I Am the Moon è il quinto lavoro in studio della band fondata da Derek Trucks assieme alla moglie ed è una scommessa che non cerca facili scorciatoie, anzi si presenta con il ragguardevole peso di ben quattro album a comporre una sostanziosa concept opera.
Lo stesso Derek Trucks ne ha parlato a Thomas Colasanti nella video-intervista realizzata per Musicoff, dove racconta anche della sua strumentazione e di varie altre cose.
L’ispirazione parte da un poema epico persiano che racconta la storia tormentata di due amanti, e tutte le menti creative di quello che può essere descritto come un vero e proprio collettivo musicale hanno impiegato l’abbondante tempo a disposizione nei giorni più duri della pandemia per comporre musica adeguata.
Il risultato finale sono un paio d’ore di ascolto e 24 canzoni divise in quattro capitoli, Crescent, Ascension, The Fall e Farewell, ognuno accompagnato da altrettanti film con stralci dalle registrazioni e dal palco.
Il primo, Crescent, è uscito il 3 giugno. Il secondo, Ascension, arriva il 1 luglio, seguito il 29 luglio e il 26 agosto dagli altri due.
Il nuovo importante lavoro segna un momento di evoluzione per la band, segnata di recente dalla scomparsa di Kofi Burbridge, tastierista ed elemento fondante della formazione.
Privati improvvisamente del proprio ambiente naturale, il palco, dal lockdown pandemico reagiscono in maniera costruttiva.
“…nel marzo 2020 non vedevamo letteralmente l’ora di fare musica e scrivere…” racconta Trucks, “sai, abituati a stare on the road 200 giorni all’anno… Quando è scoppiata la pandemia ed eravamo tutti confinati in casa, per un mese o due siamo stati bene ma poi ci siamo accorti che avevamo bisogno di qualche tipo di sfogo creativo! Altrimenti saremmo diventati matti…”
Galeotto fu il Covid, dunque, che ha costretto i 12 componenti della Tedeschi-Trucks band a concentrarsi su un progetto così impegnativo. Che, a quanto pare, è arrivato al momento giusto per consolidarne le basi e rinnovare l’entusiasmo.
Il poema persiano su cui è basato l’album risale a 7-8 secoli fa e vale la pena di ricordare come la sua protagonista, Layla, sia stata d’ispirazione anche per il lavoro inciso da Eric Clapton nel 1970 con lo pseudonimo di Derek & the Dominoes, Layla and Other Assorted Love Songs, quello in cui la slide di Duane Allman era tra i protagonisti assoluti.
Inutile dire perché Trucks sia stato battezzato con questo nome.
La scommessa della band oggi è stata quella di scrivere qualcosa che echeggiasse il disagio indotto dalla pandemia senza indulgere troppo in riferimenti didascalici.
“Ognuno stava vivendo la stessa esperienza, tagliati fuori dalla vita normale, volevamo essere sicuri che questo arrivasse ma non ne scrivevamo direttamente, perché poteva diventare noioso…”
È un lavoro d’insieme che raccoglie in sé i vari contributi dei membri del gruppo in un percorso musicale compattato da un suono ormai familiare per migliaia di fan, segnato come sempre dalla inimitabile chitarra di Derek e dalla voce di Susan, per quanto affiancata da altri interpreti vocali.
Difficile pescare canzoni da evidenziare all’interno di un insieme che risulta particolarmente unitario e si sviluppa gradualmente nell’arco dei quattro album che celebrano in maniera personale un antico dramma amoroso che riporta alla mente quelli più che celebri di Giulietta e Romeo e altri amanti tormentati.
La title-track del primo atto, “I Am the Moon”, già rappresenta bene l’opera nel testo cantato a due voci da Susan Tedeschi e Gabe Dixon:
I am the moon
You are the sun
And look at you flaming out in front of everyone
You are a star
I am a stone
Up here spinning alone
I tasted your wine and your ecstasy
Until I disappeared, never to return.
Le radici della band sono ben presenti in tutto il percorso, e vengono fuori con prepotenza in più punti, come nello strumentale “Pasaquan”, maturato nel corso di numerose jam, in cui lo spirito degli Allman Brothers condito con le influenze del jazz avventuroso degli anni ‘60 prende vita in un pezzo di ben 12 minuti.
Il viaggio continua nel secondo atto della saga, Ascension, dove la condizione ispirata che ha animato la Tedeschi-Trucks Band si incarna in canzoni altrettanto rappresentative come “All the Love” in cui risalta la calda voce di Susan. Poche significative parole:
All the love we’ve found
All the love we let fall down and down
Down to the ground
All over the world
There’s plenty of love around If you can find it, so find it
Stop taking love for granted
Time is running low and we must find our way
Un’opera complessa e semplice allo stesso tempo, ispirata a sufficienza da attrarre tutti gli amanti della musica della band americana, senza parlare dei numerosi fan di Derek Trucks, la cui chitarra è una delle colonne imprescindibili di tutto il percorso.
TEDESCHI TRUCKS BAND OFFICIAL WEBSITE
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