Come si può capire dal titolo di questa rubrica, il mio intento è di far arrivare la chitarra jazz a chi avrebbe sempre voluto padroneggiare questo stile, ma non è mai riuscito a imboccare un percorso che con poche lezioni, ma intrinseche di fondamentali concetti, riuscisse a trasmettergli un po’ di questo linguaggio.
Non ho assolutamente la pretesa di addentrarmici in profondità, per questo compito in Italia abbiamo grandi maestri e indubbiamente il Conservatorio, che con la sua facoltà e dipartimento di chitarra jazz rende disponibile un percorso accademico di altissimo livello.
Il mio intento è quello di poter fornire degli strumenti per poter cominciare a masticare un po’ di jazz, potrei portare il paragone che se il conservatorio è la partenza dalla prima elementare, con questa rubrica mi occuperò di fare “l’asilo” della chitarra jazz!
Prima di tutto, un po’ di ritmo
Quindi, fatte le dovute premesse, in questo primo appuntamento mi voglio occupare di un argomento che si dà quasi sempre per scontato: si studiano le note, quello che serve per pilotarle, scale e arpeggi sono al centro dell’attenzione del chitarrista medio, come anche la ricerca di nuove idee melodiche per poter determinare nuovi fraseggi… ma una semplice domanda potrebbe risolvere in gran parte un annoso quesito, non tanto cosa suonare, ma come suonare ritmicamente una frase?
Perché è indubbio che si possa affermare che la differenza tra uno stile e l’altro, prima di poter assecondare quali note scegliere, sia la consapevolezza che il ritmo sarà il primo elemento a fare la differenza!
Quindi in questo primo “allenamento”, propongo di cominciare dalle basi e per essere sicuri di poter uniformare tutti quanti, memorizziamo i cinque modelli di pentatoniche, praticandoli a metronomo con portamento in duine di ottavi, poi in terzine e infine in quartine di sedicesimi.
L’unione tra due culture/etnie
Il linguaggio Afroamericano è l’incontro di due grandi culture musicali, da una parte il linguaggio Afro identificabile in questa occasione didattica con la scala pentatonica in realtà è decisamente più complesso e variegato, ma bisogna pur rompere il ghiaccio con la didattica, mentre la parte Americana non si riferisce ovviamente ai nativi americani bensì a noi occidentali europei, che attraverso le colonie Inglesi, irlandesi, gli immigrati francesi, spagnoli e anche Italiani, abbiamo portato il nostro carico culturale e lessico musicale.
Il nostro sistema musicale si basa sulla scala maggiore, attraverso quindi le stesse zone (aree) sulla tastiera potremo quindi individuare le scale maggiori diatoniche (formate da sette note).
Vediamo quindi i cinque box, sempre da praticare in duine di ottavi, poi in terzine e infine in quartine di sedicesimi.
Evito le scale minori naturali relative della scala maggiore, in quanto composte dalle stesse note, ma prendiamo in considerazione le scale minori armoniche che dovremo imparare con queste diteggiature.
Decodifichiamo gli accordi: CAGED
Ora che abbiamo appreso i primi rudimenti per controllare la tonalità di un brano, perché le scale ci fanno suonare per una determinata tonalità, ma non espressamente per un determinato brano, quello di cui abbiamo bisogno è cominciare a decodificare la tastiera della chitarra con gli arpeggi della scala maggiore, in modo da avere una prima mappatura di quali sono le note che costituiscono l’accordo maggiore in forma di triade, e lo faremo con C maggiore (C fondamentale, E terzo grado maggiore, G quinto grado giusto).
Per poter decodificare la tastiera adotteremo il sistema CAGED, acronimo in notazione anglosassone di cinque accordi maggiori presenti in prima posizione in forma maggiore (do, la, sol, mi, re), che si possono facilmente trasportare sul manico, facendo corrispondere cinque zone in cui avremo sempre l’accordo di C maggiore.
Ecco i cinque box, sempre da praticare in duine di ottavi, poi in terzine e infine in quartine di sedicesimi.
Un viaggio nel tempo
Ora che finalmente abbiamo completato un quadro generale di arpeggi (accordi) maggiori, scala maggiore diatonica e scala pentatonica, possiamo finalmente occuparci dell’interpetazione del tempo, primo elemento fondamentale nel linguaggio jazz.
Un elemento molto importante e caratteristico dell’aspetto ritmico, è il portamento della suina di ottavi, che non risulterà straight (dritta) con i due ottavi dello stesso valore ed equidistanti, ma essendo derivati dalla terzina di ottavi, dove il primo ottavo viene legato con il secondo, avremo una proporzione matematica di due terzi in battere e un terzo in levare, detto portamento swing.
Qui possiamo vedere come la terzina viene interpretata graficamente:
E qui possiamo vedere come la guini di ottavi rappresenti la terzina con l’aspetto swing:
Ora abbiamo tutti gli elementi per esercitare le scale pentatoniche, maggiori, minori armoniche e gli arpeggi del CAGED, il tutto con gli ottavi e l’interpretazione swing.
Vedremo nei prossimi appuntamenti didattici, come poter utilizzare al meglio gli elementi codificati in questa lezione.
Indice delle puntate
- La chitarra Jazz per tutti, rudimenti per iniziare
- Suonare il II-V-I con le scale “facili”
- Come suonare la progressione di accordi II V I con gli arpeggi
- Diamo tensione alla chitarra Jazz con la settima diminuita
- Musicale modale e superimposition
- Domiamo l’accordo di settima di dominante
- La pentatonica Blues e il II V I del Jazz
- La sostituzione di tritono con l’arpeggio melodico
- Il frigio maggiore sull’accordo di 7a di dominante
- La sovrapposizione di arpeggi nel II V I
Interessante, grazie.
Un mio modesto parere: Paolo è un bravissimo insegnante, la sua chiarezza ed il suo medodo fanno comprendere con semplicità anche argomenti complessi. Grazie Paolo per il grande contributo che dai nel diffondere la conoscenza musicale.