Mauro Banfi è un Fisioterapista Osteopata specializzato nel campo artistico: teatro, danza, e per quanto riguarda la musica lavora con cantanti e strumentisti.
Da qualche anno abbiamo intrecciato i nostri interessi per approfondire concetti di ergonomia applicata agli strumenti ed alla postura e suonabilità degli stessi. Chiedo a Mauro di parlarci del suo lavoro e degli studi applicati ai musicisti.
Perché il musicista si rivolge a un fisioterapista?
Per diversi motivi: presenza di dolori, necessità di gestire situazioni di sovraccarico, ma anche per migliorare la performance in assenza di problematiche serie.
Quando valuto un chitarrista annoto in un questionario le preferenze relative alla chitarra (peso, tipo, imbraccio, caratteristiche del manico, ecc.) e al set-up (tipo di corde, action, ecc.), poi mi occupo di valutare se è presente una tecnica prevalente, se il musicista è un virtuoso delle scale veloci oppure un lento bluesman o un fingerpicker, per capire le dinamiche corporee utilizzate nella tecnica musicale.
Successivamente valutiamo attentamente la tecnica sia con soggetto in studio che con l’ausilio di video girati on stage. A volte infatti il musicista in studio risulta essere piuttosto “impostato”, mentre durante un live osserviamo la sua condizione più istintiva.
Tutto ciò porta ad una valutazione posturale dei sistemi coinvolti e all’eventuale modifica della gestione dello strumento.
Ma come fare a capire cosa cambiare? Deve cambiare il musicista nella tecnica? Deve essere modificata la gestione dello strumento? Deve essere modificato lo strumento stesso?
Sono tutte possibilità da prendere in considerazione e dipende molto dal tipo di problema. Per studiare come si comporta il corpo mentre si suona ci può essere d’aiuto, con finalità didattiche e non diagnostiche, un misuratore di attività mioelettrica, il biofeedback.
In pratica è possibile osservare graficamente, in tempo reale, l’attività di un muscolo o di un gruppo muscolare. È una metodica che solitamente viene usata in ambito rieducativo, in questi casi ci limitiamo ad osservare eventuali cambiamenti del comportamento dei muscoli suonando la chitarra in modi diversi.
Sono risultati validi per tutti?
È importante specificare che i risultati sono molto specifici, rappresentano il cambiamento di quello specifico strumentista, in quel momento specifico, ma ci permettono di ottenere delle indicazioni piuttosto precise per chi stà suonando, come per esempio cambiare una regolazione di una tracolla o di utilizzare una chitarra con caratteristiche migliorative o personalizzata per le sue necessità e preferenze.
Ci fai qualche esempio?
Osserviamo la foto qui sopra, lo strumentista effettua dello strumming con passaggi in barré consecutivamente sulle prime posizioni al manico, al centro della tastiera e infine verso il corpo.
Volendo valutare anche l’effetto dell’imbraccio e il posizionamento della chitarra abbiamo usato il prototipo ergonomico Manne con due setting differenti: nel primo caso, a sinistra della foto, l’imbraccio è con body più alto e manico più orizzontale e anteposto, nel secondo, a destra della foto, il prototipo è regolato per avere il body più basso, il manico più verticale e meno anteposto.
Eseguendo lo stesso compito motorio abbiamo osservato l’attività elettrica dei muscoli adduttore ed opponente del pollice (colorati in blu), alcuni muscoli flessori delle dita (in arancione) ed alcuni estensori (in verde).
L’attenzione al pollice è dovuta al fatto che proprio questi sono tra i i muscoli maggiormente indicati come dolenti in molti musicisti, facilmente soggetti ad affaticamento e conseguente dolore che rientrano tra le cause più frequenti di richiesta di trattamento in chitarristi e bassisti.
Si osserva che i valori di attività muscolare in questi gruppi muscolari variano cambiando l’assetto dello strumento; con un manico più orizzontale e un corpo più alto abbiamo un maggior coinvolgimento muscolare (figura sopra), con un’asse leggermente più verticalizzato (figura qui sotto) otteniamo dei tracciati con minor attività muscolare sul comparto del pollice.
Non entriamo nell’analisi dei valori e non ci inoltriamo in diagnosi di alcun tipo, ma chiaramente il soggetto sta semplicemente utilizzando minor sforzo per effettuare lo stesso compito motorio. Sembra una cosa da poco ma, in questo caso, la modifica dell’inclinazione di 4-5 gradi del manico e la regolazione della tracolla potrebbero ritardare l’affaticamento permettendo tempi di attività maggiori senza problemi.
L’aspetto interessante è che modificando fattori facilmente gestibili il risultato è immediato e può essere un’utile indicazione per gestire lo strumento in maniera differente.
Per rendere facile e possibile il cambiamento di assetto ci siamo affidati ancora una volta al prototipo Manne, nel quale gli assetti, i punti di appoggio e di sospensione dello strumento, sono modificabili e possono così essere misurati ed eventualmente utilizzati per la costruzione di uno strumento su misura.
Che altri risultati vengono evidenziati da questi esperimenti?
Sempre analizzando il barré ci siamo accorti di una cosa interessante: c’è una netta differenza di impegno muscolare nei diversi punti della tastiera. Si osserva un aumento di attività muscolare in prossimità delle prime posizioni, più vicine alla paletta.
Lo sanno bene i neofiti che ad un Fa dedicano sudore e dolore muscolare per riuscire ad effettuare l’accordo.
Altro fattore che influisce sulle prime posizioni è la posizione della paletta, eventualmente troppo distante dal corpo o troppo orizzontale.
Con la stessa modalità di studio si possono valutare altre attività come il bending, la velocità di esecuzione, si possono testare strumenti diversi ed inoltre è possibile riprogrammare la tecnica attraverso esercizi specifici, con l’uso del monitor che mostra l’attività del gruppo muscolare in tempo reale
La velocità di esecuzione e’ un “fattore di rischio”?
Scale veloci richiedono attività coordinata, lo si vede ad esempio da questi tracciati, dove si è richiesto un’esecuzione “a velocità gestibile” e “alla massima velocità”. L’impegno dei gruppi muscolari flessori ed estensori della mano sinistra e del pollice è facilmente osservabile, aumenta all’aumentare della velocità. La forza in eccesso rispetto a quella sufficiente a far toccare alla corda il tasto, impegna maggiormente i muscoli e può limitare la velocità.
A questo punto abbiamo testato la velocità con una diversa chitarra, con corde differenti. La velocità massima raggiungibile ha richiesto molta meno attività muscolare. Questa è un’altra indicazione utile per modificare dei parametri tecnici dello strumento (corde, scala, angoli) per poter sperimentare nuove modalità di movimento.
Indicazioni utili per musicisti e per chi costruisce strumenti…
Secondo la mia visione, applicare l’ergonomia alla didattica e alla rieducazione dello strumentista non significa modificare totalmente e improvvisamente tutti i fattori in gioco. Significa osservare ed introdurre piccoli cambiamenti per essere assimilati positivamente.
Spesso non esiste un giusto o sbagliato ma un “preferibile” e “testabile” , per definire un nuovo binomio strumentista-strumento.
Ogni cambiamento è bene sia comunicato a chi setta lo strumento, a chi rieduca, a chi insegna per poter valutarne l’effetto.
Il lavoro di equipe tra liutai, insegnanti, musicisti e rieducatori è difficile da ottenere ma quando si realizza porta a buoni e duraturi risultati nella resa professionale del musicista.
Un articolo a cura di Andrea Ballarin – Manne Guitars
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