Se recensire questo libro fosse facile come lo è stato leggerlo, sarebbe davvero per me un cammino in discesa. Se “facile” nella lettura per qualcuno di voi è sinonimo di “breve” o di easy reading per storpiare un’espressione inglese (easy listening) che viene utilizzata per i generi di mero intrattenimento, beh, non è questo il caso.
Se invece “facile” per voi è una lettura che vi tiene incollati pagina dopo pagina, che nonostante la lunghezza e la complessità del tema potete affrontare anche a brevi passi centellinando il piacere ogni giorno, ebbene forse riusciamo a capirci meglio…
Hoepli da quando ha iniziato anni or sono questa collana di libri dedicata alla musica, sotto la supervisione del giornalista e scrittore Ezio Guaitamacchi, ha aperto una porta accessibile a tutti verso mondi straordinari, da coloro che hanno la passione della lettura e riescono a lasciarsi alle spalle decine e decine di pagine al giorno, alle persone che sono mosse dalla stessa passione e curiosità ma hanno bisogno di un libro che possa essergli amico anche in momenti più brevi della giornata, senza lasciare il classico capitolo a metà che dopo qualche giorno bisogna riprendere quasi daccapo.
Il tutto in una tipologia di impaginazione oramai collaudata, con trama principale e approfondimenti perfettamente scanditi, assolutamente non accomunabili alle solite note a pié di pagina piccole e lette spesso con poco entusiasmo, bensì praticamente “un libro nel libro”.
Ebbene, in questo caso il compito da portare a termine da parte degli autori era davvero assai arduo, per almeno un paio di motivi: da un lato la presenza di riferimenti in questo settore oramai consolidati da decenni e che questo volume mostra di non voler in realtà scalzare, ma anzi, siamo di fronte a una rappresentazione parallela e modernizzata dei contenuti.
L’altro motivo è abbastanza palese: scrivere de La Storia del Jazz è un’impresa mastodontica, che richiede non solo conoscenze, ma anche un forte spirito indagatorio e critico, uno sviluppatissimo orecchio musicale, la capacità di collegare punti assai lontani e a volte neanche distribuiti su una linea retta geografica e/o cronologica.
Arrivato in fondo alla 573esima pagina di questo libro, non c’è stato da parte mia un sospiro di sollievo, una sorta di “ce l’ho fatta”. Il primo immediato istinto è stato di pensare quando iniziare a rileggerlo nuovamente, ma stavolta percorrendo la sua fitta trama guidato dai miei personali ascolti, dai dischi che volta per volta metterò sotto la testina del mio giradischi o in diffusione attraverso un più moderno streaming in alta qualità (perché la musica merita di essere ascoltata alla più alta risoluzione possibile, qualunque sia il formato scelto).
In questo senso la prima cosa che voglio sottolinare è l’intelligentissima idea di concludere ogni sezione, a sua volta divisa in capitoli più brevi, con un elenco di dischi da ascoltare sul tema storico appena trattato.
Ma attenzione, non si tratta di una noiosa lista della spesa, perché gli autori di dischi ne capiscono e si vede bene non solo dalle note accanto ad ogni titolo, ma addirittura dai consigli sulla particolare edizione da ricercare, fattore utilissimo in particolar modo per quella parte di incisioni Jazz avvenute prima dell’epoca dei 33 giri, che oggi spesso troviamo racchiuse in raccolte “postume” tra le quali districarsi non è affatto facile (sia da un punto di vista qualitativo sonoro, sia e soprattutto di bontà filologica di composizione delle tracklist).
Oltre a una varietà di fonti umane e bibliografiche (nonche audiovisive) infinita, questo volume La Storia del Jazz ha richiesto l’operato di ben 3 autori, che arrivano da background vari ma ovviamente collegati tutti alla grande passione per il genere che, per motivi che dirò a breve, non chiameremo erroneamente solo “afroamericano”.
I tre autori sono Luigi Onori, critico musicale e saggista, nonché docente al Saint Louis college of Music di Roma, che è anche il curatore del progetto e coordinatore del gruppo di lavoro.
