Perché il reggae sbarcò prima in Gran Bretagna?
La Giamaica fu una colonia inglese fino al 1962, quando ottenne l’indipendenza, evento che costrinse molti giamaicani a emigrare all’estero a causa della ricaduta economica del Paese e molti scelsero propria la terra della Regina Elisabetta, essendo formalmente ancora la “loro Regina”.
Ricordiamo che la l’isola della Giamaica si trova nel bacino dei Caraibi, quindi ben più vicina all’America che all’Europa.
Alla base della cultura giamaicana, vi è la religione del “Rastafarianesimo” da cui prende il nome la capigliatura tipica Rasta, che è un gesto di devozione verso l’imperatore d’Etiopia Hayla Sellasye chiamato anche “Rasta Tafarì”, appunto.
La lingua ufficiale è l’inglese, ma si è sviluppata anche una lingua/dialetto molto interessante poiché è la commistione di inglese e dialetti africani.
Si è formato il “patois giamaicano” che di base segue le regole grammaticali dell’inglese ma ha mille sfumature di pronuncia.
Prima di parlare veramente di Reggae, dovremmo fare un passo indietro al suo genere predecessore lo SKA.
Premettendo che lo stile Reggae è facilmente riconoscibile poiché la battuta musicale cade tipicamente in levare o in “offbeat”, quando qualcuno afferma che “il Reggae e il Reggaeton in fin dei conti sono la stessa cosa” in un gesto quasi istintivo alzo le mani in segno di arresa.
Tengo a precisare che anche se condividono la stessa radice della parola, il loro sviluppo e diffusione è piuttosto differente.
Lo Ska si è sviluppato come una musica da ballare oltre che da ascoltare, vista anche l’iconica rappresentazione con un logo passato alla storia, quella di un uomo in giacca e cravatta intento a ballare proprio i passi tipici della ska. Il personaggio immaginario, chiamato Walt Jabsco, è ispirato ad una foto di Peter Tosh, musicista caposaldo della musica Reggae (più avanti sarà citato più volte) insieme ai The Wailers, il gruppo di cui faceva parte anche Bob Marley.
L’idea giunse da un etichetta discografica nativa di Londra, la “2 Tone Records”, dal nome del genere “2 Tone Ska” nato in U.K. che mescolava elementi comuni di Ska, Punk Rock e, più avanti, la New Wave. Fu cosí chiamata anche per via dei colori a due toni bianco e nero e dallo smoking indossato dagli artisti Ska giamaicani, oltre che dallo scacchiere black and white presente in molte icone.
E fu anche una rappresentazione di coesistenza sociale tra Paesi e culture differenti in un periodo di difficili rapporti tra persone di diverso “colore”, di rivolte razziali continue. Scene tutt’ora attuali, purtroppo.
Lo stile “2 Tone” come lo Ska era caratterizzato da ritmi veloci, il primo da un impatto più duro del secondo poiché composto da toni più bassi. Sui testi dei brani di rispecchiano le problematiche sociali e la vita di tutti i giorni : lavoro, scuola, preoccupazioni giovanili, crimini, razzismo appunto.
Insomma, questo fu un sottogenere dello Ska, che ricoprì un lasso di tempo più ristretto.
Gruppi come i “The Special”, “The Selecter”, “The Beat” (beh la lista è lunga) ebbero un discreto successo in Inghilterra in quel periodo, diffondendo le sonorità di questo genere in tutta la nazione. Citiamo anche i più famosi “The Madness”, band ancora attiva attualmente, nata nel quartiere di Camden Town nel 1976, di cui qualcuno ricorderà la loro “Our House”.
Fin tanto da influenzare altri generi e artisti di quel periodo. Primi tra tutti sicuramente i The Clash, che assorbirono tanto quel vibes giamaicano da inserirlo nei loro brani come la famosa “London Calling” oppure “Rudie Can’t Fail”.
Non a caso ho aperto citando i Rolling Stones, perché anche loro furono investiti dall’ondata di invasione Reggae. In particolare un loro album Black And Blue (tra l’altro stesso anno in cui nasceva “Apple”) pregnante di sonorità giamaicane, comunque un disco dalle influenze molto varie in particolare i brani “Cherry oh Baby” ed “Hey Negrita”.
Non a caso la sua registrazione avvenne tra la Giamaica e gli studi di Montreux e Monaco.
Un altro esempio di influenza musicale è il brano “OB-LA-DI, OB-LA-DA” scritto e inciso dai Beatles con una chiara matrice Ska al suo interno data dal ritmo imperverso del piano e del basso.
Il titolo significa “la vita va avanti” secondo il popolo Yoruba presente nell’Africa occidentale.
Band di punta del periodo anni ’80 furono i “The Police” capitanati da Gordon Matthew Thomas Sumner in arte “Sting”, di cui la loro prima parte di album pubblicati erano brani in stile prettamente Reggae. Come non citare “Can’t Stand Losing You” oppure “Roxanne”. Da alcuni fu definito il “Reggae Europeo”.
Non si può non citare, quando si parla di Giamaica e di cultura che ruota attorno ad essa, Bob Marley, divenuto paladino della sua Nazione e del mondo in termini di diritti dell’uomo e di giustizia.
Insieme a lui anche il succitato Peter Tosh fu fondamentale, poiché caposaldo della musica Rggae giamaicana insieme a Bob, di lui si ricordano ad esempio le cover di alcuni brani di altri generi reinterpretati in stile del tutto nuovo, come solo lui sapeva fare.
Purtroppo fu ucciso da un rapinatore nella sua dimora a Kingston.
Ma di loro non basterebbe parlarne in poche righe, proprio per quanto siano stati decisivi e importanti per la crescita di molti movimenti e pensieri libertari in segno della pace, oltre che punto di riferimento per una valanga di musicisti.
Sicuramente la canzone più conosciuta di Bob Marley è “Redemption Song”, come inno alla libertà e alla redenzione.
Dietro ogni suo brano si cela una storia, un racconto di violenza perpetrato verso la povera gente innocente. Ma anche una visione di positività e speranza per il genere umano.
Sicuramente la musica Reggae è un universo infinito e un terreno in continua coltivazione, per cui la sua sperimentazione ed evoluzione continuerà ancora e non mancherà di stupirci.
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