Nella loro carriera si sono distinti sfornando alcuni dei brani più badass della storia moderna del Blues tra cui “Howlin’ for You” o “Lonely Boy”.
Reduci da loro ultimo album Let’s Rock, i The Black Keys si sono rilanciati in questo nuovo progetto, e chi meglio di loro per l’arduo compito di rappresentare il passato nei tempi moderni in cui viviamo.
Dall’ascolto dell’albumm Delta Kream, un brano dopo l’altro, si percepisce un’atmosfera quasi reale della vita in tempi molto lontani da noi, uno stile povero ma prezioso.
Per fortuna, ancora nel 2021 si può ascoltare il vero sound partendo proprio da quello che possiamo definire il cemento, il basamento del Blues, quello scarno e senza fronzoli, ma sempre pieno di energia e una certa eleganza.
In particolare, l’intento del duo è stato quello di rievocare alcuni dei brani dell’epoca d’oro del Blues, forse dimenticati dalla maggior parte della gente, ovviamente arrangiati in chiave moderna dalle sapienti menti della band americana.
I testi si sviluppano in pochi versi e sulla ripetizione del classico 12 bar. Quel sound che può sembrare cosí “ripetitivo”, “assiduo”, in realtá si intreccia magnificamente con il cantato di Auberbach, accentuando anche la sua melodia con la chitarra.
Sí, perché in realtá il Blues nasce dalla melodia della voce, prima che dagli strumenti. Quindi il playing non perde mai di tonicitá e si mantiene sempre ad un ritmo abbastanza cadenzato.
Insomma, un disco davvero suonato “alla vecchia maniera”.
Come detto precedentemente, i brani non sono in realtà inediti, ma appunto delle cover di alcuni dei maestri del genere che hanno lasciato per sempre la loro impronta nella hall of fame della musica. Ma andiamo per ordine…
Nell’album, pubblicato il 14 maggio 2021, sono inseriti ben 5 brani di Junior Kimbrough, bluesman nato a Harmortown nel Mississippi agli inizi degli anni ’30. Possiamo cosí riascoltare nel nuovo millennio “Do the Romp” o “Sad Days, Lonely Nights”.
Ripercorrendo le orme della band, nel 2006 ritroviamo il loro secondo EP intitolato Chulahoma: The Songs of Junior Kimbrough, pubblicato dalla Fat Possum Records, storica etichetta discografica di cui fecero parte molti artisti del Blues. Già in questo EP i Black Keys omaggiavano Kimbrough con una serie di cover.
Continuando a gustare questo piacevolissimo album, ritroviamo un brano inciso dal conosciutissimo John Lee Hooker, cioé “Crawling Kingsnake” da cui è anche tratto anche un video ufficiale.
La primissima registrazione, rinvenuta da un altro delta-bluesman, Big Joe Williams, è avvenuta nel 1941. Tra l’altro, proprio da quest’ultimo artista è tratta la numero dieci della track list ossia “Mellow Peaches”.
Altro protagonista con ben due brani è R.L. Burnside, anche lui nato nella stessa cittadina di Kimbrough. I brani sono “Poor Boy A Long Way From Home” e “Going Down South”. Due sforbiciate dal gusto molto ritmico e vecchio stile nella reinterpretazione del duo Auberbach/Carney.
Burnside fu inserito nel 2014 nella Blues Hall of Fame.
Abbiamo poi la cover “Louise” dall’originale di Mississippi Fred McDowell, altro grande rappresentante del sottogenere hill country blues, sviluppatosi in una precisa regione a nord dello stato che ha forgiato il suo soprannome.
“Coal Black Mattie” è un brano di Ranie Burnette, semisconosciuto forse agli ascoltatori meno avvezzi ma molto importante al suo tempo. Di lui ci sono pervenuti solo 11 brani del repertorio, sicuramente più vasto.
Delta Kream cosa significa, ci chiederemo. Ecco, è proprio un negozio di panini e bibite situato nella località di Tunica nel Delta, stessa icona della copertina dell’album.
Oltre al duo, l’album si avvale di un’ottima compagnia di musicisti: Eric Deaton al basso e Kenny Brown alla slide guitar.
Aprendo una parentesi cinematografica, un ottimo assist d’accompagnamento a questo album può essere il progetto – un cofanetto da ben 7 film – intitolato The Blues, uscito nel 2003 e firmato dai più grandi registi del nostro tempo tra cui Martin Scorsese (curatore della collana) e Clint Eastwood, che raccontano tante storie partendo dall’Africa ed arrivando fino al cuore delle lande americane.
Questi lungometraggi fanno sentire il calore, la struggente storia che alcuni uomini e donne hanno vissuto per conquistare la dignità di essere umani e la fiducia degli altri “bianchi” presenti su quelle terre. Una difficile realtà di integrazione e soprusi.
Nei documentari si possono riconoscere molti degli artisti succitati e molti altri di cui conosciamo poco ma che aggiungono tanto valore ai racconti.
“Il Blues è la radice e tutto il resto è il frutto”
– Willie Dixon
Insomma, Delta Kream è un’opportunità rivolta a noi del nuovo millennio, ed è come se i Black Keys volessero dirci: “Se vi siete persi questa storia, ecco questa un’altra chance, non perdetevela di nuovo“.
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