Almeno un paio di interrogativi emblematici, e presumibilmente naturali, si palesano contemplando a fondo un disco raffinato, di rara bellezza, come “Valetudo”, nuovo lavoro in studio di Marco Iacampo: dove la trova tutta questa ispirazione? E come fa a realizzare ogni volta canzoni perfette e intrise di cotanta sublimità? Già, perché è proprio la profondità, la purezza delle undici tracce inedite in scaletta a colpire in men che non si dica, fin dal primissimo ascolto. E il bello è che Iacampo questo disco l’ha scritto in tempi decisamente brevi, se si pensa che il precedente – nonché eponimo – Lp era stato sfornato poco più di due anni fa.Tutto ciò fa inevitabilmente scaturire due importanti considerazioni circa questo grande autore, di sicuro uno dei più sensibili, intriganti, attualmente in circolazione: in primo luogo, che alla base ci sia un’evidente predisposizione, un talento innato per la scrittura e per la fusione perfetta di musica e parole; e poi che dietro ad ogni produzione rilasciata fino ad oggi dallo stesso Iacampo ci siano sempre stati un lavoro ed una dedizione incredibili. Va da sé che tutto ciò si sia puntualmente ripetuto anche per un piccolo capolavoro come, appunto, Valetudo, dato alle stampe lo scorso 16 novembre e pubblicato per Urtovox e The Prisoner. Non capita infatti tutti i giorni di denotare dischi così completi e ben calibrati, vale a dire ricchi di preziosi espedienti sonori e pervasi da vera poesia. Del resto è proprio di poesia che qui si deve parlare. Come restare infatti impassibili di fronte ad un linguaggio, ad un registro lessicale così elegante, ordinato, pregevole, impeccabile e soprattutto emozionante? Una cosa è certa: pochissimi in Italia possiedono una penna del genere. Forse soltanto Cesare Basile, Bobo Rondelli e Pino Marino stanno un gradino sopra in quanto a testi.
Tornando invece alle considerazioni su Valetudo, bisogna dire che stavolta il talentuoso chansonnier veneto, nato a Mestre nel gennaio del 1976, ha optato per un album caratterizzato da suoni ed arrangiamenti quanto mai delicati ed essenziali, evitando però, con notevole maestria, di realizzare un qualcosa di piatto ed insipido. Del resto, quando si opta per impronte sonore asciutte e poco articolate il rischio di risultare abulici è spesso e volentieri dietro l’angolo. La cosa interessante è data quindi dal fatto che i pezzi racchiusi in Valetudo, seppur poco ambiziosi ed articolati a livello di strutture e dinamiche, mantengano tuttavia una pregevole efficacia, non soltanto nei testi e nelle melodie, che restano comunque irresistibili, suggestivi. Qui sono anche e soprattutto le musiche a possedere una certa entità, essendo esse stesse piene di colori, anche quando tutto si riduce a morbidi arpeggi sorretti da piccoli set di percussioni.
C’è un indescrivibile calore dietro ogni canzone di Valetudo, il che lo rende un lavoro ancor più intimo di quanto si possa credere. Un disco, questo, poco invadente e se vogliamo terapeutico, ideale da ascoltare di notte, magari nel tepore casalingo, o se non altro in momenti di quiete. Soltanto in situazioni del genere si potrà comprenderne pienamente il valore autentico. Difficile, a questo punto, trovare dei nei. Difficile puntare il dito verso qualche aspetto o componente. Impossibile non avvertire i brividi quando si incappa in componimenti brillanti, deliziosi, sopraffini. Qualche titolo? Mondonuovo, Soltanto Io, Solamente Noi, Tanti No E Un Solo Sì e poi la meravigliosa Amore Addormentato, forse una delle canzoni italiane più belle scritte negli ultimi anni. Opportuno invece lodare la coerenza di un album costituito da pezzi dotati di aperture deliziose, con incisi capaci di entrare facilmente in testa e che inducono a riavviare in continuo la raccolta.
Valetudo non è altro che un disco favoloso, perfetto, almeno nel suo genere. Un disco da esplorare per scoprirne ogni volta una connotazione diversa. Potrà anche non entusiasmare quella fetta di ascoltatori poco attratti dal songwriting italico dei giorni nostri, ma non si potrà certo non riconoscerne la classe e lo spessore. Targa Tenco 2013 nella categoria “miglior album dell’anno”? Probabilissimo. Anzi, diciamo che sarebbe proprio il caso.
Alessandro BasileArtisti simili consigliati: Marco Parente, Gnut, Non Voglio Che Clara, Umberto Maria Giardini, Francesco Forni
Tracklist:
1. Mondonuovo
2. Amore In Ogni Dove
3. Soltanto Io, Solamente Noi
4. Trecento
5. Tanti No E Un Solo Sì
6. San Martino In Pensilis
7. Non È La California
8. Gli Inverni Non Mi Cambieranno Più
9. Un’Elica
10. Amore Addormentato
11. Valetudo
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