclusivamente strumentali la dice lunga su quanto sia appunto coraggioso, e al tempo stesso istintivo, spiazzante, il risultato finale. Interessanti sono in primo luogo i cambi costanti di atmosfere e i passaggi imprevisti da un registro all’altro.

Se ad esempio gli elementi pressoché funky ed afro-beat – alla Calibro 35, per intenderci – risultano preponderanti in “Sorbetto“, non ci vuole molto ad intravede degli sprazzi di fusion ne “L’Africano“, specialmente quando prendono piede i fantastici soli di sax da parte di Renato Ciunfrini, altro talentuoso strumentista che per anni è stato uno dei pilastri (assieme al batterista Fabio Rondanini) del complesso. Ben altre accezioni caratterizzano invece pezzi maggiormente elettronici come “Joe Chip“, dove l’asprezza dei suoni sintetici sembra quasi strizzare l’occhio ai Radiohead di Amnesiac, e “Q“, traccia destinata a chiudere in modo pressoché perfetto la raccolta. E come non notare poi i tiepidi fraseggi jazz e post rock, un po’ in stile Tortoise, all’interno di “Western Machines”.

Spiazzante è invece “Buone Cose A Lei“, se non altro per la prima parte roboante in stile Deerhunter a cui fa seguito una lunga coda eterea, per certi versi straniante. Forse il punto forte di questa prima prova in studio dei Pharm (pubblicata lo scorso 22 ottobre) sta proprio nella costante presenza di rimandi musicali figli di determinate epoche storiche, distanti quindi tra loro, fusi però con accortezza, senza risultare dunque forzati, tantomeno inopportuni. E il bello è che la band sia riuscita quindi a far combaciare elementi anche distanti fra loro senza comunque perdere d’occhio la coerenza sonora, senza dubbio il perno su cui poi è stato man mano poggiato il resto.

Alessandro Basile Genere: Experimental, Post Rock, Ambient, Fusion

Line-up:Fabio Recchia – synth, samples, drum machine, visuals
Cristiano De Fabritiis – batteria, percussioni, voce
Claudio Mosconi – basso, elettronica
Matteo D’Incà – chitarre, effetti
Alessandro Rebecchi – visuals

Artisti simili consigliati: Zu, Valerian Swing, Nohaybandatrio, FireAtWork

Tracklist:1. Mrs. Runciter
2. Sorbetto
3. L’Africano
4. Buone Cose A Lei
5. Western Machines
6. Joe Chip
7. Q