C’è un brano che è una vera e propria nave scuola per i chitarristi blues, si chiama “Hey Hey” (o “Hey, Hey Baby”) e con lui si risale a uno dei padri della musica nera, Big Bill Broonzy.
Se parliamo di chitarra blues e delle origini di un certo tipo di “virtuosismo” (ovviamente ben diverso da ciò che intendiamo oggi), il primo nome che ci viene in mente è di sicuro Robert Johnson. Ed è giustissimo, un po’ perché effettivamente quello che Johnson riusciva a fare sullo strumento era strabiliante, forse mai visto all’epoca con quella maestrìa, un po’ per l’alone di mito che oramai avvolge quella figura e il suo passaggio sul crocevia della musica del diavolo.
Ma Johnson non è certo stato l’unico ed è ingiusto non citare ogni tanto anche altri grandi primissimi padri del Blues, tra cui Big Bill Broonzy.
Classe 1903 – e quindi a onor del vero di 8 anni più grande del buon Robert che era dell’11 – Big Bill non solo è stato a tutti gli effetti uno dei più influenti chitarristi e cantanti blues del ‘900, ma era anche un vero asso dello strumento.
La sua tecnica, soprattutto quella della mano destra – cosa comune anche a Johnson – ancora oggi può creare grattacapi a tanti chitarristi acustici che vogliono intraprendere le sue orme.
Ed eccoci approdare alla sua “Hey Hey”, questo brano diventato oramai uno standard del genere. Ascoltatelo in forma strumentale qui sotto, con quel playing ancora così affascinante nonostante quasi un secolo di evoluzione della chitarra…
“Hey Hey” ha quindi attraversato il tempo e le generazioni, rientrando in dischi di grandissimi chitarristi blues. Ad esempio, sua maestà Muddy Waters, padre del blues elettrico di Chicago.
Ecco la sua versione, che risente dei suoni di alcuni decenni successivi a Broonzy e si mischia molto con il Rock’n’Roll, soprattutto nel pianoforte, figlio degli stili à la Little Richard o Jerry Lee Lewis.
Arriviamo quindi ai “giorni nostri”, tra virgolette perché stiamo comunque parlando di un video di quasi 30 anni fa…
Era il 1992 ed Eric Clapton, “figlio” dei padri di cui sopra, omaggiava Big Bill Broonzy, uno dei suoi miti personali, nel suo famosissimo e bellissimo concerto Unplugged.
La sua versione torna ad essere più simile a quella originale, ma il tutto viene condito da un duetto di chitarre delizioso e, ovvio, dalle magiche mani del chitarrista inglese. E notate appunto le mani, in particolare la destra, che ha studiato esattamente i movimenti dei vecchi bluesman, il loro stile, da cui “quel” suono.
E voi, conoscevate il brano? Ne avete un’altra versione preferita?
Avete mai imparato a suonarlo?
Fatecelo sapere qui sotto nei commenti!
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