William Shakespeare intitolò una sua celebre commedia Tutto bene quel che finisce bene ma purtroppo la nostra storia inizia tutt’altro che bene.
Nell’ottobre 2012 il famigerato uragano Sandy si abbatte su otto paesi, dai Caraibi al Canada, passando attraverso la costa est degli Stati Uniti. Lungo la sua scia di devastazione, Sandy uccide centinaia di persone e infligge ingenti danni.
Circoscrivendo il nostro campo di interesse, il deposito dei Black Crowes (il prossimo 13 ottobre in concerto in Italia, NdR) nel New Jersey viene completamente allagato e la maggior parte della loro strumentazione è danneggiata irreparabilmente.
Rich Robinson, perde circa 60 strumenti, tra cui chitarre e amplificatori vintage.
La sua “number one”, una Gibson ES-335 cherry red completamente originale del 1963, con Bigsby, subisce gravi danni.
Le chitarre vintage giunte a noi come articoli da collezione illibati, sono un numero esiguo; la maggior parte di questi strumenti ha alle spalle una storia vissuta intensamente e porta immancabilmente i segni del tempo.
La chitarra di Robinson venne sottoposta ad un complesso restauro durato circa un anno. I liutai praticamente dovettero asciugare la chitarra, smontarla completamente, pulirla dalla muffa, riassemblarla da zero e riverniciarla.
Il processo di restauro ispirò un altro ambizioso progetto. Sottoporre la chitarra ad un intervento a cuore aperto offriva la preziosa opportunità di studiarne a fondo le caratteristiche, così nacque l’idea di sviluppare una Custom Shop Signature Reissue.
Tra il 2013 e il 2017, la Gibson Custom Division di Memphis era gestita da un team di stimati professionisti. Infatti in quegli anni lo stabilimento di Memphis sfornò alcune delle più belle “Artist Reissue” ES-335 in edizione limitata degli ultimi tempi, come la 1959 Rusty Anderson e la 1961 Warren Haynes, entrambe destinate a rimanere dei classici.
Il modello firmato Rich Robinson, uscito nel 2014 in una tiratura limitata di soli 500 pezzi, è una di queste fortunate “Celebrity Series”.
Quando visitai la fabbrica Gibson a Memphis, dopo un concerto nel 2016, queste chitarre erano orgogliosamente in esposizione nel corridoio principale.
Le caratteristiche di una ES-335 originale del 1963
Prima di tutto, nel corso dell’anno precedente, Gibson passò dai segnaposizione della tastiera a punto, ad intarsi a piccoli rettangoli. I segna-posizione “dot” erano tradizionalmente associati ai modelli più economici ed il passaggio ai “block inlays” era considerato una miglioria estetica.
La maggior parte delle 335 con segna-posizione a blocco, erano rosso ciliegia, le sunburst in quel periodo erano prodotte in numero di gran lunga inferiore.
Altre 6 modifiche seguirono a breve.
Etichette dei pickup
Nel luglio 1959, Seth Lover aveva finalmente ricevuto dall’ufficio competente un numero di riferimento di brevetto per il pickup humbucker di sua invenzione; la pratica si era fatta attendere più di 4 anni. All’arrivo del numero di brevetto, Gibson aveva ancora una cospicua rimanenza di vecchie etichette per pickup con la generica indicazione “Patent Applied For“, quindi si decise di procedere con le label in giacenza.
Nel 1963 la scorta di queste famose etichette P.A.F. terminò e vennero stampate nuove etichette che riportavano un numero di brevetto.
In questo periodo di transizione, possiamo trovare humbucker contrassegnati in tre modi diversi: con la vecchia etichetta “Patent Applied For”, molto ambita dai collezionisti, senza alcuna etichetta, oppure con l’etichetta “Pat. Number”, all’epoca fresca di stampa, che in realtà riporta un numero di riferimento errato.
Questi pickup sono tutti uguali, l’unica differenza è l’etichetta adesiva applicata sulla piastra della loro base; sono humbucker P.A.F. dell’ultima generazione, con magnete a barra di Alnico 5 più corto e specifiche tecniche più omogenee.
Quando hanno etichetta con numero di brevetto, sono comunemente indicati come Pat. Number/P.A.F.
Questi pickup sono ampiamente riveriti, il che contribuisce alla grande reputazione di queste chitarre. Infatti le 335 del 1963 e del 1964 sono generalmente considerate “tone monsters”; un esempio è la famosa “Crossroads” ES-335 di Eric Clapton.
Ponte ABR-1
Tra la fine del 1962 e l’inizio del 1963, Gibson eliminò gradualmente le sellette del ponte in metallo e introdusse sellette in nylon. Sembra che il nylon fosse stato adottato per facilitare lo scorrimento delle corde attraverso la selletta quando si utilizza la leva vibrato.
Poco dopo, Gibson aggiunse un’asticella di fissaggio per mantenere le sellette saldamente in posizione in caso di rottura delle corde. Entrambe le soluzioni non sono mai state popolari trai musicisti.
In effetti, neanche io sono un fan dell’attacco più dolce delle sellette in nylon e l’asticella di fissaggio quando viene rimossa e reinstallata, potrebbe deformarsi e interferire con la vibrazione delle corde. Alcuni ponti ABR-1 di alta qualità hanno sellette fissate ad incastro, senza asticella.
Forma del corpo
Dopo la metà del 1963 la forma del corpo con spalle mancanti arrotondate, soprannominata “ad orecchie di Topolino”, introdotta nel 1959, fu cambiata in una forma con corna più appuntite.
La teoria più popolare afferma che le vecchie forme o dime si consumarono e dovettero essere sostituite. Per le nuove dime, si optò per un raggio di curvatura meno estremo degli archi sulle spalle mancanti, in modo da scongiurare rotture accidentali durante la lavorazione.
