La sincerità, nella vita come nella Musica, è sempre un fattore determinante per scegliere chi o cosa mettersi accanto ed è una qualità che può essere rapportata anche ad uno strumento musicale; uno strumento è “sincero” quando trasmette l’anima dell’artista, lo asseconda, ne amplifica le qualità del playing, diventa naturale estensione del proprio corpo, della propria voce. Ed in questo caso, è bene che siate anche voi molto sinceri, perché ogni minima “bugia” (o errore) verrà lasciata a nudo, perché state cavalcando un leone e non un pony, ci vuole fegato.
Come molti di voi ben sapranno, lo scorso fine settimana si è svolta a Milano l’edizione del Second Hand Guitars nella nuova location del polo fieristico milanese. Durante la fiera, una delle sale che sicuramente attirava più curiosi, vuoi per la vastità degli spazi, vuoi per il muro di suono che spesso ne usciva, era quella dedicata agli amplificatori e guitar devices di Mezzabarba/Masotti (tra cui cito il nuovo alimentatore Sentinel).
Con la sua bella maglietta nera dei Ramones, la sua folta barba e la voglia di coinvolgere tutti nell’esperienza sonora del marchio, il “babbo” degli amp, Pierangelo Mezzabarba, stavolta ha dato davvero l’impressione di non scendere a nessun compromesso, portando tantissimi amps (un vero e proprio wall of sound) e tanti dei suoi appassionati amici (non li chiamerei semplici endorser, perché sarebbe riduttivo), prestigiosi musicisti che a turno hanno regalato tanti bei momenti sul palco dedicato alle demo (in cui, tengo a precisare, si è sentita tanta musica, e non solo “sgraaangh sgraaangh questo è il crunch, questo è il lead“).
Fatta questa premessa, è doveroso farne un altra. Perché sto per parlarvi di uno degli ultimi amp nati in casa Mezzabarba, ma sarebbe facile per molti pensare che questo derivi da un rapporto “commerciale”, da un “dovuto” per un qualche tipo di accordi. Ma come ho promesso, qui mettiamo in campo la sincerità. E se qualche anno fa per potermi permettere la mia prima Masotti (X100 Classic) ho deciso addirittura di vendere il mio amatissimo Hiwatt Custom 50 originale del 1974… bè potete dare credito a quello che sto per raccontare.
Veniamo al sodo. Siccome era impossibile aggirarsi davanti a quegli amplificatori senza provarne uno (e quando dico impossibile intendo che lo stesso Pierangelo mi avrebbe preso per un orecchio e collegato a un jack) la scelta è ricaduta sull’unico modello che ancora non avevo avuto il piacere di testare sotto le dita, la testata Mezzabarba Z35, che non è semplicemente la versione Head del già noto combo a due coni, visto che il gain a disposizione è il doppio di quest’ultimo.
Se posso, salterei la parte dedicata all’estetica, che lascerei alle belle foto della professionista Soukizy Anita Redroom, dicendo solo che a mio parere Mezzabarba ha raggiunto uno stile che rappresenta perfettamente l’eleganza e la forza del suono generato, una livrea che rende merito a tutto ciò che si ascolta.
L’amplificatore da me provato era collegato a una potente cassa 4×12, la MZERO ’69 CAB, con coni Greenback (che sono tra l’altro quelli che uso abitualmente da anni e sui quali ho un orecchio allenato).
La testata monta due valvole finali EL34 e tre 12ax7 nel preamp, potenziata dai rocciosi trasformatori Onori realizzati su precise specifiche; è una monocanale con pochi e semplici controlli, senza loop effetti (ma attenzione, data l’altissima dinamica le ripetizioni di un delay, ad esempio, non vengono schiacciate anche se siamo in crunch), dritta, pura, senza fronzoli. I componenti, come le resistenze Allen Bradley N.O.S. e i condensatori Philips/Mullard N.O.S., assicurano il top qualitativo ottenibile.
Per i più smaliziati (e fortunati) è presente un’uscita Slave Out e relativo Slave Level per fare un biamping o triamping (o anche un utile reamping).
“
Il wattaggio dichiarato è di 45W.
