Questa preziosa occasione è offerta dal mio inseparabile “amico di chitarra” Giacomo Bagorda che mi ha molto generosamente prestato un prestigioso pezzo della sua collezione: una D-28 vintage originale del 1953.
Martin Guitar Company, in quasi due secoli di attività, si è guadagnata la fama di più importante produttore di chitarre acustiche flat-top. Difatti l’azienda statunitense ha introdotto negli anni importanti innovazioni che hanno contribuito a dare forma alla chitarra acustica flat-top così come la conosciamo oggi.
Il logo sulle palette Martin mostra con orgoglio l’anno 1833; è l’inizio della nostra storia.
Storia di un mito
Il liutaio tedesco Christian Friedrich Martin, discendente di una famiglia di costruttori di violini, emigrò dalla Sassonia negli Stati Uniti e aprì un negozio di musica a New York.
Sei anni dopo si trasferì a Nazareth, in Pennsylvania, dove scelse di specializzarsi sulla costruzione di chitarre. Martin divenne il primo produttore di chitarre degli Stati Uniti di rilievo, dando origine a un’azienda a conduzione familiare che mantiene inalterata la sua leadership ancora oggi, attraverso sei generazioni.
Si può ben dire che C.F. Martin portò la cultura della chitarra negli Stati Uniti; infatti prima del suo arrivo, le chitarre in America erano essenzialmente strumenti di importazione europea.
La tecnica costruttiva di Christian Friedrich raggiunse piena maturità in circa 10 anni di attività; nel 1843 realizzò una chitarra per Madame Dolores de Goñi, un’acclamata virtuosa di chitarra spagnola dell’epoca; una sorta di “Signature Artist” ante litteram.
Per la sua chitarra, C.F. Martin mise a punto l’X-bracing; questa tecnica costruttiva, ancora oggi ampiamente in uso, migliora la stabilità strutturale, consentendo di aumentare le dimensioni del corpo e crea una vibrazione del top più articolata, a tutto vantaggio della qualità timbrica.
Nel 1852 Martin crea un sistema standard per dare chiarezza e uniformità ai nomi dei modelli in produzione. I modelli sono ora designati da due differenti codici uniti da un trattino: il primo codice indica la dimensione del corpo, il secondo codice è un numero che indica lo “stile”, ovvero le qualità di legni impiegati e il livello di decorazione apportata.
Salvo rare eccezioni, un numero più alto di stile indica ornamenti più ricercati e legni più pregiati.
Per quanto riguarda la prima parte del nome del modello, il codice della dimensione, un numero maggiore indica un corpo più piccolo.
Nel 1857 l’offerta spaziava dalla piccolissima “junior”, contraddistinta dal codice 5 alla più grande “concert size” 0; esattamente a metà si collocava un body di misura “parlor” con codice 2 ½.
Negli anni successivi, i chitarristi iniziarono a esibirsi in sale più grandi, richiedendo più volume e una risposta più presente dei bassi. Per soddisfare la loro richiesta, nel 1858 fu introdotto un body più grande con codice identificativo 00; un corpo ancora più grande, con codice 000, giunse agli inizi del nuovo secolo, ad alcuni decenni di distanza.
Ad esempio, un modello 0-28 del 1870 è caratterizzato da dimensione del body tipo 0, considerata appropriata per un’esibizione in pubblico e selezione di legni e ornamenti di tipo 28, una delle principali “configurazioni di stile” della Martin.
All’epoca lo stile 28 presentava fondo e fasce in palissandro brasiliano e top in abete Adirondack con bordatura “a spina di pesce” in autentico avorio.
Tutte le chitarre con lo stesso prefisso, in questo caso 0, hanno le stesse dimensioni e forma di corpo e possono differire solo per legni e decorazioni; tutte le chitarre con la stessa configurazione di stile, nel nostro esempio 28, condividono esattamente gli stessi legni e ornamenti, indipendentemente dalle loro dimensioni e forma.
Nel 1873 Martin già impiegava oltre una dozzina di artigiani. Nel 1898 la Martin Company iniziò a contrassegnare la propria produzione con numeri di serie.
Venne fatta una stima secondo cui circa 8000 strumenti erano stati prodotti nei 65 anni precedenti, a partire dalla fondazione, quindi si decise di partire da quel numero.
L’azienda ha conservato nei decenni registri dettagliati dell’intera produzione, onorando la tipica tradizione teutonica di precisione e accuratezza.
