“L’uomo in nero” e “la voce di una generazione” insieme, davanti a un microfono: l’idea è stata di Bob Johnston, produttore di Dylan.
Un anno dopo la pubblicazione dell’album John Wesley Harding, bisognava produrre un altro disco. Questi gli obblighi contrattuali della Columbia.
“Se porto Bob a Nashville“, aveva pensato Johnston, “con tutti i musicisti che lavorano lì, tutto risulterà meno complicato“.
Quando Dylan va in studio, ha solo due o tre brani pronti.
Per questo, Johnston pensa che (dopo che i Byrds hanno inciso Sweetheart Of The Rodeo proprio a Nashville) avere come ospite una superstar del country potrebbe essere una mossa strategica. È d’accordo anche Clive Davis, plenipotenziario boss della Columbia Records.
Entrambi, poi, sperano in un “effetto sorpresa”. In realtà, infatti, la presenza di Johnny Cash dovrebbe sembrare casuale e questo (si augura Johnston) potrebbe accendere la scintilla della creatività nella testa di Bob Dylan.
E così accade.
“Appena ci siamo visti“, ricorda Dylan, “abbiamo incominciato a suonare insieme… e poco dopo non sapevamo nemmeno perché eravamo lì…“.
Questo accade il 16 febbraio. Il giorno successivo, si fa sul serio: in nemmeno tre ore, i due registrano una quindicina di brani.
Ma solo un pezzo, finisce sul nuovo disco di Dylan emblematicamente intitolato Nashville Skyline. La canzone, “Girl From The North Country“, è la rivisitazione di una vecchia ballata inglese che Dylan ha già inciso nel 1962 sul suo celebre album The Freewheelin’ Bob Dylan, quello che tra le altre contiene “Blowin’ In The Wind” e “Masters Of War”. Nella versione con Johnny Cash assume tutto un altro piglio e diventa una delle pietre miliari della storia del Rock.
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