A tre anni di distanza dal primo disco, Can’t Get Enough, Mascot/Provogue pubblica il nuovo lavoro di questa band di veterani, nata come super-trio dalla vita breve e passata a programmi più ambiziosi grazie all’evidente entusiasmo generato nei protagonisti dall’esperienza in studio e live.
Si tratta dell’irriducibile Stephen Stills, testimone vivente di tutta un’epoca di grande rock dai Buffalo Springfield a Crosby, Stills, Nash & Young ai Manassas e tutto il resto, del quasi-giovane Kenny Wayne Shepherd, con il suo retaggio di moderno rock-blues, e del tastierista Barry Goldberg, sessionman di Chicago con una lunga esperienza che parte dagli Electric Flag nei ruggenti ’60s.
È dichiaratamente un disco realizzato secondo le regole della “vecchia scuola”: veri musicisti, vero nastro, vero suono analogico e veri strumenti. Come dire esperienza e feeling inimitabili (Stills-Goldberg) conditi da un po’ di adrenalina giovanile che non guasta (Shepherd non è ancora quarantenne).
Va detto subito che, passato il traguardo dei 70, Stills si può permettere ancora molto sia con la chitarra che come cantante, magari puntando un po’ meno su certe slow ballad in cui la sua voce fa un po’ fatica a reggere il tiro come “Virtual World” o “There Was A Place”.
L’album parte con l’impatto irresistibile di una tipica rock-song alla Stills che tira fuori le unghie sia come cantante che come chitarrista in “Kick Out Of It”, primo pezzo scritto per Pierced Arrow. “Riva Diva”, a seguire, è una canzone veloce in pieno stile Chuck Berry in cui Shepherd mostra subito le sue doti.
L’atmosfera diventa più rilassata con i due brani seguenti. Nel primo, “Virtual World”, è Stills a pennellare qualche colore tipico del suo lungo percorso con Crosby e Nash, mentre “By My Side” è il momento intenso di Shepherd, un lentone dai toni blues in cui Stephen sfodera la Martin acustica suonata sul palco di Woodstock.
A seguire, “Mr Policeman” è un rock’n’roll in cui Stills si permette una scorribanda personale su ritmo decisamente più vivace, “I’ve Got To Use My Imagination” è uno slow blues incalzante in minore scritto in origine da Goldberg per Albert King, ma reso famoso da Gladys Knight & The Pips, graziato qui da un assolo di Shepherd tagliente come una lama di coltello.
Grande shuffle con “Game On” e Stills che ruggisce al meglio delle sue possibilità odierne. La sua voce è sempre inconfondibile. “I Need Your Lovin” continua sulla stessa linea ma raddoppia il tempo e spinge a fondo il pedale dell’acceleratore con Shepherd in prima linea a mostrare senza reticenze i segni dell’eredità di SRV.
Dopo la pausa di “I Need Your Lovin” l’album si chiude in bellezza con una frizzante cover di “My Babe”, estratta dal repertorio di Willie Dixon, praticamente la bibbia del blues moderno.
A proposito, una buona sezione ritmica fa sempre la differenza e questa “mena” a dovere. Si tratta dell’ottimo bassista Kevin McCormick e del solido Chris Layton alla batteria, proprio quello che nei Double Trouble ha accompagnato Stevie Ray Vaughan fino alla fine.
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