Si tratta di un disco che riporta sotto i riflettori brani come “Nothing Else Matters” o “Sad But True” e tutti gli altri dell’album originale, riarrangiati (in più di una versione) da nomi d’eccezione per una sfilata di artisti proveniente dai più diversi contesti musicali, passando persino dalle stelle del reggaeton J Balvin (“Wherever I May Roam”), dalla popstar Miley Cyrus che si lancia sul cavallo di battaglia “Nothing Else Matters” insieme a una superband: WATT, Elton John, Yo-Yo Ma, Robert Trujillo e Chad Smith.
Sam Fender è interprete di una personale e intima “Sad But True” accompagnata in solitario con il piano e un leggero gioco di archi nel ritornello, con la sua voce immancabile e coinvolgente, tipica dei suoi brani.
Molto diversa la riproposizione dei Royal Blood di questa cover rispetto al giovane artista inglese, più spinta e lascia spazio al protagonismo delle chitarre come flusso centrale, con un distorto piacevole e un sound trasportante.
Anche il gruppo Biffy Clyro non manca come rappresentanza dell’Indie, portando sul palco “Holier Than You”, un brano che si avvicina al sound della band (o per dirla più facilmente , è tra le loro “corde”).
“The Unforgiven”, altra riproposizione, diamante della tracklist originale, è reintrepretata qui dai Cage The Elephant , band new indie americana.
Mancherebbe all’appello, non presente in questa deluxe boxset, la versione reggae di Alborosie del brano succitato, encomiabile e unica nel suo genere.
“Don’t Tread on Me” è affrontata da una travolgente e atomica cover dei Volbeat (a tatto in stile Iron Maiden).
Curiositá legata al nome: il titolo letteralmente significa “non calpestarmi” e l’immagine collegata al brano (e al disco!) raffigura un serpente attorcigliato su stesso con la testa rivolta verso l’alto.
Rispecchia la bandiera di Gadsden, che è la raffigurazione del potere statunitense ed è utilizzata come simbolo di libertá, indipendenza e rappresentazione dell’esercito USA per eccellenza . Fu utilizzata fin dal 1775, forgiata dalla mente di Christopher Gandsden durante la Rivoluzione Americana.
“Enter Sandman” è affidata anch’essa a molti artisti, tra cui la band svedese numero uno nelle chart, i Ghost.
Persino una versione sudamericana di “The Struggle Within” è contenuta nella Metallica Blacklist eseguita dal duo messicano Rodrigo y Gabriela, una cover a quattro mani interamente strumentale.
Direttamente dalla lontana Mongolia emerge la band The HU portando “Through the Never” all’estrema intrepretazione mai pensata finora, aggiungendo anche qualche verso in lingua e canto “Xöömej”, il canto tipico mongolo.
Come afferma Dave Gahan, intrerprete tra l’altro di “Nothing Else Matters”, “credo esista un lato oscuro in tutte le band”. Il lavoro che ha fatto il leader dei Depeche Mode è stato quello di estrarre il cuore stesso del brano e di trasporlo su un altro piano di lettura ed esecuzione, come lui stesso ha affermato in una intervista.
Cosa hanno in comune le due band è ormai chiaro. Lo si intuisce dal concetto di “Black” come oscuro, contenuto ripetutamente nell’album Black Celebration del 1986, che ha brani come “Dressed in Black” o “Black Day” , un’esaltazione dell’oscuritá per ribadire che non esiste solo la luce in questo mondo.
Ancora una volta, qui nella Blacklist, nel loro stile si prediligono i sintetizzatori come strumento principale.
Insomma, per i Metallica, una delle band amata da tutti, indipendentemente che si sia appassionati di metal o meno, ognuno degli artisti ha messo del proprio senza snaturare l’essenza stessa dei brani o il loro significato.
Rincorrere l’oscurità ed esserne rincorsi
Apriamo una piccola parentesi musicale sulla dark wave sviluppatasi come genere nell’Europa degli anni ‘70/’80 per riaffermare quelle note musicali malinconiche e misteriose, lascito della musica new wave e post-funk.
In Italia ci si avvicina a gruppi come Litfiba o i Diaframma o come i Lacuna Coil, questi ultimi proposti alla scena musicale mondiale.
Come la luna mostra due facce di cui una sempre visibile e l’altra chiamata “lato oscuro della luna”, ogni cosa ha una doppia valenza, un doppio significato.
Come non nominare i Pink Floyd con il loro album di punta The Dark Side of The Moon, quasi per dire che ognuno di noi possiede un lato oscuro dove nascondersi.
Come in tutto c’è la luce e l’oscuritá , questo intreccio è inestricabile e direi necessario, c’è la vita e la morte, la guerra e la pace , l’amore e l’odio, dualismi necessari perché tutto accada.
Insomma il lato oscuro per i Pink Floyd fu un po’ la loro storia passata con un piede tra il paradiso e le tenebre del successo. Questo sin dall’uscita prematura dal gruppo di Syd Barrett.
“Dark Necessites” è un brano dei Red Hot Chili Peppers che sottolinea e si sofferma su questo concetto del buio come necessitá per la vita, appunto “Dark necessities are part of my design” come afferma nel testo Antonhy Kiedis, frontman della band .
Il brano “La ballata degli impiccati” del nostro cantautore Fabrizio De André è una poesia-canzone ripresa dai testi del poeta maledetto François Villon, che vide morire i suoi compagni sulla forca. Forse uno dei brani piú oscuri e significativi della raccolta del cantautore genovese.
E poi ci sono artisti come Bruce Springsteen che nella oscuritá ci ballano. La sua “Dancing in the Dark” è il simbolo della ribellione nei confronti dei periodi bui della vita.
Nello spettacolo tenuto dallo stesso Boss, Springsteen on Broadway, riassume il brano con queste parole pronunciate da sua madre Adele: “Ricordate che il futuro non è affatto già scritto! Fate come la mia potentissima mamma, quando i tempi sono bui infilate le scarpe da ballo e scendete in campo!”
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