Francesco è figlio di Diego Stacchiotti, fondatore e principale responsabile della Drum School che porta il suo nome, affermato network didattico attivo in tutto il Veneto.
Nato nel 1995, Francesco è sempre stato affascinato dal lavoro del padre, il noto batterista e didatta Diego Stacchiotti: naturale per lui avvicinarsi alla batteria sin dalla più tenera età, seguito dall’occhio vigile del babbo, che gli trasmette le competenze tecniche fondamentali, ma anche quelle didattiche, insieme all’amore, alla profondità e ai principi morali che devono caratterizzano la figura di un buon musicista e insegnante.
Conseguita la maturità artistica nel 2015, Francesco può finalmente dedicarsi a tempo pieno alla sua passione per piatti e tamburi, intraprendendo il percorso di laurea in Batteria Jazz presso il conservatorio di Rovigo sotto la guida del maestro Stefano Paolini.
Durante il suo percorso formativo partecipa a corsi e seminari con i principali batteristi italiani o di passaggio nel nostro Paese e dal 2016 inizia ad affiancare alla sua attività live quella didattica.
Francesco è ovviamente membro attivo del Teachers Team di Diego Stacchiotti, autentico ambasciatore della didattica sperimentale elaborata dal padre.
Ciao Francesco, benvenuto su MusicOff. Vorrei iniziare questa chiacchierata chiedendoti che tipo di musica si ascoltasse in casa Stacchiotti…
Fa sorridere, ma questa è una domanda alla quale ho risposto spesso e mai allo stesso modo: penso che ogni anno della mia vita abbia avuto una colonna sonora diversa, da prima in funzione dei contesti musicali in cui si trovava a suonare papà e successivamente da quello che sentivo ispirarmi o incuriosirmi in modo spontaneo.
Non sono mai stato ‘forzato’ all’ascolto di qualcosa e in famiglia abbiamo sempre ascoltato di tutto, siamo onnivori a riguardo. In tutta sincerità, ancora oggi ascolto tantissima musica e spesso mi dimentico di chi sono o quali sono i titoli dei brani.
Quali le tue preferenze musicali giovanili e come si sono evoluti i tuoi gusti in fatto di musica?
Mamma mia, c’è da dire parecchio a riguardo! Con un papà batterista e nonostante gli ascolti molto variegati, il focus si è sempre posizionato dietro la batteria mentre l’mp3 mi suonava nelle orecchie. Sono sempre rimasto affascinato e incuriosito dall’esecuzione, dal suono e dal groove del session man di turno.
Durante l’adolescenza ho ascoltato molto pop italiano: Laura Pausini negli album in cui hanno suonato la batteria Alfredo Golino, Steve Ferrone, Emiliano Bassi, Vinnie Colaiuta, Maurizio dei Lazzaretti. Pino Daniele con Lele Melotti, Manù Katchè, Alfredo Golino, Tullio De Piscopo, Agostino Marangolo, Steve Ferrone, Steve Gadd. Noemi con Marcello Surace. Elisa con Andrea Fontana.
Diversi artisti stranieri come Michael Bublè con Joe LaBarbera, Vinnie Colaiuta, Frank Capp, Jaff Hamilton, Ralph Humphrey, Josh Freese, Rob Perkins. The Police con Stewart Copeland. Sting con Vinnie Colaiuta, Manù Katchè.
I Toto con Jeff Porcaro e Simon Phillips; Norah Jones con Brian Blade. Adele con Ash Sohan e tanti altri che in questo momento non mi vengono in mente.
In quel periodo entravo spesso in loop con alcuni artisti tanto da cercarne la discografia ed ascoltarne più lavori possibili: mi piaceva l’idea di ‘immergermi’ nel mood dell’artista. Crescendo, i miei ascolti si sono inevitabilmente affiancati ai miei studi presso il conservatorio di Rovigo, dove ho approfondito il mondo del jazz.
Lo studio dello strumento ha influito sui tuoi ascolti?
In realtà per me è stato un processo inverso: la musica che ascoltavo e non riuscivo a decifrare mi è sempre stata tradotta su carta da papà ed è stato un grande incentivo per approfondire lo studio della batteria.
A che età il tuo rapporto precoce con lo strumento ha preso le forme dello studio vero e proprio?
Dici bene quando dici precoce: sono nato con le bacchette in mano, ma sono anche stato un ragazzino vivace e ho preso confidenza con lo studio e la disciplina un po’ più tardi di quello che si possa immaginare.
Mi piaceva ‘fare da me’ e suonare sopra i dischi, a orecchio, ma a un certo punto è stato necessario e fondamentale fare delle scelte concrete. Proprio in questo momento ho un flash: ero in studio con papà e mi stava insegnando a solfeggiare sui suoi metodi: e ricordo quel pomeriggio in cui entusiasta chiamò mamma per dirle orgoglioso “Francesco ha imparato a leggere!“; avevo circa dieci anni.
Da lì in poi, fino ai sedici, diciassette anni, il mio studio è stato un po’ altalenante, successivamente però sono diventato più determinato e costante in previsione delle mie scelte future.
