Ciao musicoffili, in questa terza parte parleremo di come impostarci mentalmente ogni volta che prendiamo il metronomo e, quindi, della velocità reale, ricordandovi di dare un occhio ai primi due articoli pubblicati che trattavano di warming up e della velocità cosiddetta “virtuale”; se siete pronti per iniziare un approccio ben diverso da quest’ultima, andiamo subito a vedere bene di cosa si tratta parlare di “velocità reale”.La velocità reale è quella velocità nell’eseguire qualsiasi cosa sul nostro strumento, avendo il totale e pieno controllo sia articolare che connettivo, o detto ancora meglio, avendo controllo sia sui movimenti che sulla connessione mani-cervello. In poche parole, ci accorgiamo della nostra velocità reale quando eseguiamo una qualsiasi parte “a freddo” senza difficoltà, senza tensioni nel corpo, avendola già interiorizzata e fatta nostra completamente.Cosa dobbiamo ottenere?Molto semplice è la risposta: la consapevolezza di ogni singolo suono da noi prodotto a velocità sostenute, ciò vuol dire essere in grado di “sentire“, letteralmente, ciò che suoniamo in ogni istante, senza “buttare” le mani li dove sono, solo perchè sono lì!!!Faccio un esempio: prendiamo uno dei nostri chitarristi preferiti più veloci, quante volte ci siamo soffermati a vedere ed ascoltarlo meravigliandoci di quanto fosse fluido, limpido nei suoni, pulito, perfetto senza macchia ma sopratutto rilassato e sereno? Rilassamento e la serenità, in realtà questi due fattori sono solo la conseguenza di un qualcosa di più grande, cioé: consapevolezza, del proprio corpo e dei propri movimenti!
Tali chitarristi riescono a darci questa impressione di fluidità e facilità di fraseggio poichè, per loro, in realtà è proprio cosi! Si sono costruiti tale situazione con il tempo ma soprattutto in un modo strategico che si può scovare osservandoli con attenzione!Descriviamo cosa vuol dire essere fisicamente consapevoli di una diteggiatura, frase, scala, arpeggio. Esempio: prendiamo in esame un esercizio che eseguiamo da sempre, semplice per noi tipo a 45bpm. Spesso, quando iniziamo l’esercizio in modo abbastanza lento, alla nostra portata, difficilmente facciamo errori; è cosi poichè riusciamo a gestire consapevolmente ogni singola nota. Lei è lì, alla nostra mercé e riusciamo a capire e sentire bene il movimento che dobbiamo applicare per ottenerla.
Quando iniziamo, invece, ad aumentare la velocità, ad andare in territori metronomici da noi poco bazzicati, stando alla soglia del limite, iniziano a balzare fuori una serie di errori che spesso non riusciamo a controllare. Essi sono dovuti al fatto che il cervello non riesce a pensare quei movimenti cosi veloci!Ecco la chiave di cui vi parlavo: il nostro famoso chitarrista eseguirebbe quell’esercizio in modo perfetto e rilassato perchè riesce a pensare quel movimento senza problemi. Il suo cervello è già pronto per la nota successiva, alimentando la connessione mani-cervello in modo performante. Nella testa, il nostro beniamino vede tutto più lento, un po’ come nel film “Matrix” dove, durante le sparatorie, si vedono le pallottole a rallentatore. Soltanto che da noi, al di fuori, viene percepito in modo velocissimo!
Proprio così, la consapevolezza corporea e mentale ti porta a sentire e vedere (e prevedere) ogni movimento più “lentamente”, dandoti la possibilità di pensare i movimenti successivi.Chi ci vede da fuori sente la velocità, la sicurezza, mentre invece noi stiamo in un mondo tutto nostro, che non a caso Steve Vai nomina “ultrazone“, una zona ultra, ulteriore, dove regna un’unica cosa e siamo estremamente focalizzati su cio che facciamo! Tutto questo ha un forte dispendio energetico in termini di concentrazione! Ovviamente il trucco per non sbagliare mai è arrivare a suonare (senza errori) più veloci a casa, in sessione di studio, per dare un po’ di respiro ai live! Questo è uno dei trucchi: avere una riserva in più per stare larghi durante le “performance”!Parliamo quindi di una sorta di dilatazione temporale in noi stessi. Un’alta concentrazione e una buona consapevolezza corporea rendono la connessione mani-cervello schermata, a prova di rottura! Come ottenere consapevolezza e perfezione?
Rispondo: con la scheda tecnica che vi darò la prossima puntata di questa quadrilogia! Mi piace spesso dire che noi chitarristi danziamo sulle corde e siamo come dei “samurai”, esiste tutta una filosofia dietro certi esercizi dei samurai, ma la cosa importante è il sacrificio. La scala per il successo, non prevede l’ascensore! Non so se ho reso l’idea. Insomma, la disciplina, l’esercizio rende perfetti se condito con la strategia. Questo vale per tutti! Vale anche per i chitarristi da Hendrix a Satriani a Metheny!Nell’ultima puntata riassumerò tutto in un unica scheda, che raccoglierà in una sola struttura logica tutti gli aspetti già discussi, comprensibile e semplice che, se eseguita come spiegata, vi darà il risultato preventivato!Giuseppe BonoOfficial Facebook
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Velocità reale e virtuale #3 – Velocità reale
Ciao musicoffili, in questa terza parte parleremo di come impostarci mentalmente ogni volta che prendiamo il metronomo e, quindi, della velocità reale, ricordandovi di dare un occhio ai primi due articoli pubblicati che trattavano di warming up e della velocità cosiddetta "virtuale"; se siete pronti per iniziare un a
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