Spesso nel parlare di chitarra semiacustica si fa involontariamente di tutta un’erba un fascio, ma, oltre alle innumerevoli differenze costruttive, dobbiamo far luce su altrettante diversità timbriche fondamentali.
Entriamo quindi nei dettagli per comprendere le differenze fisiche e timbriche delle diverse semiacustiche, prima di tutto con un video in cui metto in evidenza sia il suono elettrificato che la quantità di suono acustico rapportato per ogni modello (suono da cui si percepiscono maggiori differenze rispetto all’amplificato), oltre all’aspetto della dinamica che è l’elemento determinante.
Queste le chitarre che ho usato, in ordine di apparizione:
Semi-hollow body
Costruzione
La semi-hollow body nasce per sopperire principalmente a un problema di feedback, che si viene a innescare nelle chitarre hollow body. Di fatto la cassa vuota, che abbia il top in laminato o massello con incastonati uno o due pickup, superati certi volumi inesorabilmente innesca un feedback con l’amplificatore; mentre la semi-hollow body presenta un unico pezzo massello di legno nella parte centrale, che comincia dalla paletta fino in fondo al corpo, a cui vengono applicate le fasce laterali, fondo e top, formando così delle vere e proprie camere tonali vuote all’interno. I pickup sono quindi ancorati saldamente nella parte centrale, abbassando drasticamente il punto in cui si viene a formare il feedback con l’amplificatore.
Sound acustico
Indubbiamente nelle tre categorie di strumenti semiacustici, la semi-hollow body è quella dalla voce piccola e pungente e risulta faticosa la proiezione sonora dei bassi, che appaiono fermi e molto bassi di volume. Inoltre, da spenta, risulta molto sbilanciato il sound generale tra le sei corde.
Sound amplificato
Il sound di questi strumenti cambia drasticamente da amplificato: tornano presenti le basse frequenze anche se il suono, rispetto a una hollow body, risulta meno acustico e rotondo. Strumenti definiti anche semi-elettrici, proprio per la loro natura costruttiva: sono una vera via di mezzo tra le hollow body e le solid body.
Conclusioni e utilizzo
Indubbiamente nelle tre categorie, rappresentano lo strumento più versatile, in quanto permettono di ottenere tranquillamente un jazz tone credibile, anche se ovviamente non ai livelli di causticità di una hollow body o di un’archtop pura. Molto poi dipende dall’amplificazione e dalle corde montate: di fatto, con corde lisce e amplificatore adeguato, si può ottenere un timbro caldo e rotondo adatto per suonare jazz più classico, mentre con corde ruvide e un amplificatore che ruggisce si può tranquillamente andare dalla fusion più distorta fino a veri e propri territori rock and roll (Chuck Berry), fino a terreni decisamente più hard (Foo Fighters o la chitarra ritmica degli AC/DC).
Hollow body
Costruzione
La differenza sostanziale di questi strumenti, rispetto alla categoria precedente, è semplicemente nel modo in cui viene montato il pickup: difatti in un’archtop, che nasce priva di pickup, questo viene poi montato successivamente basculante (cioè sospeso), attaccato alla tastiera, in modo da mantenere intonsa la vibrazione del top dello strumento.
In una hollow body, invece, i pickup sono letteralmente incastonati sul top creando fori di dimensioni adeguate, che inesorabilmente vanno ad attenuare la vibrazione della tavola, percependo quindi una minor enfasi del suono acustico e in generale in un minor volume dello strumento.
Sound acustico
Le hollow body, hanno un timbro rotondo e grosso. Da spente la proiezione dei bassi non è molto accentuata, mentre i cantini hanno notevole volume e proiezione, senza però sovrastare le basse frequenze diventando ingestibili o fastidiosi.
Strumento da suonare prevalentemente amplificato, ma consiglio vivamente (per esempio al primo acquisto) di ascoltarlo prima da spento in modo da comprendere cosa il suo costruttore abbia voluto dare alla parte costruttiva rispetto all’elettrificazione, in cui le frequenze si riequilibrano tornando ad avere bassi generosi ed equilibrati, con il giusto quantitativo di frequenze acute.
