La band nel corso della sua storia ha subito diversi turnover di musicisti, sperimentando sempre, andando alla ricerca di nuovi sound mai banali.
Come lo stesso frontman ricorda, la scelta del titolo è dovuta al fatto che oltre all’aver cambiato fisicamente tante case, è anche un modo allegorico per intendere l’aver superato tante fasi e ostacoli nel corso della vita.
Il live si apre in un modo molto particolare, essendosi esibiti al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi il 2 aprile 2022, si è data la possibilitá di rievocare la scenografia vera del teatro unendola a un’acustica apprezzabile.
Gli scenografi hanno saputo dare un taglio artistico e, appunto, teatrale all’allestimento del palco e alla posizione degli strumenti. Il tutto dava il senso di una completa chiarezza e pulizia di spazi.
La scelta di portare un live in un posto al chiuso teatro o un auditorium è solitamente una scelta azzeccata, perché rafforza la sonorità e il colpo di scena in modo differente rispetto a un live in open space o addirittura in uno stadio.
Ricordiamo ad esempio i concerti alla Royal Albert Hall di Londra, una delle storiche sale concerto d’Europa, che ha ospitato innumerevoli artisti e band, e che vanta una acustica superba.
Il cantautore romano ha voluto esibirsi in un teatro proprio perché, come lui stesso si è definito, è “un ricercatore del suono perfetto”, una scelta per evitare distorsioni non volute del messaggio sonoro.
L’idea di suddividere lo spettacolo in due parti intervallate da un breve pausa è ideale per staccare le due parti del concerto: la prima parte è un live classico all-instrument, mentre invece nella seconda, come ha raccontato Zampaglione, si è voluto riportare al grande pubblico il sound familiare, intimo e “puro” dei Tiromancino, ovviamente apportando variazioni di arrangiamento e aggiungendo il cajon e un digital piano, ad esempio.
Il cambio di chitarre di un frontman, a volte, stupisce lo spettatore. Infatti come ha ripetuto il musicista romano a fine live, incontrando i pochi fan affezionati in attesa fuori il teatro: «alcune non le ho portate perchè il tecnico non me l’ha permesso» riferendosi al fatto di possedere cosí tante chitarre da non riuscirne a portare in live per ovvie e comprensibili ragioni tecniche.
Parlando appunto di chitarre, Zampaglione ha portato con sé una Martin acustica, una fender Telecaster, una PRS sunburst e anche una steel guitar per il brano “Testaccio Blues”.
Ad un certo momento del live il tecnico ha portato a Zampaglione addirittura un mandolino, quasi per sorprendere sia lui che il pubblico (più noi che lui ovviamente).
L’album Ho cambiato tante case è un concentrato di piacevolezza e rilassatezza tipica del sound della band romana.
Dà la sensazione di pace, un sapore di quotidianità e vi sono molti riferimenti ad aspetti della realtà delle borgate romane dal passato fino ad oggi.
In questa occasione live, l’unica ospite, Veronica Moscara, ha condiviso il palco per il brano “Odore del Mare”, che in originale è eseguito insieme a Carmen Consoli.
Il brano “Questa terra bellissima” è un altro fiore all’occhiello dell’ultimo lavoro di Zampaglione, prodotto con Alan Clarke, tastierista dei Dire Straits, che ha dato un’impronta decisiva riprendendo il sound tipico della band degli anni ’80.
È un’invocazione a ricordarci di salvare quanto possediamo intorno a noi, a rivalutare la ricchezza naturalistica e un grido rivolto al mondo sul fatto che esiste un unico e soltanto pianeta vivibile, la Terra («per il momento, almeno finché Elon Musk non ci porta su Marte» in tono scherzoso aggiunge Zampaglione durante la presentazione del brano).
Nella scaletta c’è anche un brano di Lucio Dalla, Zampaglione lo ricorda in un discorso tra un esibizione e l’altra come un amico e un maestro. Il brano in questione è il celebre “Come è profondo il mare”.
Poi, altri due brani: “Ecco Papà” e “Immagini che le lasciano il segno”, che sono la dedica personale ai suoi genitori.
Lo stile e la tecnica di un artista nella sua completezza si mostra solo nei live. Infatti, la scaletta è stata sorprendente, chitarristicamente parlando Zampaglione è riuscito a spaziare dagli assolo (alla Eric Clapton, essendo un suo evidente fan) al country blues.
Durante la sua esibizione ha dato sfoggio dei suoi più grandi amori, tra cui il blues e quello per la sua città.
Non manca neanche il vibe sud americano nel brano “Sole, amore e vento”, che ricorda un po’ lo stile del ben noto ensemble cubano Buena Vista Social Club.
Il setting tecnico del palco è molto semplice e raffinato, sicuramente chi lavora dietro le quinte, ha più dimestichezza con questo mondo. Per un approfondimento del campo della fonia e degli impianti di un live consiglio la lettura di questo articolo.
L’armonia e il flusso trasportante che si crea tra pubblico e palco durante un concerto, rafforzato dal carisma degli artisti, non ha prezzo. Una sensazione che è mancata per molto tempo, per ovvi motivi.
Insomma, è stato un bel Tiro-Mancino inaspettato, che ci ha risvegliato.
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