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Tidal annuncia nuovi licenziamenti: caso isolato o crisi dello streaming musicale di qualità?

Tidal licenzia il 25% del personale e "torna a startup": è una crisi isolata?

La piattaforma di streaming musicale Tidal, nota per la sua attenzione all’alta qualità audio, si trova nuovamente al centro delle difficoltà.
Dopo aver licenziato il 10% del personale meno di un anno fa, ora la società ha annunciato un secondo e più drastico taglio: circa il 25% della forza lavoro. Una mossa che solleva interrogativi sul futuro del servizio e, più in generale, sul modello economico dello streaming musicale di nicchia.

Un’azienda da gestire “come una startup”

Jack Dorsey, CEO di Block, la società che detiene la maggioranza di Tidal dal 2021, ha spiegato che la piattaforma deve tornare a operare “come una startup“. Questo significa ridurre drasticamente i costi operativi e concentrare gli sforzi su ingegneria e design, eliminando del tutto le funzioni di gestione e marketing del prodotto.
Dorsey ha descritto la strategia come una necessità per garantire la sopravvivenza di Tidal in un mercato sempre più competitivo.

Nonostante i suoi tentativi di offrire un’esperienza unica con un programma di pagamento diretto agli artisti e l’introduzione di brani in formato FLAC e Dolby Atmos, Tidal continua a lottare per raggiungere una redditività stabile.

Lo streaming di qualità: un mercato in crisi?

Il caso di Tidal non è isolato. La competizione con giganti come Spotify, Apple Music e Amazon Music, che offrono milioni di brani grazie a risorse finanziarie ben più solide, mette in discussione la sostenibilità di piattaforme più piccole focalizzate sulla qualità audio e su una selezione del catalogo con maggiore controllo.

Tuttavia, non tutti i protagonisiti danno segnali negativi. Qobuz, ad esempio, ha recentemente espanso i suoi servizi in Giappone e Canada, offrendo persino il download di brani in formati come DSD/DXD, consolidando la sua posizione tra gli audiofili.
La piattaforma francese dimostra che esiste un pubblico disposto a pagare per uno streaming di qualità superiore, seppur di nicchia.

Il futuro dello streaming musicale

La domanda cruciale è se il modello basato sulla qualità audio possa sopravvivere nel lungo periodo. Mentre i colossi dello streaming possono permettersi di includere l’audio lossless come opzione aggiuntiva, le piattaforme relativamente più di nicchia come Tidal e Qobuz devono fare affidamento su un pubblico selezionato e fedele, ma che potrebbe non bastare a garantirne la sostenibilità.

La crisi di Tidal potrebbe essere un segnale preoccupante per l’intero settore, o semplicemente il riflesso delle difficoltà specifiche di un’azienda che fatica a competere con player più grandi.
Come evolverà il panorama dello streaming musicale? Il tempo e le scelte strategiche delle piattaforme daranno la risposta.

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