Già il wattaggio… Croce e delizia di ogni chitarrista, fonte di eterne domande su quanto volume potrà generare, headroom e quant’altro. Cosa che nel mondo Mezzabarba e Masotti semplicemente dovete dimenticare, o meglio, riconsiderare. Perché non conta il numero, conta il suono.
“
Quindi, tra le tante belle chitarre posate sui treppiedi prendo quella che da sempre è una delle mie massime punte di invidia nei confronti di Pierangelo, la sua Les Paul Gold Top del 1969 con su dei PAF originali. Giudice, giuria e… boia (se sbagli)!
Le regolazioni sono piuttosto semplici, in questo caso la testata è dotata di un Level generale (post phase inverter master volume) che è un custom order disponibile su richiesta. Lo metto praticamente a stecca per avere la massima reattività del finale così poi poter gestire le cose con il volume primario. Ovviamente, man mano che tirerò su quest’ultimo per aumentare la saturazione (e qui ringrazio Giacomo Pasquali che mi ha suggerito il suo settaggio), andremo a togliere un po’ di level giusto per non ritrovare le nostre orecchie oltreoceano, anche se per fortuna la grande sala ci permette di sostenere volumi elevati.
Doso quindi il Brilliance quello che serve per schiarire un po’ la voce della chitarra e dare armoniche (qualcosa di simile al presence ma che lavora su uno specifico range di frequenze), lascio l’EQ in condizioni normali, tutto più o meno a ore 6 variando un pelo le medie a seconda del sound che voglio ottenere.
Alla prima pennata è ovviamente avvertibile ciò che caratterizza tutto il “power” di Mezzabarba/Masotti, quell’attacco forte, veloce, che sposta i coni violentemente, e la grande dinamica che non solo posso gestire col plettro, ma che sottolineerà con efficacia anche il suono stesso dei diversi plettri che userò, in modo netto.
La Z35 è ariosa, malleabile, pretende decisione dalle mie mani, ma allo stesso tempo, se suoni senza paura, asseconda la tua grinta, come se ti stesse dicendo “quassù non è immediato arrivare, ma quando ci arrivi è una pacchia“. Facendo un rapido confronto, ho sempre trovato la “vecchia” M1 molto bella ma anche un po’ affaticante in certi punti (parlo ovviamente di un suono senza pedali o effetti d’ambiente, solo cavo), quadrata, il che era ed è anche un’ottima caratteristica per suonare con gli stompbox e smussare là dove necessario.
Questa Z35 Head non perde mai niente in dinamica ed anzi suona con grande spazialità, tanto che un eventuale effetto d’ambiente sembra quasi inutile; conserva quello step da compiere da parte del chitarrista nell’avere un playing grintoso e sicuro, ma allo stesso tempo sembra seguirti, legare le note, dare quel sustain che serve ad avere un suonato omogeneo.
E siamo su livelli di crunch appena accennato (il pulito, sorry, a me serve per accordare, cit.).
Salendo con la saturazione la sensazione non è solo che il suono acquisti gain e cattiveria, ma che si “completi”.
Mi spiego: spesso avanzando in situazioni crunch o lead si deve scendere a qualche compromesso se davvero si vuole gestire tutto con la plettrata o col volume della chitarra. Nel caso delle (belle) monocanali questo è solitamente più semplice, essendo dotate di una dinamica elevata.
Questa testata fa ovviamente tutto questo, ma la linea di continuità che unisce tutti gli step è davvero notevole. Per cui non rimpiangerete il settaggio precedente quando volete meno gain, quello che otterrete levando due tacche al volume della chitarra o semplicemente spingendo meno col plettro, è un esatto ritorno a quelle condizioni.
Ecco perché parlo di amplificatore “sincero”, perché non bluffa, e non vuole che tu sia costretto a farlo.
Andando più sul personale, ho testato subito un paio di riff che mi aiutano a capire l’impatto dinamico. Uno, avvantaggiato dalla bella Les Paul d’epoca, è venuto talmente bene alle mie orecchie che quasi è stato impossibile pensare ad altro, e parlo del main riff di Mr. Big dei Free, creatura del gigante Paul Kossoff che trovo molto utile nei test, in quanto presenta le prime note suonate a bassa intensità, con un suono che da crunch potente torna quasi pulito con l’uso leggero del plettro, a quel poderoso E7#9 suonato con forza e stoppato subito dopo (o ribattuto), che tira fuori il ruggito del leone dai diffusori.
