È un disco morbido e grazioso quello che gli Amari hanno sfornato il 22 gennaio scorso, un disco, “Kilometri”, che segna un ritorno deciso all’uso del registro lessicale dopo la parentesi anglofona e fortunata di Poweri, produzione abbastanza considerata nel Regno Unito che permise alla band friulana di suonare moltissimo nei mesi immediatamente successivi alla sua pubblicazione, risalente, come si ricorderà, all’ottobre del 2009.
A Kilometri, uscito per Riotmaker Records, gli Amari hanno invece lavorato con intensità per un biennio intero. Lo hanno scritto in gran parte tra Milano e la provincia di Udine e poi sono andati a registrarlo in un posto delizioso come Città Di Castello, nel cuore dell’Umbria. Si sono recati, nello specifico, da Leonardo “Fresco” Beccafichi, il quale li ha ospitati dall’agosto del 2011 a quello del 2012 presso il Malkovich Studio. Lì, in un clima decisamente disteso e familiare, le nove canzoni presenti nella raccolta hanno assunto pian piano la loro forma ideale, nonché definitiva. E lì si è svolto poi quasi tutto il lavoro. Solamente le batterie acustiche non sono state incise al Malkovich, bensì al Freego Studio da Michele Pazzaglia, sempre in quel di Città Di Castello.
Per questo album il nucleo di base (composto da Dario “Dariella” Moraldo, Francesco “Cero” Ceravolo e Davide “Pasta” Piva) si è avvalso dell’apporto di un altro trittico di buoni e sensibili musicisti: Sergio Maggioni, Pietro Fabbri, Enrico Librio. Ovviamente in studio i ruoli si sono spesso e volentieri invertiti, nel senso che ognuno dei componenti del progetto ha avuto modo di occuparsi di strumenti molto diversi tra loro. E bisogna dire che una certa serenità, una certa complicità tra i componenti si intuisce con estrema facilità ascoltando in cuffia e con attenzione (e a ripetizione) il cd. Kilometri è un ottimo esempio di buon pop, magari non straripante, tantomeno capace di mettere d’accordo tutti, ma comunque alquanto astuto e raffinato. Si tratta di un disco in cui i suoni risultano il più delle volte poco invadenti e cristallini. Tutto è bilanciato. I brani stessi, del resto, suggeriscono solarità ed equilibrio, a partire proprio dal primo singolo estratto intitolato Il Tempo Più Importante, di certo una delle tracce più riuscite dell’intero Lp.
D’altronde Kilometri mantiene grosso modo sfumature e colorazioni di quel tipo, essendo gli inediti presenti in scaletta assolutamente discreti nelle musiche, brevi nella durata generale, invitanti per ciò che concerne l’aspetto melodico, semplici nelle strutture e poi orecchiabilissimi nel complesso. Tiepidi ed armoniosi sono inoltre gli arrangiamenti, i quali denotano un approccio sempre stuzzicante e variopinto. Ci sono ad esempio tante chitarre elettriche (mai comunque scostanti e incoerenti), così come numerose tastiere, sintetizzatori e batterie elettroniche. Kilometri suona in maniera assai moderna, questo va sottolineato.
Tuttavia il marchio di fabbrica è decisamente personale ed unico. È un disco poco ambizioso, che non ha grandi pretese ma che alla fine si lascia ascoltare tranquillamente. All’inizio le canzoni non sembrano dire nulla e rischiano addirittura di apparire un po’ troppo simili tra loro in fatto di tematiche, espressioni, testi e sonorità. Eppure, se contemplati a lungo, questi pezzi finiscono per entrare in testa non tanto per la loro leggerezza che li pervade, quanto per la genuinità che palesano. Molto incalzanti sono Aspettare, Aspetterò (traccia d’apertura un po’ sullo stile dei Fool’s Garden per via del suo mood quasi balzellante che fa molto anni Novanta), Africa, la già citata Il Tempo Più Importante, Il Cuore Oltre La Siepe, la title-track e Rubato.
In generale è negli episodi meno elettro-pop che gli Amari sembrano dare il meglio. Un brano come Ti Ci Voleva La Guerra, ad esempio, forse anche per il fatto di risultare piuttosto prevedibile nelle musiche e nel testo, non convince molto. Discorso simile per La Ballata Del Bicchiere Mezzo Vuoto e A Questo Punto. Al di là di ciò, Kilometri è un Lp potenzialmente in grado di piacere a molti, soprattutto perché è molto estivo nell’indole e nell’impronta, nonché posato e semplice nella costruzione. È il classico disco che trasmette serenità, anche perché non troppo impegnativo. E tutto sommato un po’ delicatezza, da non confondere con superficialità, ci vuole ogni tanto. Ideale da ascoltare in auto, in compagnia o da soli, e in occasione delle future gite fuori porta. Saranno Kilometri di quiete.
Alessandro Basile
Genere: Indie Pop
Line-up:
Dario Moraldo – voce, chitarre
Francesco Ceravolo – voce, tastiere
Davide Piva – basso, synth
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Tracklist:
1. Aspettare, Aspetterò
2. Ti Ci Voleva La Guerra
3. Africa
4. Il Tempo Più Importante
5. Il Cuore Oltre La Siepe
6. La Ballata Del Bicchiere Mezzo Vuoto
7. A Questo Punto
8. Kilometri
9. Rubato
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