Che tipo di insegnante è tuo padre? Da ragazzo l’avresti consigliato al tuo miglior amico?
Sembra di portare acqua al proprio mulino ma sì, l’avrei consigliato e continuo a consigliarlo. Penso che un bravo insegnante sia determinante nella crescita e nella formazione di un musicista, ma non basta: è necessario avere una didattica organizzata e ben strutturata, che favorisca l’apprendimento in modo chiaro, agevole e alla portata di tutti. Se mescoliamo questo ‘ingrediente segreto’ con la passione, l’amore per il proprio lavoro e qualche dritta da chi questo lavoro lo fa da oltre trent’anni è inevitabile che il percorso formativo risulti appassionante, scorrevole e di facile comprensione. I miei colleghi del Teachers’ Team e molti allievi che ormai si sono diplomati e sono dei batteristi affermati ne sono la prova.
La scelta di fare della musica una professione è stata accolta tranquillamente in famiglia?
Sì, rendere questa passione una vera e propria professione è stata (una decisione) ben accolta in famiglia, nonostante il periodo storico che stiamo vivendo: le scelte fatte da papà prima di me si sono rivelate una garanzia, posso dire di avere un ottimo esempio da seguire.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza in conservatorio con il M° Stefano Paolini?
Sono stati tre anni molto intensi e molto belli, ho avuto la fortuna di essere seguito da un ottimo batterista ed insegnante che mi ha proposto un percorso didattico completo e ben strutturato. Ho avuto il piacere di assistere a molte masterclass, concerti e di rubare tanto durante le lezioni con occhi e orecchie! Un’esperienza che mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista e che, grazie agli studi pregressi, sono riuscito ad affrontare agevolmente e con grandi soddisfazioni.
Dove insegni e soprattutto cosa e a chi?
Devo moltissimo al lavoro didattico di papà, al team di insegnanti di cui faccio parte, agli studi e corsi di perfezionamento che ho seguito in questi anni.
Grazie a essi sono oggi in possesso di tutti gli strumenti e le strategie necessarie per essere un valido insegnante, forte delle esperienze che assorbo e condivido con i colleghi durante gli incontri formativi e di aggiornamento presso la Drum School. Sono consapevole di seguire una strada ben tracciata e che difficilmente lascia spazio ad errori, mi sento ambasciatore di una didattica sperimentale e progressiva senza eguali, che propongo nelle sedi in cui lavoro con ottimi risultati.
Attualmente insegno presso il mio studio a Cadoneghe (PD), per l’associazione AICA nella scuola primaria Umberto 1° di Piove di Sacco (PD) e presso la scuola di musica Casting Planet One di Abano Terme (PD). Facendo parte del Teachers’ Team di Diego Stacchiotti poi, capita spesso di dover sostituire un collega per una supplenza ed è davvero il caso di dirlo, non mi annoio mai!
Quali sinora le tue principali esperienze e collaborazioni in campo artistico, e quali le collaborazioni o i progetti in corso?
Ho avuto l’opportunità di confrontarmi e di lavorare con tanti bravi musicisti e diverse situazioni musicali in questi anni; attraverso il conservatorio ho allacciato nuovi contatti che si sono rivelati determinanti per i progetti che oggi porto avanti, uno su tutti BANDITA – 100% Musica Italiana, una cover band di pop italiano a 360° con cui condivido il palco frequentemente.
Livingroom 4T ripropone in chiave acustica molte delle attuali hit del pop internazionale, mentre Funktastik è un quintetto che fa della disco e del funk il suo denominatore comune. Non sono mancate poi le sostituzioni in diverse band della zona con le quali sono riuscito a coniugare le mie capacità con le mie ambizioni artistiche.
Un tuo sogno nel cassetto?
Fare il turnista…
Il tuo genere musicale preferito?
Non ho un genere musicale preferito in tutta sincerità, amo la musica in generale, in tutto ciò che ascolto trovo sempre nuovi stimoli per approfondire il mio strumento e qualcosa di curioso e affascinante che mi cattura.
La tua strumentazione tipo?
Sono dell’idea che uno strumento abbia innumerevoli potenzialità, ma che sia il batterista a fare l’80% del lavoro per tirarle fuori. Attualmente utilizzo un set Mapex Saturn IV con cinque o sei pezzi in funzione delle esigenze: misure standard 20″/10″/12″/14″/16″ con una combinazione singolare di legni (acero e noce): mi ci sto trovando molto bene e mi sta regalando grandi soddisfazioni in tutte le situazioni lavorative. Come rullanti utilizzo dei Pearl Master da 14″x 5,5″. L’hardware è tutto Pearl e i piatti sono UFIP delle linee Class, Blast e Brilliant che trovo davvero versatili e che si sposano bene con il mio modo di suonare.
Hai rapporti di endorsement?
Collaboro con UFIP da ormai cinque anni e non posso che ringraziare Luigi, Damiano ed Elisabetta Tronci, Lorenzo Buscioni e Alberto Biasei per la fiducia e la disponibilità. Grazie a loro ho dei piatti meravigliosi di cui sono molto soddisfatto e di cui pure i miei allievi sono innamorati.
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