L’abbiamo seguito come segugi partendo dall’hotel fino ai camerini del Pistoia Blues Festival dove finalmente siamo riusciti a filmare una breve ma divertente intervista prima di vederlo sul palco con gli amici dei Supersonic Blues Machine per un finale di serata ad alti livelli di elettricità, davanti a un pubblico catturato dal chitarrista americano.
Nell’intervista cita Fabrizio Grossi, bassista e motore pulsante della Macchina Supersonica, band creata assieme al super-drummer Kenny Aronoff e completata ora dal chitarrista-cantante britannico Kris Barras, ex-lottatore e aggressivo performer.
Come viene fuori nel racconto, la benedizione del Reverendo è stata il fattore decisivo nella nascita del gruppo, partecipando a tutti e due gli album dei SBM.
La bella sorpresa è stata, però, la possibilità di ascoltare in anteprima qualche stralcio del nuovo lavoro solista di Billy Gibbons, The Big Bad Blues, in uscita dopo l’estate. Rock-blues cattivissimo e ammiccante come solo lui sa fare.
Da quel che abbiamo sentito si preannuncia come un’uscita da non perdere, dopo il precedente episodio a base di contaminazioni cubane.
In attesa, ovviamente, del 2019 e delle celebrazioni per i 50 anni della mitica Little Band from Texas, quando rivedremo gli ZZ Top al completo in pompa magna, barbe e occhiali da sole compresi, con l’esplicita minaccia di pubblicare un nuovo album dopo ben sette anni da La Futura. I fan sono avvisati.
Ma prima dello spettacolo siamo sgattaiolati sul palco grazie all’aiuto del dinamico guitar-tech Franco Piona per scattare qualche foto nella penombra alla chitarra di Billy, una Gibson Les Paul SG ’61 Reissue che utilizza preferenzialmente da diverso tempo.
È decorata con il tipico motivo grafico che Gibbons richiede sulle sue chitarre alla casa americana e personalizzata con una paletta da Flying V che sfoggia il marchio di John Bolin, il suo customizzatore di fiducia.
L’altro particolare rilevante è la presenza di un tremolo coerente con l’epoca di riferimento, il cosiddetto Sideways Vibrato con azione della leva parallela alla superficie del top, privo del suo coperchio.
In realtà l’azione della leva è stata disattivata perché destabilizza l’intonazione e il congegno metallico è tenuto sullo strumento solo per il suo effetto positivo sul sustain e sulla timbrica.
Le corde sono quelle, incredibilmente sottili, che Billy usa da sempre e cioè delle Dunlop .007-.038.
Il pickup al manico è lì solo… per bellezza. Infatti, l’unico stabilmente attivo è quello al ponte, mentre i controlli sono stati praticamente eliminati per lasciare solo la manopola di volume, montata al posto del selettore dei pickup (ovviamente inutile).
Sul palco Gibbons è amplificato con un semplice Marshall JCM900 Dual Reverb, usando il solo canale distorto con gain e master a 3/4 della corsa, acuti e presence a zero, niente riverbero. Nessun pedale, cattiveria pura e semplice per un suono grosso e devastante che spazza via mezzo palco già alle prime note.
La cassa è una 4 x 12″ JCM900 con speaker da 75 watt.
Dimenticavo un’ultima cosa… il top della giornata? Sicuramente in hotel, quando il Reverendo ha autografato la mia wine-box guitar, quasi commosso nello scoprire la bottiglia di birra al suo interno. Dopotutto siamo tutti bambini…
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