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Registrare a casa: quali amp per la chitarra?

Come per il parco chitarre, un guitar home studio deve avere una buona line up di amplificatori per ottenere una scelta quanto più ampia è possibilie.

Come per il parco chitarre, un guitar home studio deve avere una buona line up di amplificatori per ottenere una scelta quanto più ampia è possibilie.

Parliamo in termini di:

  • Timbrica 
  • Numero di canali
  • Dotazione generale
Amplificatori

Un sogno di tutti noi…

Tutto questo permette di avere un ventaglio di possibilità non indifferente, perché un amplificatore (magari un due canali) con equalizzazioni separate bassi/medi/alti è più utile al nostro scopo rispetto a un amplificatore, magari monocanale, con un controllo di volume e uno di tono.

Come per le chitarre, però, è difficile (se non impossibile) avere tutto il nostro parco suoni in un unico strumento, perchè comunque alcune richieste possono rendere necessario l’utilizzo di un amplificatore specifico.
Un esempio lampante è quello del suono overdrive classico per eccellenza della JCM 800 di casa Marshall, un suono iconico che ha dettato legge sul suono hard rock e metal per decenni e ancora oggi dice la sua senza colpo ferire.

Quel tipo di suono non è ottenibile con un Bassman, un AC30 o un Twin Reverb, perchè è un carattere ben definito, ti ci puoi avvicinare, ma non ci arrivi alla perfezione.
Stesso discorso per altri nomi storici dell’amplificazione.

A fronte di ciò, cominciamo a vedere che ragionamento applicare per l’allestimento del nostro parco amplificatori.

A logica di chi scrive, il primo pensiero da fare è quello del “uno per tipologia di finale”, ovvero una selezione che comprenda finali con valvole:

  • EL34
  • 6L6
  • EL84
  • KT66
  • KT88

Diciamo che i primi tre sono stra-consigliati, anzi, i primi due (EL34 e 6L6) praticamente obbligatori. Con le KT si fa un upgrade, non necessario, ma importante.
La motivazione di questa suddivisione è presto detta, senza nulla togliere al preamp (importantissimo), il finale rappresenta comunque anima e muscoli dell’intero amplificatore e averne una varietà (nei limiti del possibile) è cosa buona e giusta, soprattutto se tutte le testate sono dotate di mandata effetti (send-return).

La mandata effetti, oltre al suo normale compito con pedali e processori digitali, permette infatti di utilizzare un interessante trucco per collegare un preamplificatore esterno al return della nostra testata.

Per esempio, posso collegare al return del mio Hughes & Kettner (combo da 20 watt che useremo solo come esempio) un qualsiasi preamplificatore a pedale (nel mio caso un Brunetti Overtone) o a rack (Bogner Piranha ad esempio) per ottenere determinate sonorità che il preamplificatore del mio combo non può darmi.

Il loop effetti (send-return)

Il loop effetti (send-return)

Oltre a questa differenziazione, in molti casi non sono necessari wattaggi smisurati (soprattutto se lo spazio non è proprio dei più grandi); spesso un numero vicino ai 30 watt basta e avanza – considerando il caso peggiore, cioé l’home studio in un condominio con vicini non inclini alla nostra passione – ovviamente con tutte le riflessioni del caso sul bilanciamento saturazione/headroom del suono pulito, ma questo dipende dall’amplificatore scelto in specifico e sua progettazione (i 33 watt di un Vox AC30 non li farete mai crunchare in condominio senza trovarvi i carabinieri alla porta, i 30 watt di una Mezzabarba Skill sono invece ben gestibili per via dei 2 canali e altre feature a bordo).

Un altro metodo di categorizzazione che può essere utile è quello di scegliere alcuni amplificatori per base timbrica di partenza, di solito:

  • Fender style
  • Marshall style
  • Hiwatt style
  • Vox style

Questo, per esempio, è un quartetto che racchiude in maniera quasi completa tutto lo spettro del classic rock, in base al genere che suonate e su cosa verrà richiesto dal vostro committente dovrete fare le vostre decisioni.
Vediamo quindi qualche proposta che ho incrociato personalmente nel corso degli ultimi tempi. Ovviamente questi sono solo esempi, il mondo è – per fortuna – pieno di bellissimi amp!

