Le Volvox, che iniziarono a quindici anni con sensualità e sfrontatezza, cavalcarono i palcoscenici inebriando le platee con canzoni proprie e le hit dell’epoca in chiave metal. Chitarre graffianti e ritmo batteristico deciso, con una tastiera dalle sonorità tipiche dell’epoca, esibendosi in club e TV nazionali.
Visxto che è da poco passata la Festa della Donna, un po’ in sordina per ovvi e giusti motivi, oggi parliamo di una band tutta al femminile.
Una band dal “sogno infranto”, con la possibilità del loro primo album che sfuma. Sogno interrotto anche dal tragico terremoto del 1999, con l’immane tragedia che ne seguì, con la morte del padre di Sebnem Ferah, la loro chitarrista e cantante, che ne fu duramente provata.
Continuarono con cambi di line-up ma alla fine gli obblighi della vita reale rapì una alla volta tutte le Volvox, che oggi non esistono più, tramontate ma sempre collegate alla loro fede, la Musica e l’Arte.
Con questa intervista scopriremo la loro storia, immergendoci così in quegli anni attraverso le parole della loro batterista Gül Agirca, prima donna batterista di Turchia, che ci racconterà questa iperbole della musica femminile (e femminista), in un Paese a volte molto duro verso le donne.
Ciao Gül, piacere di averti qui. Da noi nell’Europa occidentale erano tempi in cui il Grunge arrivava e spianava le coscienze di noi giovani… erano gli anni anche dei Metallica, Guns n’ Roses, dei Def Leppard… Per voi che anni erano?
Ciao amcii di Musicoff, piacere mio. Gli inizi per noi erano in realtà gli anni ottanta, ancora prima del Grunge, con il tipico sound di quel decennio…
Ci voleva coraggio a decidere nel tuo paese di formare una Girl-Band tra l’altro rock e tentare di decollare.
Si era un po’ difficile… ma secondo me in quel periodo tutte le cose erano molto difficile per le donne… purtroppo anche adesso… per ‘l’essere umano femmina’ è sempre molto difficile…
La Band com’è nata?
È nata nel 1988 e abbiamo fatto il nostro primo concerto dopo 3 mesi… cinque ragazze quindicenni. Chitarrista solista e cantante Şebnem, Duygu alla seconda chitarra, Ebru Bank al basso, Arzu Kaprol alle tastiere e io ai tamburi. Dopo qualche anno Şebnem è andata ad Ankara per frequentare l’università. Eravamo tra l’altro rimaste in tre perché la nostra tastierista, Arzu, ha deciso di diventare fashion designer e ha mollato. Adesso è la fashion designer più famosa di Turchia. Siamo andate tutte e tre a Istanbul per l’università. Ma ci alternavamo, un fine settimana andavamo noi ad Ankara per fare le prove e quello successivo veniva Şebnem da noi a Istanbul!.
La nostra agenda era sempre piena di ‘gigs’ (concerti, NdR)… Un giorno Şebnem ha deciso di smettere di studiare perché voleva fare musica… E alla fine è venuta a Istanbul e lì lavorando meglio siamo diventate famose. Abbiamo preso un’altra ragazza come tastierista-cantante, Özlem Tekin, che è a sua volta molto famosa in Turchia adesso.
Il responso del pubblico deve avervi dato ancora più carica…
Sì, firmammo due contratti con due Rock Bar a Istanbul e suonavamo quattro giorni alla settimana. Poi se ne aggiunse un altro. Erano il Sis Bar Night Calls, il Kemanci e il Flat Line. Ci divertivamo tanto e facevamo un sacco di soldi. Abbiamo suonato in tutti i pub e club di Izmir, Istanbul, Ankara, Eskişehir… Sempre pieni di concerti. Senza avere un album, eravamo famose così…abbiamo deciso di fare un album in seguito.