Riccardo Brazzale, musicista, insegnante, promoter e autore di saggi per molte riviste e siti di settore.
Infine, Maurizio Franco, musicologo e scrittore, docente a Milano, Parma e Como di storia e analisi del Jazz, anch’egli autore di svariate pubblicazioni come la monografia su Django Reinhardt.
Questi tre moschettieri hanno creato un’opera destinata a durare e diventare un riferimento negli anni, soprattutto per le nuove generazioni che ancora credono nella carta stampata (e fanno benissimo!) ma che hanno bisogno di una guida che abbia un tipo di visualizzazione e scansione più moderna e friendly, con una visione dinamica e interattiva delle innumerevoli sfaccettature di una storia che non è solo quella di un genere musicale, ma di una larga parte di umanità per più di un secolo ed espansa a tutto il pianeta.
In più, il lato fisico e tattile di questo volume si arricchisce anche di una notevole esperienza virtuale, grazie a un APP dedicata che tramite la tecnologia di realtà aumentata ci proietta dentro centinaia di immagini selezionate dagli autori.
Ed eccoci arrivare all’aspetto forse più importante di questo libro. Se molte pubblicazioni o storie brevi in rete indugiano il più delle volte per la maggior parte sulla storia del Jazz americano, senza che ciò non abbia i suoi fondati motivi ovviamente, questo La Storia del Jazz ha deciso di riservare uno spazio assai ampio e dettagliato alla diffusione del genere in Europa e nel mondo, dedicando poi una specifica digressione alla scena italiana.
Del resto, come scoprirete nella lettura, noi italiani siamo anche responsabili in parte di aver fatto nascere negli stessi Stati Uniti il miracolo musicale del Jazz…
Si tratta di una vera e propria analisi “anatomica” della storia di questo genere musicale e degli artisti che lo hanno plasmato e come tale, pur riconoscendo la funzione principale di un organo assimilabile al cuore pulsante, non lascia indietro e in ombra neanche un dito o un’imperfezione cutanea.
Altro fattore a mio parere distintivo di questo libro è proprio la logica dietro la scelta dei capitoletti all’interno delle più ampie undici sezioni.
Se queste ultime dividono in maniera subito chiara la storia, anche da un punto di vista cronologico, al loro interno questa apparente direttrice si dirama come una tela di ragno, in cui ogni area creata non racchiude una distanza lineare da anno ad anno, ma l’analisi di vite, strumenti, luoghi, stili, accadimenti e quant’altro, tutti tenuti insieme da un forte legame specifico nonché da quei trafiletti di approfondimento di cui abbiamo parlato sopra.
La lettura è avvincente, ritmata, per venire incontro a chi di Jazz già ne sa qualcosa potremmo dire che questo libro swinga benissimo.
Il fiato non si spezza mai, come una nota che sembra infinita e sempre sospesa, leggera, grazie a una respirazione circolare ben controllata.
Non avete bisogno di alcun tipo di preparazione, non inizierete la lettura per sentirvi già dopo poche pagine “estromessi”, allontanati da una sorta di selezione elitaria del pubblico. Non è un libro solo per appassionati, non è per un circolo chiuso.
Anzi, quando possibile alcuni concetti strettamente musicali vengono spiegati in maniera chiara e fruibile per tutti e trovo ciò non sono utile, ma letteralmente degno di plauso.
Infine, lungo i bordi della pagine troverete spesso una linea temporale di accadimenti storici extra musicali, che è comunque indispensabile per osservare con piena coscienza i cambiamenti di un mondo dentro l’altro, perché ricordiamoci che ogni cosa e ogni persona va considerata figlia del suo tempo e come tale valorizzata.
In un panorama in cui qualsiasi argomento oggi viene trattato dall’ultimo arrivato in rete, abbiamo tra le mani un libro cartaceo, disponibile anche come ebook, che rappresenta una nuova isola felice di vera informazione.
Hoepli ancora una volta ha fatto centro, per maggiori info vi lascio al sito ufficiale.
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