Mezzabarba Custom Amplification – Skill 30

La piccolina di casa Mezzabarba è a tutti gli effetti una testata dal suono molto rock e con un imprinting estremamente inglese (EL34), un suono nitido e ottimo in recording.
Unisce due mondi molto interessanti che è quello di Hiwatt per quanto riguarda il pulito, netto e neutro, e sui distorti una visione decisamente personale di Pierangelo del suono Marshall, che molti definirebbero “sotto steroidi”, per sottintendere un suono molto più presente, focalizzato e possente.

Scelta non poco costosa, certo, ma estremamente professionale e per molti versi quasi definitiva per moltissimi musicisti.

Mezzabarba Custom Amplification - Skill 30

Dreamaker Amps – Double Dream 

Il Double Dream parte da una premessa estremamente intelligente, che è quella di usare due preamplificatori totalmente diversi per gestire i due canali dell’amplificatore:

  • Canale 1 basato su un Fender Twin
  • Canale 2 basato su un JCM 800

Questo permette di unire  due mondi della chitarra, che ancora oggi sono il santo graal del suono, in un unico chassis (con l’unico compromesso di finire in un unico finale con un quartetto di EL34, per la versione da 100 watt).
Con questo si riesce a coprire il mondo Fender e Marshall senza troppi sforzi, giocando di equalizzazione; inoltre, si riescono a ottenere anche sfumature interessanti (si riesce a passare dal Twin al Bassman, se prendete con le molle questa affermazione)

L’unico neo rimane il gestire una potenza che non va al di sotto dei 50 watt (la sua versione più piccola), che però posso comprendere in fase progettuale per mantenere sufficiente headroom; purtroppo l’utilizzo con un attenuatore o un carico reattivo, parlo per uso in home studio, diventa necessario.

Prezzo non per tutti, ma parliamo di un handmade, difficile rimanere bassi con i prezzi in questo settore.

Dreamaker Amps - Double Dream

DV Mark – Multiamp

Ovviamente non esiste il solo amplificatore analogico, anche il digitale ha la sua da dire con macchine che oggi sono un must have per molti.

Nei primi anni 2000 c’era la Boss GT10, poi la Line6 con il suo Pod HD e così via fino a quando non è comparsa questa alternativa, tra l’altro nostrana, alle varie pedaliere multieffetto che arrivavano (e arrivano ancora) dal Giappone o dall’America.
Alternativa che si affianca ad altri prodotti blasonati, come non citare ad esempio il mitico Axe-Fx e sue varie evoluzioni, che rappresenta senza ombra di dubbio una delle soluzioni più professionali in circolazione nel digitale, ma che non approfondisco qui non avendolo posseduto nel mio “parco giochi” (per lo stesso motivo non ne citerò altri e non citerò il Kemper, che fa parte di tutt’altra filosofia e non è detto che sia necessario o comodo per un home studio, visto che ogni chitarrista dovrebbe avere la sua specifica profilazione).

Questo tipo di hardware concede una serie di vantaggi simili a quelli della registrazione attraverso un VST, ovvero quello di suonare a volumi minimi o nulli, ma con una latenza ovviamente ancora inferiore rispetto a un collegamento attraverso una scheda audio (e una qualità sonora generalmente più alta).
Il settaggio necessita di un lavoro fine per ottenere un risultato “da ampli vero”, però i vostri vicini vi ringrazieranno.

DV Mark - Multiamp

Queste macchine per avere un suono accostabile a un amplificatore reale necessitano di più lavoro, questo è un dato incontrovertibile, sta al musicista accettare il compromesso di dover spendere diverse ore nella programmazione rispetto ad usare il solo amplificatore diretto in un carico reattivo e un impulse response (se è la prima volta che senti questo nome, leggi ora l’articolo Impulse Response, il futuro dell’amplificazione).

Tutto va “condito” con una serie di effetti, in front o nel send-return, ma tutto questo sarà oggetto di un’altra puntata.

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