Profilo del manico
Più o meno nello stesso periodo si tornò ad un profilo del manico più spesso, probabilmente su richiesta generale dei clienti. Questa è un’altra caratteristica che rende le ES-335 del 1963 e del 1964 particolarmente appetibili ai chitarristi contemporanei.
Bottoni reggi-cinghia
Si passò dai bottoni reggi-cinghia in plastica, tipici delle hollow body, a quelli in metallo in uso sulle solid body.
Cavità del blocco centrale o “Cutout”
La ES-345 e la ES-355 avevano uno scasso nel blocco centrale in acero, vicino alla cavità del pickup al ponte, per ospitare i trasformatori di induttanza per il circuito del Varitone: uno per ciascun pickup. Al contrario, la ES-335 era originariamente dotata di un blocco centrale solido, senza intagli.
Nel corso del 1962, si decise di rimuovere una sezione del blocco centrale in modo che la sede del pickup fosse aperta in direzione dell’ala cava inferiore della chitarra, come mostrato in video. Questa apertura facilita l’installazione del cablaggio durante il processo di fabbricazione.
Teoricamente il “cutout” dovrebbe aggiungere un po’ di risonanza e ridurre un po’ di sustain; in realtà alcuni esperti concordano sul fatto che non sembra determinare una grande differenza timbrica.
Stranamente, il cutout non diventò una procedura standard fino al 1965; nel 1963, la maggior parte delle 335 usciva ancora di fabbrica con un blocco centrale completamente solido; la 335 di Rich Robinson, ne è un esempio.
Vale la pena sottolineare che tutti questi cambiamenti furono molto graduali; infatti le 335 realizzate tra la fine del 1962 e l’inizio del 1965 presentano un’ampia sovrapposizione di specifiche tecniche.
Un’altra caratteristica che troviamo nella chitarra di Rich Robinson è la targa Custom Made, tipicamente utilizzata tra la fine del 1961 e l’inizio del 1965 su molte 335 con Bigsby.
Questa piastra venne montata in fabbrica per coprire le boccole per i perni del blocca-corde “Stop-Bar” quando veniva installato il Bigsby. In effetti, la maggior parte dei corpi venivano perforati per prassi predefinita, quindi era necessaria una toppa per i fori del blocca-corde rimasti inutilizzati e scoperti.
Gibson Rich Robinson ES-335 Reissue VS originale del 1963
Devo confessare che quando venne presentata ne rimasi così affascinato che decisi di riorganizzare la mia dotazione di chitarre e di acquistarne una e non perché io sia mai stato un fan dei Black Crowes in particolare.
Rich Robinson si disse soddisfatto del risultato e devo concordare che la chitarra infatti suonava bene già appena tirata fuori dalla custodia.
Anche la tenuta di accordatura risultò affidabile, perfino con un uso disinvolto del Bigsby.
Come l’originale, la chitarra è dotata di placca “Custom Made” che ricopre realmente la coppia di boccole predisposte per lo Stop-Bar. Infatti, rimuovendo la targa, la chitarra potrebbe essere convertita in consueta configurazione stop-tail con estrema facilità.
Questa ES-335 vanta anche particolari estetici accurati: hardware in nichel invecchiato, colore corretto del binding e finitura alla nitrocellulosa con tonalità indovinata di rosso ciliegia.
D’altra parte non è propriamente una riedizione filologica, infatti Rich Robinson ha dichiarato che il manico della reissue è un po’ più sottile della sua originale.
Inoltre, la reissue ha una larghezza del capotasto leggermente più grande dello standard, abbastanza da accogliere comodamente anche dita robuste nella zona degli accordi base.
Infine, ha lo scasso nel blocco centrale, che l’originale di Robinson non ha.
Tutto sommato è un’ottima chitarra: un eccellente compromesso per chi ha poche speranze di mettere le mani su una originale vintage.
La modifica è sempre dietro l’angolo…
Tuttavia, questo non è bastato a farmi sentire pienamente soddisfatto; ho voluto sperimentare diversi interventi di upgrade per migliorare il suono, come ho illustrato in dettaglio nel filmato.
L’idea era quella di rendere la mia reissue davvero il più vicino possibile a una ES-335 originale degli anni ’60.
Il mio amico Vincenzo Morreale mi ha dato l’opportunità di apportare un’ulteriore modifica. Vincenzo ha studiato a fondo le caratteristiche di perni e rondelle dei ponti ABR-1 originali e ha creato il marchio “Royal Mount” con cui commercializza riproduzioni di alta qualità.
Ha scovato una piccola azienda in Svizzera che sin dal 1936 produce piccoli componenti meccanici di alta precisione.
Questa officina produce per suo conto rondelle zigrinate e perni per ponti ABR, con la stessa procedura degli anni ’50. Sono repliche accurate fino all’esatta composizione del materiale originale in ottone morbido e alla placcatura in nichel senza rame.
I perni e le rondelle hanno il ruolo fondamentale di trasmettere le vibrazioni delle corde al corpo; l’hardware Gibson di serie attuale è molto diverso dalle parti originali degli anni ’50, dunque questo upgrade fa la differenza nel suono. In particolare, con le parti Royal Mount il timbro della mia chitarra ha guadagnato brillantezza, attacco, definizione e sustain.
Ho impiegato tempo ed energie per mettere a punto tutti gli elementi in gioco, ma i miei sforzi sono stati ripagati da un drastico miglioramento di timbro e prestazioni dello strumento.
Oggi utilizzo la mia Rich Robinson “hot rodded” su qualsiasi palco o in studio e, senza fare paragoni azzardati, posso dire che non sfigura neanche al fianco di chitarre vintage originali.
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