Lo stesso sistema di numerazione seriale, una semplice sequenza di numeri consecutivi, è in uso ancor oggi. Nel 2004 la milionesima chitarra uscì dagli stabilimenti Martin, inaugurando i numeri di serie a 7 cifre.
La dreadnought
Nel 1916 Frank Henry Martin, nipote del fondatore, iniziò a sperimentare una forma di corpo più grande della 000, destinata a divenire il design di chitarra più emulato mai prodotto.
Questa innovativa forma di corpo fu chiamata “Dreadnought“, traendo ispirazione dalle “corazzate”, le più grandi navi da guerra dell’epoca; il loro nome significava “non teme nulla”.
Le prime dreadnought furono prodotte con marchio Ditson, in esclusiva per la Oliver Ditson Company, un’importante catena di negozi di musica con punti vendita a New York, Philadelfia e Boston.
Nel frattempo la musica hawaiana stava iniziando a influenzare i musicisti americani. I musicisti hawaiani avevano bisogno di più volume e adottavano corde in acciaio.
Nel 1922 Martin presentò il primo modello in produzione con corde in acciaio; l’X-bracing si rivelò perfettamente indicato a compensare l’incremento di tensione.
Entro il 1928 le corde in acciaio divennero lo standard su tutti i modelli e le corde in budello furono offerte come opzione. Le chitarre con corde d’acciaio iniziarono rapidamente a diffondersi ad altri stili musicali, come il Delta Blues ed il Country.
Nel 1931, la Ditson Company chiuse i battenti e Martin iniziò finalmente a produrre dreadnought marchiate a proprio nome, ufficialmente commercializzate come modelli di misura “D”.
Questi modelli inizialmente non ebbero alcun successo: era convinzione generale che i corpi più grandi della misura 000 tendessero ad un suono troppo gonfi di bassi.
A metà degli anni ’30 le chitarre iniziarono ad avere un ruolo di maggior rilievo nelle band, dunque gli artisti iniziarono a richiedere strumenti con più volume per concerti ed esibizioni radiofoniche; la domanda di dreadnought aumentò e furono progressivamente prodotte quantità maggiori.
Nasce la D-28
Si arriva così al modello specifico che stiamo esaminando: la D-28. Il prefisso D indica la dimensione “dreadnought” e il codice 28 indica la popolare configurazione di stile di decorazione e selezione legni in uso sin dal 1870.
Lo stile 28 in realtà registrò alcune variazioni nel tempo: ad esempio nel 1918 giunse finalmente il momento di sostituire l’avorio autentico del binding con celluloide bianca.
All’inizio del 1934, l’azienda introdusse i manici con attacco del corpo al 14° tasto, aggiornando il design tradizionale con attacco al 12° tasto. L’attacco al 14° tasto sarebbe presto diventato lo standard dell’industria di chitarre americana.
Dalla fine degli anni ’30 l’uso di corde più pesanti suggerì di spostare l’X-bracing verso l’area del ponte. A partire dal 1944 il bracing diventa anche più massiccio, senza il sofisticato lavoro di scalloping dei modelli precedenti.
Dopo la guerra, la richiesta aumentò vertiginosamente imponendo di accelerare la produzione: Martin decide di rinunciare ad alcune meticolose finiture artigianali.
I sofisticati intarsi “a fiocco di neve” della tastiera lasciano il posto a più semplici segna posizione a punto, come si vede sulla chitarra di Giacomo.
Una sottile striscia posteriore a maglie di catena sostituisce il più elaborato motivo a “cerniera lampo” e una semplice bordatura in plastica bianca e nera sostituisce il binding con motivo “herringbone” (a spina di pesce), dall’aspetto ben più ricercato.
Pertanto le D-28 del periodo pre-bellico, soprannominate “herringbones”, mantengono un più elevato valore collezionistico; specialmente quelle con attacco al 14° tasto.
Naturalmente la nostra D-28 del 1953 sfoggia ancora molte caratteristiche altamente desiderabili e di gran pregio, come legni della migliore qualità: palissandro brasiliano per fondo e fasce, top in abete Sitka, manico in mogano dell’Honduras in pezzo unico, tastiera e ponte in ebano.
Le meccaniche sono Kluson K-500 “waffle-back”; Grover Rotomatics vengono adottate a partire dal 1958.
