Impossibile negare l’importanza di Joe Satriani: è stato un guru per tutti, famosi (Kirk Hammett, Steve Vai ecc.) e non. Anche se in pochi sono stati suoi allievi faccia a faccia, moltissimi hanno imparato a suonare dai suoi dischi, dal mare di lick, dalle sue ballad strappalacrime e le sue cavalcate hard rock.
Insomma, alzi la mano chi non ha mai studiato o almeno accennato un brano di Satriani (ovviamente mi riferisco al popolo dei chitarristi)!
Ma siamo andati a fondo? Abbiamo davvero riflettuto sul suo pensiero compositivo? Ci siamo chiesti mai cosa stessimo facendo e perché?
Probabilmente, nella maggior parte dei casi, la nostra foga adolescenziale ci faceva puntare di più a quanto le sue cover fossero utili per farsi notare dalle ragazze durante la serata.
Ed ecco allora che con un po’ di coscienza in più (e la consapevolezza che alle ragazze non piaceva per niente Satriani…), ci apprestiamo finalmente a sviscerare il suo approccio cercando di capire cosa abbia potuto pensare prima di scrivere e incidere quella o quell’altra frase o riff.
Come tutti sappiamo, “Satch Boogie“”è contenuta su Surfing With The Alien, disco che ha consacrato Joe come dio dell’Olimpo dei chitarristi viventi e non. Prima non lo conosceva quasi nessuno, se non come insegnante, dopo quel disco è diventato un colosso.
Siamo alla fine del 1987 e devo dire che ascoltandolo oggi non dimostra affatto i suoi 31 anni. In questo brano Joe, per gli amici Satch, utilizza una tecnica compositiva che si ritrova spesso nei suoi brani, e che forse potremmo tranquillamente riferire a lui come maggior utilizzatore in ambito rock/moderno: il Pitch Axis, di cui abbiamo anche una veloce spiegazione dalla nostra community preferita.
Andiamo subito ad analizzare alcune parti di questo bellissimo brano.
0:01 – La prima accoglienza è di un riff tanto prepotente quanto affascinante, infatti non resisterete dalla voglia di volerlo suonare subito.
Possiamo dire che è un riff impostato sulla tonalità di A, o meglio sulla pentatonica di A, non vi specifico la modalità maggiore o minore perché ovviamente viene cambiata continuamente con l’utilizzo della terza maggiore e minore.
Questo tema è quindi elaborato con qualche nota extra, oltre al classico gioco sulla terza, ma la differenza la fa un concetto fondamentale: la ritmica. Sappiamo benissimo quanto sia importante l’aspetto ritmico nella musica in genere, e qui ne abbiamo la dimostrazione: il riff di Satch Boogie non può essere suonato senza il giusto swing, sarebbe un grandissimo errore.
0:32 – Un divebomb distruttivo introduce un solo pentatonico con un bellissimo swing feel. Il sapore è nettamente blues, viene in mente il texas, club fumosi pieni di birra e whiskey. Il giro armonico si base sull’utilizzo del I(A), IV(D) e VI(F#m) di A e l’80% del fraseggio è impostato sulla pentatonica di A, a volte con l’aggiunta della sesta.
Qui i licks da cui prendere spunto non mancano.
1:01 – Ora parte il cambio di tonalità, anzi, per essere corretti parte il cambio di modalità, perché in realtà la tonalità di impianto resta A, ma ci spostiamo sul VI grado della tonalità stessa, F#m. Dopo 8 battute torna in casa base sull’accordo maggiore.
1:51 – Dopo aver giocato ancora una volta con i cambi di accordo, arriviamo alla parte clou di questo brano: il solo di tapping, aka Pitch Axis System.
Infatti, è qui che Satch esprime il suo pensiero su questo sistema di composizione. Ma vediamo nello specifico cosa succede e cosa fa succedere. Vi ricordo che tutto ciò che vi dirò adesso sarà contenuto nella partitura e nei sample audio, quindi non preoccupatevi.
Partiamo da un discorso sugli accordi, troviamo una progressione fatta di Asus#4, Adim7, Dm/A. Bene, questa è la parte fondamentale, e da qui possiamo spiegare il pitch axis. Prendiamo una tonalità qualsiasi, in questo caso scegliamo per comodità quella di A, che sarà quindi il nostro centro tonale. Possiamo collegare quattro modalità diverse a questo centro tonale: lidio, misolidio, eolio e locrio.
Fatto ciò possiamo quindi scegliere una progressione composta da tutte le possibilità modali che ho precedentemente definito, ad esempio: Amaj7#11 (lidio), Fmaj7/A (eolio), A7 (misolidio), Adim7 (locrio).
Ovviamente ogni modalità può darmi tutte le possibilità diatoniche contenute nella tonalità di riferimento. Ad esempio, se ho scelto un Amaj7#11, potrò scegliere anche un Amaj9 o un Amaj7, insomma tutto ciò che un accordo lidio può essere, ma anche tutti gli accordi diatonici di E, in quanto A lidio resta comunque il IV grado di E.
Quindi anche un F#m7, G#m7 potrebbe essere incluso nella nostra progressione.
Insomma non vi resta che fare dei tentativi. Vi lascio anche un piccolo schema da seguire nel caso in cui vogliate sperimentare questo metodo.
Tornando a noi, la progressione del solo si muove dunque su una basso di A, e varia gli accordi e le modalità degli stessi in base alle note suonate in tapping, che sono poi l’arpeggio dell’accordo stesso.
2:37 – Riprende il main riff che porta alla chiusura del brano.
Spero sia stata una lezione di (in)gradimento, troverete una selezione di riff e licks che serviranno a chiarire i concetti espressi in teoria.
Vi aspetto alla prossima lezione, un saluto dal vostro Carlo Romano Grillandini.
Aggiungi Commento