Sound amplificato
Come detto precedentemente, da amplificata tornano le basse frequenze che da spenta risultano più sopite. La dinamica in questi strumenti è abbastanza regolare, ma mai come in un’archtop con pickup basculante, che lascia libero di vibrare il top. Solitamente dotate di due pickup, permettono una buona versatilità e diverse sfumature timbriche.
Conclusioni e utilizzo
Particolare attenzione va data all’amplificazione, che potrebbe guardare a un versante più acustico con un transistor per piccoli ensemble musicali, tanto quanto con un generoso valvolare per suonare con band dalla batteria poderosa e dal volume piuttosto alto.
Perfetta per un classico jazz tone in stile, con corde lisce, tanto quanto con corde ruvide e un pizzico di distorsione si possono tranquillamente fare incursioni nel blues e nel country.
Archtop
Costruzione
Questi strumenti nascono da un’idea di D’Angelico, immigrato in America nei primi del ‘900. Il padre costruiva mandolini nel sud Italia. L’esigenza della chitarra, suonando prevalentemente in orchestra nella sezione ritmica, era di aver il maggior volume possibile per sopperire alla vicinanza degli strumenti a fiato. L’era del pickup e dell’amplificazione doveva ancora arrivare e tutto era profuso nella direzione atta a ottenere appunto il maggior volume possibile.
Quindi la tavola superiore in massello, scavata a mano per ottenere la tipica curvatura (da qui il termine archtop rispetto alle flat top) ha permesso di comprendere l’esposizione delle frequenze e la proiezione sonora. L’archtop dunque, nacque come chitarra acustica con il top curvo e solo successivamente venne amplificata attraverso un sistema di microfonazione (pickup), generando però un primo problema a volumi sostenuti: l’innesco di un fastidioso feedback tra lo strumento e l’amplificatore.
Sound acustico
L’archtop è indubbiamente lo strumento per eccellenza con la maggior esposizione in termini di volume e suono acustico: se lo strumento è ben fatto si ha un bilanciamento generale delle frequenze molto equilibrato, piacevole da suonare da spenta oltre che amplificata. Va sicuramente poi svolto un lavoro di ricerca per trovare le giuste corde, che sappiano rendere giustizia a volume, rotondità, suono acustico ed esposizione delle frequenze.
Sound amplificato
Come dicevo precedentemente, questi strumenti si prestano a essere suonati amplificati, dato che sono dotati di pickup, tanto quanto da spenti. Con la corretta amplificazione si hanno pochissime variazioni timbriche tra il suono acustico e quello amplificato, a patto che il costruttore abbia tenuto conto di questi fattori nel dotare lo strumento di impianto elettrico.
Conclusioni e utilizzo
L’archtop è lo strumento jazz per eccellenza. L’impiego è prettamente in stile, anche se si possono tranquillamente sperimentare altri generi.
Ad ogni modo, bisogna tener presente la natura calda e rotonda di questo sound e che i cantini tendono a non spiccare e bucare come in altri strumenti: quindi, è l’ideale per piccoli ensemble rispettosi della natura acustica di questi strumenti. Sperimentando con corde ruvide si ottiene decisamente un cambio sonoro, con un’esposizione delle frequenze acute poco affine a questi strumenti: allora tanto vale comprarsi una semi-hollow o addirittura una solid body.
Dotate prevalentemente di pickup al manico (rarissimi i casi di archtop con pickup al ponte sospeso) poco si prestano a territori che si distanziano dal genere jazz e swing.
CONCLUSIONI GENERALI
Con queste tre categorie ho stilato di massima una serie di punti per comprendere le varie caratteristiche sonore e costruttive. Il mio suggerimento è sempre quello di provarle con mani e orecchie, da spente e amplificate, per capire cosa si addice meglio a ciò che stiamo cercando in termini di suono e applicazione.
Aggiungi Commento