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L’esordio degli Uriah Heep, tra Dickens e il proto heavy

L'esordio degli Uriah Heep, tra Dickens e il proto heavy - Il primo album di una delle band più longeve del rock

Una delle band di sicuro più longeve del rock heavy ma anche una di quelle dai cambi di formazione più ingarbugliati, gli Uriah Heep.

Due anni fa venni a sapere che gli Uriah Heep sarebbero stati in concerto nella mia Firenze. Inutile dire che la mia reazione prima di tutto fu “ma vanno ancora in tour?“. Purtroppo l’età avanza e per alcune cure mediche alla voce del cantante attuale, Bernie Shaw, il concerto fu annullato.

Lo confesso, onestamente non so molto degli Uriah Heep post anni ’70. Ma sono abbastanza legato ai loro inizi di carriera, in particolare a dischi come Salisbury, Look at Yourself, Demons & Wizards… e, ovviamente, al loro disco d’esordio, per quanto forse un pochino acerbo e non linearissimo rispetto ai successivi, ma comunque denso di uno spirito heavy che si può considerare, al pari di altre band come Black Sabbath, alle origini del rock “duro”, quello martellante, a tinte forti e scure (beh non scure come i Sabbath magari, un po’ più hard).
Ovvio, per quanto riguarda, in particolare, la musica britannica.

…Very ‘Eavy…Very ‘Umble viene pubblicato nel giugno del 1970, sotto la Vertigo Records, una delle più importanti etichette rock degli anni ’70 – allora sussidiaria della Philips Records – fondata dall’olandese Olav Wyper.
I dischi di questa etichetta, oltre che per la famosissima – ipnotica – grafica della label, sono conosciuti per una resa audio piuttosto imponente e per aver ospitato artisti che, nel mainstream o nelle nicchie di appassionati, sono diventati miti: i suddetti Sabbath, Colosseum, Gentle Giant, Dire Straits, May Blitz, Juicy Lucy, Beggars Opera, Thin  Lizzy, ecc. 

Questo album non fu ben accolto dalla critica (non perdetevi il finale del video…) ma oggi, riascoltandolo, non si può che apprezzare una creatività comunque assai fertile e una grande coesione sonora dei musicisti, a partire dal brano più famoso, “Gipsy“.
Non posso quindi non consigliarvi di cuore questo e i tre album successivi che ho citato sopra. Come forse anche il quinto, The Magician’s Birthday.
Sicuramente una band da approfondire e chissà, magari torneranno anche live, del resto Mick Box e compagni sembrano non voler certo mollare e hanno anche annunciato il 25esimo album della carriera, Living The Dream, in prossima uscita.

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