Giuseppe Di Giugno è un nome che dice poco ai più, eppure il suo apporto alla musica “elettronica colta” è stato incommensurabile perché dopo il suo incontro del 1971 con Bob Moog il suo interesse/lavoro si orientò verso i primi computer in grado di elaborare in tempo reale, svolto negli anni ’70 nel centro ricerche (da lui fondato) presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Napoli, con il mitico PDP11.
Questo lavoro proseguì, dopo l’incontro con Luciano Berio, dal 1974 presso l’IRCAM (Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique) di Parigi dove, per rispondere alle esigenze del grande Pierre Boulez, realizzò il mastodontico X4 utilizzato per primo da Miklós Schöffer seguito a ruota dallo stesso Boulez, Nono e Stockhausen… per i non addetti ai lavori, il gotha dei compositori di quegli anni e giudicato come il prototipo degli strumenti digitali successivi!
Nel 1988 Di Giugno tornò in Italia per dirigere il centro di ricerca IRIS della Bontempi-Farfisa per mettere a punto microprocessori dedicati a segnali audio digitali, realizzando la workstation MARS e lo spazializzatore SMART, purtroppo questa esperienza terminò troppo presto e Di Giugno proseguì la sola collaborazione con l’IRCAM, fino al suo pensionamento nel 2000. Durante quel periodo ebbi il piacere di conoscere lui ed il suo team di sviluppatori, fra i quali spiccava un baldo giovane di buone speranze… mantenute!
Infatti Umberto Zanghieri dopo quell’esaltante esperienza alla Selva di Paliano come sviluppatore DSP ricoprì lo stesso incarico presso la STMicroelectronics e nel 1998 fondò la ZP Engineering, azienda entrata nel 2014 nel gruppo RCF SpA. Umberto si iscrisse all’AES appena laureato ed anche in questa organizzazione è arrivato a cariche rilevanti come la Presidenza Italiana, per passare poi a livello europeo con la carica di Vice-Presidente Europa meridionale, co-organizzatore della 134a convention AES a Roma nel 2013, incarico confermato per Berlino 2014 e Varsavia 2015 e, dal 2013, co-chair del comitato AES che segue le convention.
Dal ’91 con Umberto ci siamo incrociati e confrontati in moltissime circostanze: nel grande store romano Cherubini (dove dirigevo il reparto professionale), in AES, fiere e convention ma anche diverse volte presso la sede della sua azienda, immersa nello splendido verde del Tecnopolo Tiburtino di Roma. Nonostante Umberto sia anche un buon tastierista (ed anche questa passione ci ha accomunato), i nostri argomenti volgono quasi sempre verso l’audio, in particolare quello digitale, iniziando dalle sedute di ascolto negli AES, per capire qualcosa in più sulla qualità dei primi convertitori e/o degli algoritmi (primordiali rispetto agli attuali) delle prime DAW che giravano su Pentium 1, se non su 486 o Atari… beh si, qualcuno anche su Mac.
Spesso le nostre idee e visioni soniche sono coincidenti, ma quando non lo sono inizia sempre uno scambio civile e proficuo per entrambi, perché ci piace molto ascoltare la musica ma anche le persone!
Recentemente le nostre frequentazioni sono aumentate perché mi ha commissionato il manuale del mixer digitale RCF M18, il primo prodotto sviluppato espressamente per RCF, anche se nel passato avevamo avuto scambi di idee per il mixer digitale prospettato ad un’azienda italiana che non ne ha fatto più nulla.
La struttura dell’RCF M18 mi ha colpito in particolare per la sua versatilità e l’uso in moltissime applicazioni: dal concerto live alla sala prove, dove la presenza degli interessanti e sonicamente efficienti plug-in Overloud consente, fra l’altro, di guadagnare spazio vitale eliminando amplificatori per chitarra e basso pesanti da trasportare (in particolare per i musicisti miei coetanei) ed ingombranti e per i relativi microfoni ed aste!
Durante queste full immersion ho dato, nel mio piccolo, dei suggerimenti utili basati sulla mia esperienza nel live e tenendo in considerazione anche i suggerimenti dei miei amici fonici che da anni lavorano in ambito digitale. Ovviamente ho anche testato il mixer in tempo reale per applicazioni nelle quali ha dimostrato tutti i suoi lati positivi e qualche piccola pecca, come la mancanza del nome del canale in alcune pagine o altre pagine poco utili operativamente, delle prime versioni pre-commercializzazione.
Questi feedback sono stati presi nella giusta considerazione da parte di Umberto e del suo staff per arrivare, mediando con le richieste (innumerevoli, anche se a volte ingiustificate) di tutti gli altri beta-tester, alla commercializzazione di un mixer intuitivo, affidabile, rapido nella comunicazione con il tablet/smartphone di controllo… cosa aggiungere? Sono felice di questi scambi ultra-ventennali con Umberto ed in particolare di queste ultime collaborazioni che avranno altri sviluppi a breve.
Ma dato che il suono non si racconta credo che il miglior esempio del bel lavoro dei “ragazzi” di ZP sia uno dei video realizzati dal grande Chicco Gussoni con alcuni brani tratti dal suo album in modo che potessi cercare di ottenere il suono più simile possibile all’originale, realizzati con amplificatori Matchless , Brunetti e Bogner “veri” e che ha giudicato ottimi i suoni virtuali!
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