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1959, l’anno in cui la musica si tinse di un “Kind of Blue”

Sono passati 30 anni dalla scomparsa di Miles Davis e la puntata numero 100 di TCUD la voglio dedicare al suo classico dei classici. Scelta banale? Io credo che non potrà mai esserlo...

Kind of Blue è forse l’album più famoso e sicuramente uno dei più venduti della storia del Jazz. A qualcuno sembrerà banale parlarne, ma ci sono due punti fondamentali a favore di questa puntata:

  • è la 100esima, quindi la dedico a un pezzo di cuore senza porre interesse su quanto sia mainstream o “di nicchia”
  • è vero che viene lodato in ogni dove, ma forse si può andare un po’ oltre del solito termine autoconclusivo “capolavoro”

Si tratta di album erroneamente ritenuto “semplice”, visto che molti iniziano da qui il loro cammino esplorativo nella musica Jazz, ma la spiegazione è presto detta: è un disco che ha coniugato perfettamente innovazione musicale, maestria strumentale e melodia, muovendosi in un terreno in buona parte ignoto rispetto al passato (di allora).
Sì, è un album che arriva subito a primo ascolto, ma questa non è certo la sua debolezza, tutt’altro, è la sua enorme potenza!

L’opera, pubblicata il 17 agosto 1959, nasce negli studi della Columbia sulla 30a strada di New York, incisa su nastro tramite un registratore a tre piste, in due differenti sessioni: 

  • il 2 marzo (So What, Freddie Freeloader, Blue in Green)
  • il 22 aprile (All Blues, Flamenco Sketches) 

1959, l’anno d’oro della musica

Il 1959 è ’anno dei “capolavori”. Siamo, del resto, nell’annata magica per molti settori, visto che si assiste alla larga diffusione degli impianti stereo, alle clamorose vendite di televisori, radio e, ovviamente, giradischi in tutto il mondo, non più solo negli USA.

Il Rock’n’Roll da che era lanciato, e lo sarà nuovamente pochi anni più tardi con l’avvento dei Beatles in UK ma anche delle nuove generazioni di musicisti americani, è in una temporanea battuta d’arresto: Elvis è impegnato con la leva militare, Chuck Berry viene arrestato e purtroppo muoiono Buddy Holly, Ritchie Valens e Big Bopper in un incidente aereo.

Il Jazz svolge quindi un ruolo chiave e il successo discografico del Cool Jazz sta per fare spazio a nuovi orizzonti: la musica modale e il free. Sono questi i nuovi stili che andranno per la maggiore accanto al più classico e intramontabile Hard Bop (l’ottimo Moanin’ di Art Blakey & the Jazz Messengers era uscito nel 1958).

Contemporaneamente, il ‘59 è l’anno in cui sia Martin Luther King che Malcolm X si rivolgono alla comunità nera, in modi piuttosto diversi, ma scuotendo l’orgoglio di un popolo che vuole affermare una volta per tutte la sua identità (e libertà).

Proprio in agosto, fuori dal famoso locale Birdland, dove si esibisce in quintetto, Miles Davis viene picchiato senza motivo da un poliziotto e una sua foto con il volto ferito e la giacca insanguinata fa il giro del mondo.
È la prova provata del titolo scelto per Kind of Blue, cioé un tipo di blu (il blu è storicamente legato a un senso di nostalgia/tristezza e ovviamente alle blue note, anche chiamate “worried note”), laddove Miles voleva sottolineare il carattere “dolceamaro” dell’essere persone di colore nell’America del suo tempo.

Il 1959 rappresentò, quindi, un nuovo risveglio nel Jazz ma anche in tutta la cultura afroamericana.
Dopo l’introduzione del Bebop da parte di Charlie Parker e Dizzy Gillespie, i musicisti Jazz stavano iniziando a esplorare l’estensione della loro musicalità in molti modi, desiderosi di viaggiare oltre l’universo spaziale ad alta velocità del Bebop e in nuovi mondi di strutture armoniche e composizioni.

Nel 1959 escono o sono in fase di registrazione alcuni album che segnano ancora oggi la storia del Jazz, come ad esempio:

  • Ornette Coleman, The Shape of Jazz to Come, scioccante per gli ascoltatori dell’epoca, poiché non conteneva strutture di accordi memorizzabili e includeva improvvisazioni simultanee da parte degli strumentisti in uno stile completamente libero rispetto a quanto si era precedentemente sentito nel Jazz. Coleman aveva già presentato il suo stile come band residente al locale newyorkese Five Spot, questo disco incide quanto già portato dal vivo.
  • Dave Brubeck, Time Out, lo specialista del Cool Jazz con il suo quartetto introduce tempi dispari, tradizione della musica turca e rimandi classici quali fughe, valzer e rondò (non perdetevi assolutamente lo strepitoso disco live At the Carnegie Hall).
  • Charles Mingus, Ah Um, altro masterpiece di cui vi ho già ampiamente parlato in una puntata di TCUD
  • John Coltrane, Giant Steps (registrato nel ’59 e pubblicato nel 1960), con cui anche Coltrane entra nel Jazz modale, porta oltre i confini il suo vorticoso stile improvvisativo (“sheets of sound”), ma soprattutto sviluppa le progressioni denominate “Coltrane Changes

Fermiamoci qui con la parola scritta, tutto il resto lo troverete nel video, c’è tanto di cui parlare per ben 57 minuti!

Alla fin fine, se avessimo chiesto al Miles dei decenni successivi di parlarci della gloria di Kind of Blue, probabilmente ci avrebbe poco gentilmente chiesto di andare a farci un giro, essendo lui ben poco interessato alla musica che si lasciava alle spalle e molto più preso da quella del futuro che ancora non aveva scritto e suonato.
Ma ciò non toglie che con questo disco si entra nell’olimpo della musica.

È Musica, non solo “musica Jazz”. Miles avrebbe voluto così.

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