Le chitarre prodotte dagli anni ’20 utilizzavano una barra di rinforzo in ebano all’interno del manico per compensare la tensione delle corde d’acciaio; dal 1934 venne invece utilizzata una barra a T in acciaio. Durante la seconda guerra mondiale, l’intera produzione siderurgica fu assorbita dall’industria bellica; questo obbligò ad un breve ritorno al rinforzo in ebano.
Dopo la guerra, fu reintrodotta la barra a T in acciaio, come su questa chitarra. Un tubo a sezione quadrata in acciaio venne utilizzato a partire dal 1967 e nel 1985 arrivarono veri e propri truss-rod regolabili.
Il numero di serie è stampigliato sul blocco del manico, all’interno del corpo. La stampigliatura riporta anche il nome del modello, come in uso dalla fine degli anni ’20.
I seriali del 1953 vanno da 134501 a 141344; la nostra chitarra ha numero 134966, quindi suppongo che sia quasi sicuramente uscita di fabbrica nel gennaio di quell’anno.
Negli anni il catalogo Martin si arricchì di nuovi modelli con diverse sagome e misure di corpo; la D-28 è però rimasta un classico.
La Dreadnought divenne il tipo di chitarra acustica più popolare: offre un eccellente equilibrio timbrico e un’efficiente proiezione del suono grazie al suo corpo di dimensioni generose.
La nostra D-28 vanta grande limpidezza sonora e attacco, risposta dei bassi vigorosa, dinamica profonda e notevole sustain. È uno strumento versatile che può spaziare con disinvoltura tra diversi generi musicali, sia con strumming che con fingerstyle.
Innumerevoli musicisti di successo hanno scelto di imbracciare una Martin dreadnought: i leggendari modelli D-18 vintage usati da Elvis Presley e Kurt Cobain sono esempi evidenti.
Anche concentrandosi solo sulla D-28, rimangono ancora troppi testimonial di rilevo per poterli nominare tutti. Difficile stabilire quali artisti abbiano una Martin D-28 nell’arsenale e che uso ne facciano: molti la sfoggiano orgogliosamente su un palco, molti altri se ne servono per suonare e comporre nell’intimità delle mura domestiche.
Jimmy Page ne ha una che ha suonato spesso in concerto, David Gilmour ne possedeva un mitico modello a 12 corde e Nick Drake ne ha sicuramente impiegata una in diverse occasioni.
Johnny Cash diceva: “Non sono un chitarrista, mi limito a strimpellare e cantare“. Quando era nel suo ranch, strimpellava con una Martin D-28 del 1971 che chiamò Bon Aqua: era la sua chitarra personale, ora esposta al National Music Museum nel South Dakota.
La D-28 del 1963 che Bob Dylan usò al Concert for Bangladesh, venne venduta all’asta nel 2017 per quasi $ 400.000. Numero di 6 cifre anche per la D-28 del 1941 usata da Jerry Garcia dei Grateful Dead.
Quando avevo 4 anni, la mia mamma mi volle regalare il primo disco della mia vita; la mia scelta ricadde su “Vincent” di Don McLean, una appassionata ballata acustica dedicata a Van Gogh.
All’epoca non potevo sapere che McLean in copertina mostrava con orgoglio una Martin D-28. È rimasto nel corso degli anni un fedele testimonial dell’azienda di Nazareth e dice di possedere oltre 50 Martin. Stephen Stills possiede addirittura un’intera collezione di Martin vintage.
John Martyn, usava una D-28 con un pickup De Armond sulla buca. Nel 2009 Martin gli dedicò una D-28 Artist Series John Martyn Signature, in edizione limitata di soli 25 esemplari.
Nel 1973 Neil Young acquistò la mitica D-28 del 1941 appartenuta a Hank Williams e a suo padre Hank Williams Sr. Lo strumento, da lui soprannominato “Hank”, in onore ai precedenti proprietari, gli ispirò la canzone “This Old Guitar” dove Neil canta: “più la suono, più il suono migliora“; esattamente le stesse parole che mi ha detto Giacomo consegnandomi la sua chitarra.
Spesso i chitarristi prediligono strumenti senza fronzoli: la D-28, con il suo aspetto sobrio, lineare e quasi austero, è un classico esempio. Possedere una Martin D-28 vintage, comporta la responsabilità di essere il custode di una tale straordinaria eredità storica e culturale.
Ho ripercorso queste ed altre storie in un nuovo video-episodio, tutto dedicato alla Martin D-28 vintage. Non dimenticate di attivare i sottotitoli in Italiano dalle opzioni del player e… buona visione!
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