Nei tempi moderni uno dei più finanziati ed interessanti campi di ricerca è rivolto al perfezionamento della cosiddetta “IA”, iniziali di Intelligenza Artificiale, laddove cioé si cerca, detto in parole brutali, di insegnare ad una macchina a pensare per conto proprio, ad evolversi autonomamente, ad imparare, attraverso l’identificazione di schemi ripetitivi che hanno la possibilità di accedere e ramificarsi su un’enorme mole di dati.
Si tratta del nuovo obiettivo di tantissime startup della Silicon Valley americana, e non solo, e di un buon margine di investimenti da parte di colossi quali Microsoft, IBM, Facebook e certo non per ultimo Google, il quale ha l’accesso più funzionale all’illimitata quantità di informazioni su web.
Ovviamente siamo ancora ben lontati da scenari fantascientifici degni della filmografia hollywoodiana, e i più ferventi “umanisti” possono ancora dormire sogni tranquilli. Pur tuttavia ciò non significa che non si facciano ogni giorno piccoli progressi e, per quanto possano sembrare banali, sono cruciali nel lungo cammino della ricerca.
Uno di questi “mattoncini” è ciò che ha di recente rilasciato proprio Google, che, tra le tante cose, sta anche cercando di far sviluppare un lato “artistico” alle macchine, e la musica è ovviamente uno dei campi di applicazioni primari, avendo delle regole codificabili in larga parte in un linguaggio matematico.
Ed ecco quindi che Magenta, il progetto di intelligenza artificiale creativa, ha creato autonomamente il suo primo brano musicale.
Si tratta di un brano di breve durata che, premettiamo, non vi farà certo saltare sulla sedia… Pur tuttavia, se ci distacchiamo un attimo dal contenuto musicale in sé e guardiamo al tutto da un punto di vista più elevato, non possiamo che rimanere affascinati dal concetto di una macchina, un insieme di dati e reti neurali artificiali, che è riuscita a “pensare” da sola una melodia ed a svilupparla in più parti.
Precisiamo però che la sezione ritmica che sentirete non è da considerarsi parte dell’esperimento, in quanto aggiunta successivamente dall’uomo per dare al tutto una forma più godibile.
Bisogna essere del resto gentili con Magenta, dato che sta imparando molte arti tutte insieme e gli vengono richiesti molti talenti, ben più di ciò che viene chiesto ad una singola persona nel corso di una vita. In altri campi artistici sta progredendo con maggiore velocità, come ad esempio nella pittura, considerando che addirittura alcuni quadri sono stati venduti all’asta negli USA.
Ma anche in quel caso si tratta di quadri ottenuti a partire da fotografie (beninteso, ciò non vuol dire che sia un risultato da poco!), quindi i sostenitori dell’uomo vs macchina possono tirare il loro respiro di sollievo.
Stanno cercando di sostituire i musicisti con le macchine?
No, ovviamente. L’estro, la sana “follia” dell’artista, è una cosa che certo non si può trascrivere in freddi byte. È ovvio che siamo di fronte ad esperimenti che sono solo tracce di colore di un disegno più grande.
È anzi il caso di chiedersi, con altrettanta preoccupazione, se sia davvero necessario che, invece, tanti musicisti (o aspitanti tali) oggi continuino ad abusare dei mezzi tecnologici per coprire errori e mascherare mancanze, come una imprecisione sul timing, una stonatura ed altro. Accusa che certo non si potrebbe mai fare a una macchina, che, casomai, dalla sua glaciale perfezione matematica andrebbe quanto più umanizzata.
Ma questa, ovviamente, è un’altra storia…
Aggiungi Commento