Il settore degli effetti di modulazione è uno dei più complessi e costosi da riuscire a comporre, molto spesso bisogna trovare dei compromessi non indifferenti.
Con “modulazioni” intendiamo una serie di effetti che agiscono in modi molto diversi sulla forma d’onda del segnale e molto spesso in maniera estremamente invasiva a seconda del circuito che viene progettato.
Non entreremo nel dettaglio tecnico, poiché è un argomento estremamente complesso che non tocca le finalità di questa rubrica. In caso però tu sia curioso, puoi cominciare a dare uno sguardo alle pagine wikipedia di Chorus, Flanger, Phaser o altri effetti per cominciare a farti un’idea sommaria di come avvengono queste variazioni.
Per modulazioni, intendiamo effetti come:
- Chorus
- Phaser
- Tremolo
- Ring Modulator
- Flanger
- Rotary
- Vibrato
Come per i precedenti episodi, in questi casi va fatta una differenza tra analogico e digitale: nessuna delle due opzioni prevale a prescindere sull’altra, ma ovviamente comprare delle modulazioni analogiche di un certo livello ha un costo non indifferente nel bilancio del nostro home studio.
Un’altra cosa da tenere in considerazione è che il mondo delle modulazioni è estremamente vasto e ciò non significa che dovete averle per forza tutte (a meno che non usiate tutti i giorni un ring modulator), quindi la soluzione più consona sarebbe probabilmente quella “ibrida”.
Per soluzione ibrida intendo prima di tutto scegliere le tre (o anche meno) modulazioni che utilizzate personalmente di più e puntare parte del vostro budget su soluzioni analogiche di buon livello.
Le restanti meno utilizzate, invece, possono essere fruite attraverso una buona macchina digitale, possibilmente però non troppo vecchia o, ammesso e non concesso che ne vogliate prendere una “vintage” (per esempio quelle a rack), puntate a un oggetto che all’epoca era uno standard di alto livello, altrimenti difficilmente il gioco varrà la candela.
Esempio personale, attualmente io ho una sezione modulazioni ibrida così composta:
- Tremolo analogico
- Chorus analogico
- Flanger e Phaser digitali (Line 5 M5)
- Phaser e Rotary digitali (Rocktron Multivalve)
Questo perché attualmente mi capita più spesso di usare un chorus e un tremolo rispetto a un flanger o un phaser, quindi (già da diversi anni ormai) ho deciso di investire in modulazioni analogiche in questi due frangenti, mentre per i restanti ho optato per una soluzione digitale, prima molto economica (Line 6 M5) per farmi un’idea generale di quello che serviva, per poi passare a una soluzione più raffinata, seppur datata, in formato rack, ovvero il Rocktron Multivalve.
Vediamo quindi qualche opzione da citare per il nostro parco modulazioni, tra le tante che mi è capitato di sperimentare.
Eventide Modfactor
Una delle super macchine più conosciute nel mercato mainstream, è digitale ed ha un bellissimo chorus che replica una sensazione di vintage molto convincente.
Stesso discorso per flanger e vibrato, che sono ancora oggi dei suoni perfettamente utilizzabili per situazioni studio nonostante ne sia passata di acqua (e di firmware) sotto i ponti. Ovviamente anche le altre modulazioni non sono da meno, ma cominciamo forse a sentire il peso dell’età.
Nonostante questo però, la quantità di opzioni settabili dal pedale è da top di gamma con ben undici potenziometri che permettono di scolpire il sound in una maniera estremamente chirurgica.
Un difetto? Forse il prezzo di certo non economico, però parliamo di una macchina estremamente professionale!
Strymon Mobius
Sarebbe folle non citare la risposta di Strymon, per alcuni una soluzione ancor più poliedrica (per la presenza del vibe, di due tipi di tremolo e di alcuni algoritmi dedicati come il destroyer), ma forse con un suono un filino meno caratteristico rispetto alla controparte Eventide.
Tuttavia abbiamo un parco di modulazioni che sono tutte allo stesso alto livello qualitativo.
Il Mobius è forse quello che consiglierei di più per cercare di essere quanto più versatili in studio per produzioni attuali.
Montanino Tremolo “O Mar”
Soluzione analogica nostrana (nel mio caso, nostrana al quadrato, dato che è di produzione campana), questo tremolo è una proposta dal sound più rotondo rispetto al tremolo digitale, leggermente diverso da quelli che sono a bordo di taluni amplificatori per ovvie ragioni, in primis lo stadio del circuito che non è valvolare.
Nonostante ciò la differenza di resa non è così abissale da dover per forza volere un’unità di tipo BIAS Tremolo, anzi, è meno scuro, regolabile in termini di volume e con la possibilità di variare l’onda che permette di passare da un tremolo vintage style a un tremolo più spinto e più moderno.
Cosa gli manca? Forse un controllo di blend, ma alla fine se si vuole ricreare la sonorità di un amplificatore con tremolo integrato (come faccio spesso io per esempio) va bene anche così.
Retro Sonic Chorus
Soluzione vintage per antonomasia, questo è forse uno dei chorus più particolari ma anche difficili da trovare nei negozi.
È una delle repliche meglio riuscite del CE-1 di Boss, modernizzando però il sistema di alimentazione e mantenendo in maniera quasi inalterata la pasta sonora tipica del pedale.
Parliamo di un clone estremamente particolare e anche estremamente costoso, infatti anche solo nell’usato supera abbondantemente i 250 euro, non è proprio un prezzo abbordabile, ma è sicuramente più a buon mercato di un CE-1 originale (che ha delle quotazioni stellari, almeno per quelli tenuti bene).
Electro Harmonix Small Stone
Una delle soluzioni più classiche ed economiche, lo Small Stone è il phaser con il quale moltissimi hanno iniziato: due soli controlli, uno che controlla la quantità di effetto e uno switch che rende il nostro suono più o meno scuro in base alle esigenze.
Molto basico ma con un’impronta inconfondibile che tutti prima o poi dobbiamo avere in pedaliera per capire come funziona un phaser, difficilmente si sbaglia prendendo questo pedale o la sua controparte (il Phase 90 di MXR).
L’unico difetto è forse la costruzione (se trovate proprio il primo modello) che è un po’ fragile, se vi rivolgete ai nuovi invece sono piuttosto solidi.
Rocktron Multivalve
Questa, come nella precedente puntata, è una di quelle soluzioni a rack di solito a un costo molto contenuto e che offrono un buon suono se si accetta di mettersi a settare i suoni con un’interfaccia… (parolone molto grosso in questi casi).
Il Multivalve è un multieffetto completo, presenta un bel phaser che arriva fino a 16 stadi, un chorus forse un po’ troppo anni ’80 e un tremolo più che dignitoso e permette di portare a casa un bel risultato, seppur meno avvolgente delle soluzioni analogiche è comunque estremamente configurabile.
Un altro punto a favore di questa macchina è il mixer analogico interno, infatti tutte le modulazioni sono mixabili in caso si cerchi di ottenere un suono “blended” con il segnale del nostro strumento, opzione sempre utile in studio.
La macchina oggi ha un costo oscillante tra le 100 e le 200 euro, quanto un buon pedalino alla fine.
Ovviamente nel Rocktron ci sono anche delay, echo e pitch shifter degni di Allan Holdsworth ma ovviamente qui parliamo delle sole modulazioni.
Un difetto? Viene alimentato da un trasformatore che pesa davvero molto, con connettore a sette pin per alimentare la valvola interna.
Abbiamo detto tutto… no aspettate, e il riverbero? Questo sarà l’argomento della prossima puntata.
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