Eppure, stasera, questo posto esclusivo diventa teatro di una delle più indecorose zuffe che la storia del Rock ricordi. Protagonista assoluto Liam Gallagher, cantante degli Oasis nonché soggetto dalla “fedina penale” non propriamente immacolata.
Sono le due di notte e una cover band tedesca, sul palco, ha appena finito di suonare “Long Train Runnin’”, grande classico dei Doobie Brothers.
A un tavolo, sono seduti Liam Gallagher, il batterista Alan White e altri personaggi dell’entourage degli Oasis. Ubriachi e su di giri, i 5 inglesi cominciano a questionare tra loro. Quindi, si spintonano e si azzuffano, franando su un altro tavolo che ospita un gruppetto di turisti italiani.
Si viene alle mani. Ormai è rissa bella e buona.
“Liam era un animale scatenato”, ricorda Jeorg Wallmuller, il batterista della cover band tedesca, “menava cazzotti a destra e a manca. A un certo punto, l’ho visto rialzarsi con la bocca insanguinata e senza i due incisivi”.
Chiamata dai gestori del locale, la polizia fa irruzione nel giro di pochi minuti.
Ma non è finita. Quando un poliziotto va da Liam per arrestarlo viene, sorprendentemente, colpito da una mossa di kung fu: un calcio in pieno petto lo fa crollare a terra.
Portato in prigione, il cantante inglese se la cava (si fa per dire) con una cauzione di 100.000 dollari.
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