Chitarrista di razza, la giovane Irene Ketikidi vanta nella sua carriera numerose collaborazioni di rilievo nei generi più disparati, dal pop (Red N Pink, Cherry Lee Mewis) al country (Victoria Shaw, Heidi Feek), passando per l’hip hop (AKS, The Exodus) fino ad arrivare al metal (Gravil).
Non le mancano neppure esperienze in blasonate tribute band come le Femones (Ramones) o le Back:N:Black (AC/DC) o partecipazioni a spettacoli teatrali di livello come Julius Caesar in quel di Londra.
Giunta al suo secondo lavoro in studio, dopo l’apprezzato Martial Arts & Magic Tricks del 2013, esce A Sky For All.
La prima cosa che traspare dalle sue composizioni è la volontà di mettere la chitarra al servizio dei brani e non viceversa, cosa piuttosto frequente nel rock strumentale, come si può benissimo sentire nella particolare “The Pill”, singolo apripista della release (di cui è stato fatto anche un video), dove una melodia ipnotica viene supportata da una ritmica di stampo punk e dove la Katekidi si cimenta in un solo perfettamente pertinente e decisamente acido in cui emerge una gran cura nella scelta dei suoni.
La lenta “A Church For All” apre le danze dell’album e, solare e sonnacchiosa ci coinvolge nel crescendo finale per lasciarci alla successiva “Briliance”, decisamente più moderna nel sound e nella melodia quasi mainstream in cui traspare l’amore per il Satriani più melodico.
Sornione, il mid tempo di “Hide & Shake” si assesta su territori molto più bluesy per poi avere uno sviluppo quasi prog in cui i compagni di avventura di Ketikidi ci mostrano di cosa sono capaci (in particolare ho apprezzato il drummer Michael Kapilidis), e ci traghetta verso “Stardust”, brano molto arioso in cui ricompare prepotentemente il buon, vecchio Joe Satriani.
È il groove di batteria di Kapilidis a introdurre “She-e Choose Dye”, breve pezzo hard rock oriented dalla melodia estremamente originale in cui Steve Vai sembra mescolarsi con un bluesman vecchio stampo: personalmente lo trovo il miglior episodio della release.
Per “Snake Eyes” è ancora hard rock e la chitarra ha un suono praticamente perfetto, in cui si fondono tutte le influenze della chitarrista greca, mentre il compito di chiudere l’album è affidato alla già menzionata “The Pill”.
Ottima prova per Irene Ketikidi, giovane astro della 6 corde da tenere d’occhio.
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