Oltre alla bellezza melodica e al delizioso arrangiamento, il brano entra nella storia della musica popolare come uno degli esperimenti più coraggiosi e innovativi.
Innanzitutto, è una delle prime canzoni pop a usare la parola “God” (“Dio”) nel titolo: l’autore del testo, Tony Asher, ricorda che ai tempi, ad eccezione di “God Bless America”, nessuno osava neppure immaginare di usarla nel titolo di una canzone.
Quindi, dal punto di vista della struttura melodica e delle armonie vocali, risulta il brano più sofisticato mai inciso: vengono utilizzati strumenti come il corno francese o i clavicembalo mai usati prima in una canzone pop.
Il pezzo, un po’ come tutto Pet Sounds, ha un’enorme influenza su tutto il futuro della musica pop, a partire dal disco dei Beatles Sgt Pepper’s Lonely Club Hearts Band.
In sala ci sono 23 musicisti e ci vogliono 20 sedute di registrazioni per arrivare al risultato finale.
Inizialmente Brian Wilson, mente creativa dei Beach Boys, pensa di fare la voce solista salvo poi cambiare idea decidendo di affidare la parte al fratello Carl, dotato di una vocalità assai più suggestiva.
Oltre ai fratelli Wilson, prende parte alla registrazione anche Bruce Johnston.
Brian Wilson, successivamente, ha dichiarato che per scrivere la melodia del pezzo si è ispirata a una canzone del folksinger John Sebastian.
L’introduzione strumentale, invece, quella suonata al corno francese, è molto simile alla parte, eseguita con lo stesso strumento, di un frammento dell’opera di Wagner “Il tramonto degli dei”.
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