Ci siamo svegliati a Kosice intorno alle 6, pronti ed in tempo per affrontare le circa 4 ore che ci separano da Budapest. Facciamo colazione in una stazione di servizio (davvero strano per noi italiani l’assenza totale del concetto di “bar”) e ci mettiamo subito in viaggio.
Altri lavori in corso, strade dissestate, buche, creazione di nuove infrastrutture, anche oggi sarà interessante. Arriviamo a Budapest (dalla parte di Pest) in perfetto orario e dopo un po’ di fatica troviamo il locale. Che spettacolo!
L’A38 è una barca enorme, si fa la passerella e per lo stage si scende al piano di sotto: il palco è sotto il livello dell’acqua!
Fantastico, una location bellissima e sicuramente singolare, tra l’altro entrando vediamo appesi al muro un pò di poster: Pain Of Salvation, Porcupine Tree, Tesseract, Skyharbor, Monuments, ecc.
Insomma, anche stasera suoniamo in un posto assurdo!
Ci guidano nel backstage, passando per il palco, è una barca ed è tutto ovviamente in stile. Nulla è stato “ritoccato” per dare, ad esempio al backstage, un tocco di “normalità”. C’è una stanza enorme condivisa da tutti (The Rasmus compresi) dove c’è un motore di una nave, il nostro bar personale, e tutto comunque è “navale”.
Ci sono le classiche scalette strette ed alte che portano alla dressing room, piccolina. Strano, magari non eccessivamente comodo, ma bellissimo.
Ci scaricano il furgone, noi cerchiamo disperatamente una lavanderia, chiediamo ed è sulla nave, lavatrice ed asciugatrice! Siamo fortunati. Diamo le nostre cose sporche allo staff che dopo 3 ore ce le riporterà pulite e (quasi) asciutte.
Lo scenario nella dressing room è questo!
Oggi i The Rasmus non fanno il check, il loro fonico (che utilizza piattaforma Waves) in queste date ha più o meno tarato tutto, fa un check lui dove missa mandando registrazioni delle sere prima in modo da adattare il sound alla nuova sala.
Il nostro soundcheck va benissimo, regolare, senza alti né bassi, lo staff è preparato, alla mano e competente. In cuffia mi fanno un ascolto abbastanza buono, anche se chiederò un po’ di modifiche al kick e ai piatti per renderli un pò più gestibili all’ascolto: la cassa era troppo “boomy”, i piatti troppo “harsh”, soprattutto questi ultimi mi avrebbero stancato molto se non li avessi fatti chiudere un pò.
Al piano superiore dell’A38 c’è il ristorante, dove andremo dopo il live.
Io oggi non sto affatto bene: sinusite, raffreddore, mal di gola e scotto anche un po’. The show must go on! Prendiamo un aperitivo e lo beviamo in terrazza, un momento di relax (sebbene il freddo cane) che viviamo tutti e 4 insieme, ci rilassa ma ci infreddolisce.
Saliamo sul palco, il locale è completamente sold out, il pubblico è in fiamme, davvero tutti presissimi. Oggi non ci sono nemmeno le transenne a separare il palco dal pubblico, è tutto più “a contatto”.
Stupendo, suoniamo tutta la scaletta dando il 100%, io non mi sento granchè ma il palco riesce sempre ad essere una cura incredibile, e allora scapoccio, salto e mi diverto come se stessi bene. Ah, il potere della musica.
Finiamo il nostro set, il pubblico urla ancora, forse vorrebbero un altro pezzo ma non si può. Facciamo un selfie con loro, 3 inchini e smontiamo subito le nostre cose per liberare il palco per i The Rasmus. È il momento della cena, saliamo al piano di sopra, al ristorante e ordiniamo.
Io prendo un’insalata di pollo con basilico, pachino e mozzarella come antipasto; poi straccetti di maiale impanati con formaggio di pecora e pancetta e purè di contorno; per finire una cheesecake. Tutto molto molto buono ad eccezione della cheesecake che sembrava veramente un concentrato di zuccheri e basta.
Ancora stanchi, aspettiamo che la produzione dei The Rasmus faccia il suo carico (per avere poi a nostra disposizione lo staff) e intorno a mezzanotte e mezza siamo pronti per partire, con il van carico. Guiderà Mauro, che di notte è un toro.
Anche questa sera, bellissimo.
Aggiungi Commento