Passo quindi a una serie di prove varie per sentire ogni tipo di suono (e la Les Paul ne ha una miriade nascosti tra i volumi, toni e selettore pickup, per me una vera e propria pedaliera on board), con vari tipi di accordi e stili ed altri riff a me cari come “Let me love you” di Jeff Beck, e last but not least provo immediatamente l’efficacia dello woman tone “à la Clapton” su entrambi i pickup. I toni si chiudono ma la fondamentale è sempre lì a fare capolino, il suono non si sgrana neanche sui bassi gonfi del pu al manico, il tutto è molto “violinistico” e la Z35 dimostra di supportare molto in basso come di non perdere volume su quelle frequenze di “punta” che servono a penetrare il mix, neanche con i toni a zero.
Una cosa che vorrei sottolineare è questo deciso cambio di rotta, o meglio, forse è un salto in avanti, compiuto da Pierangelo Mezzabarba da quando ha messo in piedi prima il progetto MZero e poi queste ultime teste, la Z35 e l’altrettanto stupenda 101 (da pronunciare One-O-One!) che però meriterebbe una trattazione a parte, perché si tratta del progetto che porta a mio modo di vedere il sound di questo marchio agli estremi, in tutti i sensi.
Gli amplificatori marchiati Masotti Guitar Devices restano ottimi amp e se qualcuno mi chiedesse se ha ancora senso interessarsi a questi esistendo oramai le nuove Mezzabarba risponderei sicuramente di si.
Questo perché sono amp diversi e non è un modo di dire per “salvare capra e cavoli” e non danneggiare troppo il “vecchio”. Sono realmente prodotti diversi, nati da diverse prospettive sonore, entrambi ancora validissimi.
Tornato a casa e collegato alla mia X100 non ho sentito nessun calo di “affetto” per il mio amp, perché ne conosco il carattere e continuo ad apprezzarne qualità e caratteristiche che probabilmente non ritroverei simili nella Z35.
Ma ciò che è indubbio è che in questi nuovi progetti c’è tutta l’anima, sicuramente rock e zone limitrofe, del suo creatore così come se dovesse esprimere un concetto in 3 parole e scegliesse esattamente quelle giuste, sincere, perfettamente esplicative di un concetto sonoro ben più ampio ed articolato, frutto di anni ed anni di esperienza.
A chi consigliarla quindi?
La prova? A tutti.
A mio parere non ha grandi limiti di genere, sicuramente i puristi amanti delle classiche monocanali avranno nella Z35 un’arma dal suono “all in one” e vi servirà ben poco da aggiungere. Per i “pedalari” (e dai che lo siamo tutti chi più chi meno), avrete sicuramente una base perfetta per costruire il suono sulle fondamenta di un pulito magari appena appena crunchato.
Se il vostro orecchio è “inglese”, non dovete perdere tempo e provarla. Ma gli estremi qui si fanno larghi, per cui non abbiate paura a portarvi dietro la vostra chitarra droppata e il vostro fuzz boostato se siete appassionati di suoni “marci” (attenzione: è un’accezione personale più che positiva).
Ci piace riportare le parole di Pierangelo Mezzarba che dice: “Ecco perché questa scelta apparentemente controtendenza, due monocanali, ma era l’unico vero modo per far capire che chi conta, nella musica, è l’essere umano, il musicista, e questo è il modo migliore per farlo.” (Fonte: Italianguitartube.it)
Il fatto è che questi amplificatori non sono cloni di niente, ma una summa di tutto ciò che è confluito nel progetto Mezzabarba dalle mente e il gusto del costruttore, senza costruire l’ennesima variante su uno schema predefinito. Con pochi controlli, si hanno davvero tanti stili e suoni storici. Quindi, c’è poco da fare, li dovrete provare per capire. Eh si, è una “vitaccia”… 😉
Stay honest, stay true
Aggiungi Commento