L’ukulele appartiene alla famiglia dei cordofoni, come i bassi e le chitarre. La principale caratteristica sonora dello strumento, condizionata dalle ridotte dimensioni della cassa e del manico, è un suono squillante, con molto attacco e seguito da uno smorzamento altrettanto veloce.
Fu inventato intorno al 1879 da immigrati portoghesi trasferiti nelle Hawaii, dove è diventato lo strumento nazionale. Il nome in lingua hawaiana significa pulce saltellante e sembra sia collegato alla velocità con cui abitualmente questo strumento viene suonato nell’accompagnamento.
Esiste in almeno cinque diverse versioni, a seconda della lunghezza della tastiera e della grandezza del corpo. Dalla più piccola alla più grande sono: sopranino, soprano, concerto, tenore e baritono. Ha quasi sempre quattro corde singole (in alcuni modelli particolari le corde sono raddoppiate o triplicate).
Sono stati creati anche ukulele “ibridi” derivati dall’unione di più tecniche di costruzione (banjolele, ukulele arpa, ukulele basso ecc.)
L’ukulele è generalmente accordato con accordatura rientrante (cioè con la sequenza della corde non organizzata dalla più grave alla più acuta come nella chitarra), caratteristica legata più a strumenti di origine iberica, usate in America Latina e nelle isole Canarie, anche se è piuttosto comune sostituire la corda rientrante con una di diverso diametro, accordata all’ottava inferiore, ottenendo possibilità più “chitarristiche” ma senza perdere la natura del suono originale.
Il prezzo degli ukulele varia in base alla manifattura e i materiali dello strumento. Ad esempio, un ukulele prodotto dai più esperti liutai Hawaiani, in Acacia Koa, può arrivare a costare migliaia di dollari. Anche un esemplare vintage, cioè invecchiato anche 50-60-70 anni può valere molto. Si trovano comunque strumenti commerciali di notevole qualità e dalle caratteristiche impeccabili (materiali, corde, intonazione, etc…).
L’ukulele è comunemente ed erroneamente associato solo con la musica delle Hawaii. Ha goduto di un ampio utilizzo anche nella musica rock e pop, grazie ad artisti di tutto il mondo che ne hanno apprezzato il suono singolare. Al giorno d’oggi sono sempre più numerosi i gruppi che scelgono di utilizzare l’ukulele nei propri arrangiamenti.
STORIA
Nella seconda metà dell’Ottocento, circa 20 000 lavoratori portoghesi si trasferirono nelle Hawaii per lavorare nei campi di canna da zucchero. Tra gli immigrati di origine portoghese (per la precisione di Madeira) c’erano anche Augusto Dias, Jose do Espirito Santo e Manuel Nunes. Questi esperti liutai, dalla combinazione della braguinha di Madeira e del rajão, inventarono l’ukulele. La braguinha è uno strumento simile al cavaquinho, e prende il nome dalla città portoghese Braga.
Divenuto immediatamente molto popolare in Polinesia, nei primi anni del XX secolo, il piccolo strumento ebbe un periodo di grande successo grazie ad artisti come Roy Smeck al punto che spesso le partiture delle musiche dell’epoca erano trascritti per ukulele. Negli anni Trenta, la Grande depressione che investì gli Stati Uniti coinvolse anche il piccolo strumento.
Al tempo stesso, però, lo vide fiorire in Gran Bretagna grazie alla musica di George Formby. Negli anni Sessanta riacquistò una certa popolarità grazie ad interpreti come Tiny Tim che conferivano all’ukulele un carattere più scherzoso e gruppi come i Beach Boys che lo utilizzavano talvolta per comporre le proprie canzoni. Con il passare del tempo nacquero innumerevoli gruppi e club dedicati all’ukulele, sparsi in tutto il mondo.
Nel frattempo le Hawaii, aperte ad una nuova giovinezza grazie ad una nuova ondata di turismo, si affermavano sulla scena mondiale come patria indiscussa dell’ukulele. Ad oggi si contano numerosi festival dedicati a questo strumento, di cui il più antico si tiene ogni anno ad Honolulu dal 1971.
ANATOMIA DELL’UKULELE
UKUS IN FABULA OFFICIAL WEBSITE
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