Risolti gravi problemi con l’eroina, all’inizio del 1998 John Frusciante fa il suo ritorno nei Red Hot Chili Peppers, ridando vita ad una delle formazioni più significative del funk rock che dominerà le classifiche di fine anni Novanta, anche lui grande amante e utilizzatore del Muff. Larry Page e Sergey Brin fondano quello che è oggi il colosso Google, mentre in Italia diviene obbligatorio l’uso del prefisso telefonico anche per le chiamate urbane. A questo punto è giusto fare però una precisazione, perché dobbiamo ricordarci che ad oggi parliamo del Civil War o del Green Russian come di pedali di grande successo, ai tempi della loro immissione sul mercato in realtà i modelli russi non godevano di altissimi risultati per quanto riguarda le vendite. Solamente dopo la loro cessata produzione sono stati oggetto, nel corso del tempo, di una rivalutazione anche radicale.
Una delle cause che ha portato alla fine del Green Russian è stata, all’inizio del ’98, la difficoltà nel reperire i box verdi ormai marchio distintivo del pedale. Anche se è difficile credere sia stata solo questa la motivazione, dalle rare cronache di Matthews questo è quello che emerge. Qualche cubetto di ghiaccio annaffiato di Vodka e liquore al caffè sono serviti al bancone del Metropole di Bruxelles a Perle Mesta, ambasciatore americano in Lussemburgo al servizio di Henry Truman. Così nacque il drink Black Russian, etichetta che ritroviamo anche sul nuovo Muff, immesso sul mercato nel 1998, mentre in Germania i socialdemocratici andavano al governo dopo sedici anni di partito cristianodemocratico.
Il cuore del “nuovo” pedale è sempre un Green Russian, le differenze fondamentali si notano in un’equalizzazione più orientata verso le medio-alte frequenze, ma la pasta sonora di base è la stessa.
Sovtek “Black Russian” Big Muff Large Box così classificato in seguito per differenziarsi dalla produzione “black” con box più piccolo. Colorazione “all black”, con scritte gialle dalle quali scompare definitivamente il marchio Sovtek. La dicitura Sustain è riproposta andando a sostituire quella di Distortion, proprio come succedeva nei vecchi Muff USA, ed è uno dei primi sintomi del ritorno alle radici che di lì a poco si renderà concreto in modo molto più evidente.
Anche per quanto riguarda il Black Russian Large Box, feticisti e collezionisti si dividono spesso da tutti gli altri, andando a ritrovare una sonorità unica e inconfondibile della versione Large, possibilità peraltro alquanto remota. Il circuito è pressoché identico a quello del Green Russian, questo perché il Black Russian Large è a tutti gli effetti un Green Russian, le differenze a livello di equalizzazione sopra citate, sono solo in alcune unità, dovute come già abbiamo visto in passato alla spesso scarsa qualità dei componenti scelti. Dal Civil War al primo Black Russian senza dubbio abbiamo notato come le sonorità del Muff non siano cambiate poi molto. Tranne alcune variazioni nel passaggio da Civil a Green, il circuito è rimasto più o meno simile, il più delle volte la diversità tra i vari modelli risiede nella colorazione del box o in un’equalizzazione più o meno enfatizzata su determinate frequenze.
Nel 1999 però, quando ancora il Black Russian Large è in produzione, l’Electro Harmonix ne rilascia un aggiornamento, vero punto di svolta dei Muff di produzione russa. “Black Russian” Small Box Muff è il nome del nuovo nato, abbastanza esplicativo per quanto riguarda la fondamentale differenza del pedale rispetto ai tutti i suoi predecessori. Per la prima volta dalla nascita del Muff, il box che lo contiene è ridotto nelle dimensioni.
La colorazione è sempre nero pece, come da etichetta, ed anche il suono inizia a mutare in maniera molto più percepibile in queste nuove unità. Resterà in produzione fino al 2009, venduto ad una cifra inferiore persino alla Reissue USA introdotta solo un anno più tardi.
La sonorità, sempre di matrice Green, perde in chiarezza e intellegibilità delle note per guadagnare in output e ammontare di gain a disposizione.
Preferito da molti per l’enorme output da utilizzare in ingresso ad un amplificatore sulla soglia del “breakup”, è l’ultimo Muff di produzione russa, senza dubbio la miglior unità reperibile in rapporto qualità-prezzo.
Il freddo della Russia comincia a pungere ormai troppo anche sotto il colbacco di Matthews, che ormai da qualche tempo pianifica il ritorno nella sua New York. Proprio mentre Putin, nel dicembre del 1999, sale al potere dopo le dimissioni di Eltsin e il romanziere Gunter Grass riceve il premio Nobel per la letteratura, l’Electro Harmonix saluta la Russia. Si chiude così un’avventura durata diversi anni, che resterà ricordata fino al 2009 nella “small box” dell’ultimo Black Russian Muff, mantenuto in produzione anche dopo il rientro negli Stati Uniti.
Nella Grande Mela Matthews ritrova ispirazione ed un clima familiare, un ulteriore e conclusivo capitolo attende la nostra storia… Francesco Sicheri
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