“Rock Bottom” è il titolo dell’album con il quale Mike Landau si propone nel 2018, un insieme di canzoni in cui lascia il microfono al suo vecchio partner David Frazee per dedicarsi a ciò che sa fare come pochi altri, suonare la chitarra. Vintage rock, psichedelia e visioni d’epoca coreografate da strumentisti perfettamente a loro agio per formazione e diritto di nascita.
Rispetto a qualche centinaio di progetti simili la differenza la fanno i suoni da sballo e la grande maestria della band. Una sezione ritmica capace di lanciarsi nel vuoto e rientrare nei ranghi con la massima naturalezza, un cantante dalle buone doti vocali che scrive testi degni dei suoi deliri poetici, un chitarrista che con due sole note farebbe godere un pubblico di pupazzi di legno.
Landau è da molti anni uno dei più richiesti strumentisti americani, capace di adattarsi a molti contesti diversi e di lanciarsi nelle avventure più disparate come i Renegade Creation assieme a Robben Ford o di abbandonarsi alle dolcezze della musica di James Taylor, uno dei tanti che fanno difficilmente a meno di lui.
Al pubblico italiano è molto più noto per collaborazioni discografiche come quella con Vasco Rossi, che da lunga data prepara i suoi album in quel di Los Angeles e finisce per affidare spesso la realizzazione a top gun locali. Ma Landau appare anche in vari lavori della Pausini, Zucchero, Ramazzotti, Elisa. Per non parlare di Jovanotti, Bocelli, Tiziano Ferro, Giorgia, etc. La lista è sempre più lunga.
Quando si confronta direttamente con le proprie pulsioni musicali, però, Mike è imprevedibile. L’unica certezza è la qualità del risultato e davanti a un suo nuovo lavoro bisogna rassegnarsi al fatto che la buona musica non si può estinguere e che ci sarà sempre qualcuno capace di mettere l’anima nel proprio strumento.
Con queste premesse, Rock Bottom, pubblicato da Mascot/Provogue, è un album che si fa assaporare con gusto. Le performance vocali di David Frazee sono “over the top” al punto giusto da tenere bene in piedi un repertorio di rock tosto e sofisticato.
Le canzoni scritte da Landau con il fratello bassista, Teddy, si mantengono in equilibrio costante fra grinta pura e ambizioni melodiche, riff cattivelli e delicatezze armoniche da gran gourmet.
In questo senso la canzone in apertura, “Squirrels” è quasi la meno rappresentativa, ma “Bad Friend” è subito tosta e graffiante. “Getting Old” ha il sapore di una sperimentazione hendrixiana dimenticata nel cassetto per quarant’anni e l’assolo di Landau è un salto mortale nel vuoto con ricaduta perfetta.
I suoni si fanno più acidi in “We All Feel The Same” dove il chitarrista stira le sue corde per inseguire i testi deliranti dell’amico cantante, prima che un riff rauco apra la movimentata “We’re Alright” collegata alla seguente “One Tear Away“, con il suo solenne andamento, quasi senza soluzione di continuità da un suono di basso slabbrato e fuzzy che vibra direttamente nello stomaco.
Lo slancio r’n’roll di “Poor Dear” va a morire dolcemente tra le braccia dell’onirica “Freedom“, sognante fino al lisergico fra assolo di Hammond e un finale perso in un atonale sballo collettivo.
Subito dopo, “Heaven In The Alley” sembra uscire dalla penna di un Lennon in preda a malsane smanie country.
La conclusiva “Speak Now, Make Your Peace” è un momento di musica corale e ispirata che a sua volta non avrebbe stupito in un lavoro d’epoca della matura Joni Mitchell, artista con cui Michael Landau ha collaborato nei primi anni ottanta sia in studio che sul palco. Il suo intervento solista è stralunato e urlante, la chitarra sempre in perfetta sintonia con la musica, il suono sempre un pelo sopra lo standard che ti aspetteresti da uno come lui. Come avviene d’altronde in tutto l’arco dell’album.
Musica ricca, tutta da scoprire, che Landau porterà anche in Italia assieme a Frazee e al Liquid Quartet con una sezione ritmica diversa da quella dell’album in una serie di date:
- 16/03 – Milano, Blue Note
- 17/03 – Roma, Crossroads
- 18/03 – Bologna, Bravo Caffè
- 19/03 – Bologna, Bravo Caffè
- 20/03 – Torino, Milk
- 21/03 – Venezia, Revolver Club
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