Noi come Volvox abbiamo vissuto tante cose belle ma anche brutte… Per esempio, in Turchia per lavorare di notte in un club o pub si doveva avere un documento che è lo stesso che avevano anche le donne che lavorano nel bordello… immagina… stai cercando di fare, per la prima volta nella storia del Paese, musica rock al femminile e il sistema ti equipara alle ‘puttane’… Abbiamo fatto tante guerre e alla fine abbiamo fatto cambiare una legge. Tutte le cantanti pop per esempio avevano anche quel documento.
Una volta ad un concerto a Izmir i ragazzi hanno buttato le bottiglie di birra sul palco, perché secondo loro le donne non potevano suonare i Metallica… e via discorrendo.
Tante storie. Ma tante. Io ero la prima donna che suonava la batteria… Se adesso esiste la musica Rock femminile in Turchia è anche perchè noi aprimmo la strada…
Mi raccontavi di questo album quasi pronto che però non fu mai pubblicato…
Il terremoto cambiò il nostro corso… il 17 agosto 1999, quell’anno crollò tutto… non solo i palazzi… la vita, l’entertainment… tutto ‘cancelled’… A dire il vero eravamo già agli sgoccioli come band, Şebnem, perse il padre, Özlem ricevette una proposta per un album solista ed era andata via prima del terremoto. Şebnem aveva ricevuto diverse proposte ma non ci mollò, poi però visto Özlem, decise anche lei di incidere per se stessa. La bassista ed io abbiamo continuato a suonare con lei. Ebbi problemi con le gambe così passai alle percussioni.
Come e perché finì il vostro viaggio musicale?
Tutti hanno deciso di andare per strade diverse, ma sempre con la musica… Io ho studiato product designing e ho cominciato a lavorare come designer… ho continuato a suonare con Şebnem e altri gruppi. Ho anche suonato pop guadagnando anche di più… (ride), però poi mi sono accorta che non ce la facevo più… lavorare di notte fino alla mattina e suonare quel pop era ‘a nightmare’ (un incubo, NdR). Ora scrivo libri di favole per bambini, il mio personaggio è P’ink (Kucuk P’ink ve Buyuk Dunyasi). Ebru Bank la bassista, invece ora lavora come professoressa di lingue all’università, sposata con un musicista rock molto famoso, hanno due figli anche loro musicisti.
Oggi per le band la vita è molto più agevole, i social e la globalizzazione hanno aperto tante finestre alle quali affacciarsi, ma per te e le Volvox come sarebbe risuonare assieme oggi?
Forse non sarebbe uguale, abbiamo vissuto quella vita straordinaria ma abbiamo studiato tanto. Era un periodo magico e la magia viene solo una volta seconda me… right time, right place, right people… (Momento giusto, posto giusto, persone giuste, NdR).
La musica nella Turchia di oggi, tornata ad un’austerità d’altri tempi, come riesce a portare avanti gli ideali del Rock del Punk e gli altri generi di riscossa sociale?
In Turchia e nel mondo non esiste più la rock music…
Sono stati consumati… non riesco a trovare gruppi nuovi da ascoltare e far ascoltare a Luna, mia figlia di 4 anni… noi a casa ascoltiamo ancora Pink Floyd, Led Zeppelin ecc… Fra le cose nuove riesco ascoltare solo i Dream Theater e gli Alter Bridge…
Il tuo nome significa rosa o sbaglio, quale nome più appropriato per una damigella?
Sì, mi chiamo Gül e significa Rosa… preferisco usare Gül ma voi italiani alcuni volte siete un pochino pigri per le nuove lingue… forse perché guardate sempre i film doppiati e quindi tendete a cambiare i nomi, come per esempio il principe Carlo, che tutto il mondo conosce con il suo nome originale, Charles. È così che delle volte mi chiamano Rosa…
Grazie Gül, buone vibrazioni a te e ai nostri lettori ai quali lancio questo appello: se conoscete gruppi al femminile pionieri del Rock italiano fatecelo sapere!
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