Di recente Bruce Springsteen ha tenuto uno speech al festival South By Southwest (SXSW), concentrandosi su uno dei suoi idoli, Bob Dylan. Il Boss ha raccontato di quanto fosse difficile il mondo dei ’60 e di come Dylan abbia dato ai giovani di quella generazione le parole per descrivere il malessere intorno a loro.
“Se eri giovane negli anni ’50 e ’60, sentivi che era tutto falso, ovunque ti voltassi. Ma non sapevi come dirlo, non c’era un linguaggio per dirlo, sentivi solo che era tutto andava a farsi fottere. Non avevi parole per esprimerlo. Bob Dylan arrivò e ci diede quelle parole, ci ha dato le sue canzoni“.
In un periodo in cui si è quindi parlato sin troppo in negativo di un colosso del folk e della storia musicale come Bob Dylan, Springsteen rimette decisamente ordine nel marasma di frasi poco accorte (e spesso condite di molta ignoranza) di parte del popolo dei social, ridando a Cesare quel che è di Cesare. Molto toccante il passaggio seguente:
“La prima cosa che chiese [Dylan] fu ‘Come ci si sente, ad essere soli?’ [‘How does it feel, to be on your own.’ dalla canzone ‘Like a Rolling Stone’, NdR ] e se tu eri un ragazzo nel 1965, tu eri solo. […] Ci ha dato le parole per comprendere il nostro cuore, non ti trattava come un bambino, ma come un adulto. Ce lo ha messo davanti agli occhi. Bob è il padre della mia patria musicale ora e per sempre“.
Il discorso del Boss continua, animato, sincero, mettendo in luce come Dylan riuscisse a condensare in una canzone tutto ciò che era importante da dire, facendola anche durare per molte, molte strofe, senza annoiare mai, un dono davvero raro e forse ciò che costituisce la vera anima della figura del cantautore.
Se ci pensiamo, è esattamente così che funziona. Senza andare oltreoceano, ci sono stati grandi narratori anche da noi, che siamo a tutti gli effetti una patria di cantautori, benché con stile e origini diverse. Pensate a un testo, senza voler adesso fare paragoni, quale “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla – che vi abbiamo raccontato anche in questo video – che procede come un mantra strofa dopo strofa, incantando l’ascoltatore con splendide metafore in cui si nasconde un messaggio profondo, ancora attuale dopo tanti anni.
Ma torniamo a Springsteen, che nella seconda parte del suo keynote speech si rivolge ai giovani musicisti e alla loro musica emergente. E lo fa proprio come farebbe un cantautore, strofa dopo strofa:
“Dateci dentro giovani musicisti, aprite le vostre orecchie e aprite i vostri cuori,
non prendetevi troppo sul serio, e prendetevi mortalmente sul serio,
non preoccupatevi, preoccupatevi da matti,
abbiate certezze granitiche, ma dubitate perché vi manterrà svegli e all’erta,
convincetevi di essere i tipi più duri in tutta la città e anche che… fate schifo…“
Il resto dei suoi consigli lo trovate nel video qui sotto e ricordatevelo “è ‘solo’ rock’n’roll“, parole del Boss!
Aggiungi Commento