Il nome di Eil Marchini non è del tutto nuovo per chi ci segue: già l’anno scorso raccontavamo del primo disco di questo giovane artista italiano dallo spirito internazionale tanto per influenze musicali quanto per esperienze di vita.
Senza dubbio la creatività non manca al ragazzo di Sarzana che riesce già a pubblicare il suo secondo lavoro, realizzato in questo 2020 reso produttivamente complicato dalle inevitabili restrizioni imposte dalla pandemia globale: un disco il cui titolo Just Looking for Waves è, come vedremo, non casuale.
Non casuale perchè si tratta di canzoni nate in viaggio, magari proprio alla ricerca delle onde del mare che in questo momento di più o meno elastici isolamenti urbani assumono un significato ancora più profondo nell’animo di chi ascolta.
Eil si conferma abile nel suggerire emozioni e persino immagini attraverso una delle qualità più apprezzabili per un artista, vale a dire la semplicità: sono voci e chitarre acustiche a farla da padrone in questo disco, efficacemente supportate qua e là da percussioni, basso e strumenti dal carattere più esotico come il didgeridoo, e in alcune occasioni anche da opportune registrazioni ambientali che contribuiscono a restituire l’atmosfera naturale che l’album vuole trasmettere.
La registrazione effettuata per la maggior parte del materiale in presa diretta e la location essenziale che ha ospitato le incisioni (nonchè il successivo periodo di quarantena) rafforzano quel senso di sana rudimentalità che è appunto arricchimento in un album di questa ispirazione; al resto pensa la creatività dell’artista, che dopo Lost in the Universe ci intrattiene con piacevole leggerezza in un disco la cui fase produttiva è stata comunque finalizzata in studio attraverso i dovuti procedimenti professionali.
Se dovessimo scegliere una parola per descrivere la somma di sensazioni che Just Looking for Waves ci ha lasciato all’ascolto, il termine sarebbe dunque senza dubbio evasione: un concetto del quale sembra esserci un disperato, umano bisogno, oggi ancor più di ieri.
E quando i nostri confini fisici sono così forzatamente ristretti, che almeno resti la consolazione di poter “trovare le onde” all’interno del nostro spirito.
© Foto di copertina su gentile concessione di Eil Marchini (pagina Facebook)
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