La “teoria dei 6 gradi di separazione” da David Gilmour ci porta facilmente e per molteplici strade a Phil Manzanera, in quanto la loro collaborazione è diventata importante per entrambi; la loro conoscenza risale addirittura agli anni delle scuole superiori, perché David era amico del fratello maggiore di Phil e, dopo alcune collaborazioni ufficiose, Manzanera comparì nel 1987 come co-autore del singolo “One Slip” dall’album dei Pink Floyd “A Momentary Lapse Of Reason“, nel quale hanno suonato anche Tony Levin ed altri.
Nel 2006 Manzanera ha co-prodotto l’album di David Gilmour “On an Island” e suonato nella band per il successivo tour in Europa e Nord America. Quindi ha prodotto l’ultimo album in studio dei Pink Floyd “The Endless River” (considerato come il tributo per il tastierista Richard Wright venuto a mancare nel 2008) del quale Gilmour disse “…With Rick gone, and with him the chance of ever doing it again, it feels right that these revisited and reworked tracks should be made available as part of our repertoire“.
La realizzazione vide al lavoro un eccellente gruppo composto da Gilmour, Manzanera, Martin Youth Glover (ex Killing Joke e The Fireman con Paul McCartney) ed Andy Jackson, lo storico fonico dei Pink Floyd; il loro lavoro fu centrato intorno 20 ore di registrazioni prevalentemente strumentali che andavano dal 1969 (Royal Albert Hall) fino a quelle del 2013/14 in Astoria e Medina Studios di David. In Rattle That Lock, balzato subito al n°1 in UK, Phil oltre dedicarsi alla produzione ha suonato in diversi brani l’organo Hammond, tastiere e chitarra acustica ed è protagonista anche nelle date del tour.
Il lavoro a 360° di Phil Manzanera non è molto noto in Italia, anche se è asceso agli onori per essere stato il Maestro Concertatore della notte della Taranta 2015, come documentato in un CD della Warner con artisti quali Ligabue, Paul Simonon, Tony Allen, Anna Phoebe, Raul Rodriguez, Andrea Echeveerri e numerosi altri, anche se ha vestito i panni di musicista, produttore, esecutore, arrangiatore, compositore e/o fonico in molti dei migliori brani che avete ascoltato in questi ultimi 40 anni, perché ha collaborato anche, fra gli altri, con John Cale, Nina Hagen, Steve Winwood, Brian Eno, Nico e Robert Wyatt.
Phil Manzanera è nato a Londra da madre colombiana e padre inglese ed ha passato gran parte dell’infanzia in diverse parti delle Americhe, incluse Hawaii, Venezuela, Colombia e Cuba; ciò ha portato ad influenze musicali dai ritmi di merengue, cumbia e boleri, oltre che dal rock degli anni ’60. A Cuba ha avuto a 6 anni la sua prima chitarra appartenuta alla madre, le sue prime esecuzioni erano canzoni ispirate alla rivoluzione cubana. Ad 8 anni, in Venezuela, Phil ha iniziato a sperimentare con i suoni della chitarra elettrica e con un violoncello elettrico Fram lorelei.
Durante l’adolescenza Manzanera, ha formato una serie di gruppi con Bill MacCormick, Ian MacDonald e David Rhodes, nel Dulwich College ove conobbe anche Robert Wyatt e David Gilmour.
Phil era determinato a far parte di un gruppo professionale e nell’ottobre 1971 fece l’audizione come chitarrista solista dei Roxy Music ma gli fu preferito David O’List e lui entrò a far parte dello staff come road manager ed assistente fonico. Per un’audizione con David Enthoven di EG Management a Phil fu chiesto di suonare la chitarra perché O’List aveva appena lasciato il gruppo per un alterco con Paul Thompson; Phil aveva imparato tutto il repertorio per conto suo ed il 14 febbraio del 1972 entrò a pieno titolo nei Roxy Music e partecipò alle registrazioni del primo album.
Il primo brano della facciata A (quindi il primo da ascoltare!) era “Re-Make/Re-Model” etichettato come un pastiche postmoderno, con assoli di ogni membro della band che riecheggiano diversi brani della musica occidentale, tra cui “Day Tripper” dei Beatles, “Peter Gunn” nella versione di Duane Eddy e la “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner; l’esoterico “CPL 593H” era probabilmente il numero di targa di una macchina guidata da una bella donna; altra chicca sono “Ladytron” e la title track del secondo album, l’intrigante “For Your Pleasure” (il suono non è ottimale, ma il feeling si!).
Nel 2000 la rivista Q inserì il secondo album dei Roxy Music, “For your pleasure“, al numero 33 nella lista dei 100 migliori album britannici di sempre e Morrissey degli Smith affermò che “I could only think of one truly great British album: For Your Pleasure.”
Nella pausa di riflessione del 1976-8 dei Roxy Music, Phil fece parte degli 801 insieme a Brian Eno, al bassista e cantante Bill MacCormick, al tastierista Francis Monkman, al batterista Simon Phillips e Lloyd Watson alla slide-guitar e voce… realizzando il mitico disco: 801 live.
Nel 1980 costruì il suo studio personale Gallery Studio nella sua casa di Chertsey. Nello studio registrò diversi artisti, ma anche come le sue parti per i dischi dei Roxy Music “Flesh and Blood” ed il conosciutissimo “Avalon“. La possibilità di avere un proprio studio ha portato Phil ad un approccio diverso per il suo album in studio, il terzo da solista dopo l’eccellente esordio con “Diamond Head” del 1975; “Primitive Guitars” divenne un disco “solo” nel vero senso della parola in quanto Phil suonò tutti gli strumenti con l’eccezione del basso di John Wetton in un brano. Da quell’album sono stati pubblicati anche 2 singoli: “Impossible Guitar” (eseguita anche da Roxy Music durante il tour Avalon) e “Criollo”.
Nel 2000 lo studio si spostò nell’attuale location con lo spirito di essere sempre all’avanguardia (acquistando un banco Euphonix) e ricreando un ambiente che fosse per il “musician in the studio”. L’elenco dei clienti include Brian Eno, David Gilmour, Annie Lennox, Kevin Ayers, Chrissie Hynde e Robert Wyatt, il cui acclamatissimo “Comicopera” è stato registrato nel 2007 presso la Galleria.
Questa enorme attività di produzione e di collaborazioni non ha certo fatto mancare il tempo per un album personale, infatti a marzo è stato pubblicato “The Sound of Blue“, caratterizzato dal cortometraggio che illustra ogni brano, creato con riprese dal suo iphone e super 8. L’album è stato prodotto da Manzanera e masterizzato dal fonico dei Pink Floyd, Andy Jackson. Questo lavoro, che consiglio di ascoltare almeno una volta, comprende con la cover del brano “No Church in the Wild” di Jay Z e Kanye West, nel quale era campionato un riff di chitarra di Manzanera!
Phil Manzanera ha detto: “Scrivendo musica strumentale penso alla possibile narrazione per ogni traccia. La scrittura di The Sound of Blue è iniziato evocando ricordi ed emozioni che non avevo rivisitato per anni: la mia infanzia degli anni ’60 in America Latina, Magdalena, mia madre colombiana, i giorni inebrianti dei primi Roxy Music negli anni ’70, avventure musicali in Spagna e Svezia, i giorni trascorsi a esplorare la Cornovaglia e l’improbabile incontro musicale con due stelle del rap mondiale. The Sound of Blue e il suo cortometraggio è in effetti una sorta di memorie musicali.“
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