Come nasce il blues elettrico di Muddy Waters? Il nuovo volume della collana curata da Ezio Guaitamacchi per le edizioni Hoepli racconta la storia stessa del Rock attraverso il suo strumento più significativo. Il percorso degli autori Luca Masperone e Stefano Tavernese parte dalle radici acustiche e arriva al moderno mondo digitale. Ne pubblichiamo un estratto.
All’interno del 1° capitolo, Cross road Blues – Le radici della chitarra Rock – tra i molti antenati e pionieri citati brilla la figura di Muddy Waters, la cui storia personale è un ponte fra la musica del Delta del Mississippi e Chicago, la città che diventa una vera incubatrice per il blues elettrico.
Lì la chitarra acustica avrebbe lasciato il posto all’elettrica, dotata del volume e delle caratteristiche sonore necessarie per farsi strada nella grande e rumorosa città dell’Illinois.
McKinley Morganfield, il futuro Muddy Waters, nasce il 4 aprile del 1915 (ma secondo alcuni il vero anno di nascita sarebbe il 1913) in una piccola zona rurale nei pressi di Rolling Fork, Mississippi. Cresce nella piantagione Stovall, appena fuori Clarksdale, con la nonna materna, che lo soprannomina “Muddy” per la sua abitudine di giocare nelle pozzanghere di fango fuori dalla loro casa.
Il giovane Morganfield lavora nella piantagione, prima come bracciante, poi come conducente di trattore. Ma è la musica la vera passione bruciante che lo tiene sveglio la notte. Incantato dal Delta blues di artisti come Son House, inizia presto a suonare la chitarra acustica nei juke joint (locali del Sud degli Stati Uniti, gestiti generalmente da afroamericani: gli avventori vi trovavano musica, danze, alcolici e gioco d’azzardo) e alle feste organizzate nei fine settimana.
Nel 1941 avviene un episodio che cambierà per sempre il corso della sua vita: gli etnomusicologi Alan Lomax e John Work III, nel corso di una serie di viaggi per documentare sul campo la musica folk americana per la Library of Congress, registrano Muddy nella sua casa presso la piantagione Stovall. Altre sessioni avverranno l’anno successivo.
Il talento dimostrato, unito alla difficile situazione lavorativa nella quale Muddy si trova a vivere, spinge il chitarrista a partire in cerca di fortuna in una grande città del Nord, proprio come migliaia di altri afroamericani che in quel periodo lasciano il Delta in cerca di lavori meglio pagati e sicurezza economica.
Presto si inserisce nella scena blues del South Side di Chicago, in Illinois, lavorando di giorno come camionista e suonando la sera nei club.
Qui conosce altri artisti e si esibisce con loro, coltivando il suo stile e adattandolo alle esigenze di una grande città. Cioè a esigenze assai diverse da quelle delle danze rurali che era abituato ad accompagnare in Mississippi: la chitarra acustica che Muddy suonava nel Delta non ha abbastanza volume per farsi ascoltare nei rumorosi locali del South Side. Waters decide quindi di procurarsi uno strumento amplificato.
Il sound del primo Muddy Waters è ottenuto attraverso una chitarra archtop acustica, elettrificata con un pickup DeArmond e collegata a un piccolo amplificatore. Tanto basta per rendersi conto che, oltre a un maggiore volume, lo strumento elettrico aumenta anche la durata delle note (sustain) e che, esibendosi con altri musicisti, è possibile in parte abbandonare la tecnica “autosufficiente” del blues delle campagne, per un modo più libero di suonare, favorendo anche lo sviluppo di parti solistiche.
A questo punto Muddy è pronto per l’incontro decisivo che darà la spinta definitiva alla sua carriera: quello con Leonard Chess, la cui etichetta Aristocrat (poi Chess Records) è tra i pionieri della scena discografica di Chicago. Quella stessa scena che, proprio con Waters e altri artisti di cui parleremo in seguito, avrebbe fatto la storia.
Muddy inizia a incidere per la Aristocrat nel 1947, ottenendo i primi successi con i brani del ’48: “I Can’t Be Satisfied” e “I Feel Like Going Home”. La semplice formazione che vedeva, oltre a Waters, solo il contrabbassista Ernest “Big” Crawford, è già sufficiente a fornire i primi tratti del suo stile: Muddy porta il tipico uso dello slide della musica del Delta in un contesto elettrico di gruppo, più libero, perché non deve preoccuparsi di eseguire costantemente anche la linea di basso.
Questo gli permette di concentrarsi maggiormente sull’uso solistico della chitarra e sull’interpretazione vocale, come si può ascoltare nei due brani citati. Waters, inoltre, si serve di uno slide piccolo, con il quale suona spesso una sola nota alla volta, ricorrendo a un vibrato isterico e preciso. L’intonazione con la chitarra è buona, nonostante la tecnica ancora abbastanza grezza.
Nel frattempo, Muddy ha già creato la sua band. Vorrebbe incidere con i suoi musicisti, ma Leonard Chess non vuole allontanarsi dalla formula iniziale che si era rivelata un successo. La notte, la band degli Headhunters (i “cacciatori di teste”) capitanata da Waters, miete vittime nei locali di Chicago, sfidando e sconfiggendo tutte le formazioni che incontra sul proprio cammino.
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