Con i suoi due metri di altezza e un fisico imponente (pesava 136 chili) Howlin’ Wolf è personaggio che incute timore anche senza cantare.
Ma quando lo fa, la sua voce, definita da qualcuno “il suono di un asfaltatore della strada“, riesce a terrorizzare. Il soprannome di Howlin’ Wolf, lupo ululante, gli è stato dato dal nonno che da bambino gli raccontava paurose storie di lupi che sarebbero venuti a prenderselo se non si fosse comportato bene.
Aveva cominciato la carriera musicale alla fine della seconda guerra mondiale, alternando la professione di dj a quella di musicista. Rifiutato dalla Sun Records di Sam Phillips, l’uomo che avrebbe lanciato Elvis Presley, Howlin’ Wolf debutta nel 1951 per la Chess Records, trasferendosi definitivamente a Chicago, la terra promessa di quei bluesman che amavano sperimentare con le nuove sonorità elettriche.
Insieme a Muddy Waters, Howlin’ Wolf diventa il simbolo di questo nuovo modo di intendere il blues. Grandissimo cantante e provetto armonicista, per lui, a differenza di tanti suoi colleghi, è subito successo, e lo sarà per tutta la carriera: brani come Little Red Rooster, Spoonful o Back Door Man non solo vanno in vetta alle classifiche R&B, ma vengono reincisi da molti dei gruppi rock che vanno per la maggiore tra i ragazzi bianchi degli anni ’60, quali Cream, Rolling Stones e The Doors.
Nonostante i proventi dei suoi dischi gli permettessero di godersela, Howlin’ Wolf ha condotto una vita senza eccessi: era famoso per guidare una banale station wagon invece di qualche lussuosa fuoriserie. Secondo quanto si racconta, la sua tomba, nel cimitero di Hillside, sarebbe stata costruita con i soldi di uno dei suoi più grandi fan, Eric Clapton: la grande pietra tombale raffigura una chitarra e un’armonica.
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