Le videocamere e i registratori Zoom hanno più di una volta stupito il mercato del recording in situazioni plug’n’play, perchè riescono a fornire un prodotto finale per il web con un costo di energie decisamente contenuto.
Sebbene le possibilità video siano abbastanza limitate rispetto alla concorrenza specializzata e non le rendono propriamente delle macchine per videomaker, della nota casa giapponese è riuscita a prendersi un’ottima fetta di mercato fatta da noi musicisti, per via della sua qualità audio molto al di sopra di qualsivoglia telecamera in commercio della stessa fascia (se non superiore).
Questa tipologia di soluzione è decisamente “ibrida” e permette di essere produttivi grazie a diversi vantaggi in termini di maneggevolezza e facilità di utilizzo.
In molti casi si è parlato delle capsule che vengono vendute in bundle con l’acquisto del Q8, però questa volta voglio soffermarmi nel provare le capsule “aftermarket“, ovvero le capsule vendute separatamente.
Stiamo parlando di:
- XYH-6: la capsula XY
- MSH-6: la capsula sferica Mid Side
- SSH-6: la capsula shotgun
Tutte queste capsule hanno, ovviamente, funzioni e rese totalmente diverse in base sia ai contesti che alle necessità del videomaker/musicista; oggi noi le metteremo alla prova per vedere cosa possono fare su una chitarra elettrica.
Per tutte le informazioni tecniche questa volta ti rimando al sito di Zoom, brand distribuito in Italia da Mogar Music, per ascoltare la risposta dinamica e in frequenza di ognuna di queste capsule.
Tutte queste capsule hanno anche una costruzione che è differente dalla standard in dotazione; infatti, sono totalmente in metallo e dalla resistenza, dimensioni e peso più importanti.
Le condizioni del test sono state le medesime per tutte le capsule, cercando di simulare un contesto da sala prove o da registrazione casalinga in ambienti poco controllati acusticamente.
La catena di lavoro è stata costruita in questo modo:
- Le tracce vengono registrate con una Fender Lonestar Stratocaster con Magneti Bertozzi Guitar Works, su una scheda audio Arturia Audiofuse
- Le tracce,attraverso la reampbox della scheda, vengono inviate a un amplificatore Hughes & Kettner Edition Tube 25th Anniversary
- La traccia, riamplificata, esce e viene registrata dallo zoom Q8 e dalla capsula ausiliaria
La scelta del reamping era quella più sensata per mantenere la stessa performance e cercare di avere costanza nel risultato finale; non ci sono possibilità di vantaggi o svantaggi, a tutte le capsule è stata data la medesima base audio su cui lavorare.
Il posizionamento del Q8 è stato a poco più di un metro di distanza, tutti i microfoni sono stati settati allo stesso livello di gain per meglio comprendere le differenze di ripresa. Possiamo notare la prima differenza mettendo a paragone le forme d’onda direttamente dal software di registrazione, vedendo la traccia appena registrata.
Ovviamente la capsula SSH-6 ha molto più volume rispetto alle altre, ma è una capsula shotgun direzionale, che può essere una cosa positiva per alcuni, ma non è l’unica cosa che conta; la resa più convincente è stata nel mezzo, con la capsula mid side che su chitarra elettrica ha dato la timbrica più rotonda e simile al microfono a condensatore piazzato davanti l’amplificatore.
Vediamo adesso la risposta in frequenza di tutte le capsule.
Essendo una capsula direzionale, la SSH-6 è anche quella che riesce a mettere più a fuoco le caratteristiche dell’amplificatore, risultando meno tonda ma molto più precisa; però, è quella che nella registrazione per chitarra elettrica non userei, è leggermente meno mediosa e con un pelino di basse in più.
La capsula mid-side MSH-6 è decisamente quella con lo spettro più ampio di tutte, nonostante non sia direzionale ha poche differenze rispetto a una capsula shotgun come la SSH-6: è abbastanza flat come spettro e ha una risposta forse leggermente più spinta verso la zona delle medie frequenze e delle medio/basse, ma è anche la capsula che è più sensibile alla stanza e all’ambiente circostante.
La XYH-6 ha meno volume di tutte, ma è anche quella più silenziosa. Ha una buona presenza di alte frequenze, ma un po’ vuota sulle medie. Per quanto riguarda il range delle medio basse e delle bassissime mi ha piacevolmente stupito perchè riesce ad avere una buona presenza sulle 100 Hz e 200 Hz.
Ascoltiamoci adesso le tracce audio di tutte le capsule, si consiglia un’ascolto tramite cuffie per avere un’idea perfetta della situazione, o un paio di casse ben posizionate (con l’audio di un portatile o casse/cuffie economiche è probabile che sentirete solo la differenza di volume).
Conclusioni
Alla fine il costo di queste capsule è quello di un microfono a condensatore di fascia medio-bassa, o in alcuni casi poco più di un sm57.
All’inizio ero un po’ titubante sul prezzo, ma ho dovuto contestualizzare l’utilizzo che dovrei fare sia delle capsule, sia dei problemi che potrebbero risolvermi.
Se decidessi di comprare un’asta, un microfono e un cavo dignitoso, sarei già oltre i 160 euro e avrei un ingombro maggiore, non so fino a che punto reputare questa scelta ottimale, soprattutto se si vuole una soluzione comoda e veloce da utilizzare (senza monta e smonta e cavi in cui inciampare).
Unico neo, hanno un attacco dedicato loro, molte capsule sono compatibili con lo Zoom H6, ma è effettivamente l’unica cosa che ti fa dire “sto comprando un ‘microfono’ da utilizzare solo su questa macchina“
Le capsule Zoom da acquistare separatamente, quindi, risultano essere un upgrade con una spesa consona a quella di un microfono ma riescono a garantire una resa indubbiamente superiore (e più varia) rispetto alla capsula standard in dotazione.
E ora, tempo permettendo, non resta che un test acustico.
Stay tuned!
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