Un video incentrato sull’ottimo drumming di Dan Presland nel lungo brano che dà il titolo al terzo album della band australiana di prog metal estremo.
I Ne Obliviscaris stanno per partire per un tour nella natia Australia insieme ai compagni di etichetta discografica Beyond Creation. Come “pastura” agli imminenti spettacoli dal vivo (dopo il tour australiano a giugno la band è attesa per una serie di festival in Europa), il management del gruppo sta pubblicando parecchio materiale video, tra cui, per gli appassionati di batteria estrema, la performance domestica di Dan Presland, che ha ri-suonato davanti alle telecamere le complesse parti di batteria da lui stesso incise sul brano che dà nome al terzo album della band, “Urn“.
Un vero tour de force, visto che il brano in questione è a sua volta diviso in due parti, la prima con sottotitolo “And Within The Void We Are Breathless“, la seconda “As Embers Dance In Our Eyes“, per un totale di oltre 14 minuti di musica a tratti assolutamente adrenalinica.
Originaria di Melbourne, la band si è formata nel 2003 e ha scelto per nome il motto latino del Clan scozzese Campbell: “Non dimenticare”. All’attivo il gruppo ha già gli album “Portal of I” del 2012 e “Citadel” del 2014, in cui ha inserito nella sua matrice metal sprazzi di jazz, flamenco, rock progressivo e molte altre influenze.
Con “Urn”, pubblicato nel 2018 dall’etichetta Season Of Myst, la band ha ulteriormente messo a fuoco gli elementi chiave del suo personalissimo suono, un intreccio dinamico di growl feroce e voce pulita, un contrasto vincente tra riff di chitarra devastanti e tamburi che spesso ne replicano le parti con unisono mozzafiato e su tutti un violino scatenato e splendide parti di archi, per una fusione originale di forme epiche tipicamente progressive e in parte al calor bianco di metallo estremo.
La corrente formazione della band prevede, oltre a Dan Presland alla batteria, la voce brutale di Xenoyr, quella “pulita” del violinista Tim Charles, le chitarre di Benjamin Baret e Matt Klavins e il basso di Martino Garattoni, con ospiti agli archi Emma Charles, Natalija May e Tim Hennessy.
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