Incontrare i Dinosaur Jr. sul proprio percorso è un po’ come scoprire che il nostro vicino di casa è in realtà James Bond. Difficilmente ci si potrebbe aspettare mai niente di sorprendente dall’ascolto della band capitanata da J. Mascis, forse proprio per colpa dello sguardo perso di quest’ultimo, a metà fra il disorientato e lo scocciato. Personaggio difficile Mascis, come anche il resto del gruppo, indubbiamente uno dei capisaldi fondatori del rock come oggi lo conosciamo, meritevole (o colpevole) d’aver influenzato la generazione sul limitare tra gli anni ottanta- novanta e di riflesso tutte quelle a venire. Molti spesso dimenticano che senza i Dinosaur Jr. la scena rock moderna sarebbe realmente molto diversa. Dal 2005 il gruppo è tornato al trio originario, “I bet on sky” è il terzo album prodotto dal momento della reunion ed arriva con l’arduo compito di dare realtà alla nuova “dimensione” della band.“Beyond” e “Farm”, rispettivamente usciti nel 2007 e nel 2009, hanno senza dubbio dimostrato un gruppo capace di prendere in mano il proprio nome dopo diversi anni, senza accusare troppo il peso del tempo. “I bet on sky” nasce sotto il presupposto di non poter più solamente suonar bene. Le aspettative erano alte fin dall’annuncio ufficiale dell’uscita, così il momento dell’arrivo sugli scaffali è stato osservato da tutta la stampa specializzata con un occhio di riguardo. In tutta onestà è davvero difficile riuscire a dire se tanto fervore fosse lecito. Non si voglia fraintendere, questo nuovo album suona sicuramente come ci si aspetterebbe, purtroppo forse fallisce in quella missione di aggiungere un piccolo extra a ciò che era già stato rimarcato dalle due uscite discografiche precedenti.
L’incipit è dei più interessanti, “Don’t pretend you didn’t know” apre con un riff di ottima presa. La voce di Mascis arriva ad appoggiarsi vellutata su un tappeto ritmico che però, dopo aver ben cominciato, finisce per non variare mai nei ben cinque minuti abbondanti di durata. Malgrado il buon inizio, la staticità del primo brano lascia intravedere quello che sarà il risultato dell’intero lotto. “Watch the corners” è stato il singolo scelto per la presentazione dell’album, indubbiamente uno dei brani migliori del disco. Heavy, “quadrato” e ben suonato, “Watch the corners” è un buon colpo in pancia come seconda traccia per destare i primi dubbi sopraggiunti, peccato che l’empasse di “I Bet on Sky” sia sempre dietro l’angolo. “Almost Fare” è la vera debacle del disco, brano davvero trascurabile sia per livello esecutivo sia per costruzione. Certo in tre brani la band è riuscita a suscitare sensazioni estremamente diverse, dal misto di indifferenza procurato con la traccia d’apertura, passando per l’interesse del singolo di lancio, fino ad arrivare alla caduta peggiore proprio sul terzo brano. È positivo poter dire però che dalla quarta traccia in poi l’album non farà che migliorare, assestandosi anche su un ottimo livello esecutivo.“Stick a toe in” è un brano dalla grande atmosfera, nebbiosa in pieno stile Dinosaur Jr., la voce di Mascis al limite dell’intonato, accompagna strascicata un brano sinuoso, dall’animo contrito, quasi in bilico tra il voler suonare ed il ritrarsi e nascondersi. È un gran bel trio quello composto da “Rode”, “I know it oh so well” e “Pierce the morning rain”, che rialza il tiro del disco con veemenza e fervore, riconsegnandoci il gruppo di Amherst (Massachussetts) in splendida forma. A questo punto resta un solo problema, a sole tre tracce dalla fine, ancora non s’è sentito alcun lampo o spunto tale da farci tendere più attentamente l’orecchio. Servirà giusto ancora un po’ di pazienza?
“What was that” inizia con una buona linea melodica di chitarra, sempre graffiante e sferragliante, peccato il brano non decolli davvero. È necessario quindi attendere le ultime due tracce per vedere il vero tesoro nascosto dell’album. È il riff portante di “Recognition” il primo segnale di tale rivelazione, il brano nella sua totalità, con una struttura indubbiamente fuori dalle righe per l’intera discografia della band, conferma tutto ciò che di buono ci si poteva aspettare. “See it on your side” chiude il disco con uno spolvero dei migliori Dinosaur Jr., cadenzati, malinconici eppure mai scanzonati.I Dinosaur Jr. hanno sempre dato l’idea d’essere degli eterni Peter Pan cui tutto era concesso grazie ad un velo d’evidente aura d’adolescenziale nascosta dietro la folta e grigia criniera di J Mascis. Purtroppo nella realtà le favole prima o poi terminano, e così anche quella di Peter. Anche i Dinosaur Jr. devono fare i confronti con gli anni che passano, tre album dalla reunion del 2007 e pochi spunti originali. Il sound originario è ancora ben presente e sempre valido, sembra però che con il passare del tempo sia divenuto un comodo rifugio dietro cui barricarsi per evitare l’estinzione. Non è tutto da scartare però, quest’ultimo prodotto di casa Dinosaur Jr. è a tutti gli effetti un disco più che piacevole e dal gran suono. Per tutti gli amanti del gruppo sarà sicuramente un disco da avere, per tutti gli altri forse è meglio guardare ad altri capitoli passati della band.“I bet on sky” non poteva permettersi di essere solamente un buon disco, purtroppo sbaglia ed osa qualcosa di più solo nel finale. L’obiettivo non è centrato, “I bet on sky” non lascerà il segno nella storia della band, certo non più dei suoi due predecessori, finendo così per essere solamente il nuovo disco dei Dinosaur Jr.Francesco SicheriGenere: Alternative Rock/Grunge
Lineup: J.Mascis (chitarra/voce); Lou Barlow (basso); Murph (batteria)Tracklist:
01 – Don’t Pretend You Didn’t Know
02 – Watch the Corners
03 – Almost Fare
04 – Stick A Toe In
05 – Rode
06 – I Know It Oh So Well
07 – Pierce the Morning Rain
08 – What Was That
09 – Recognition
10 – See It On Your SideDi seguito lasciamo il video ufficiale del singolo “Watch The Corners” ed una selezione di brani tratta dal canale soundcloud ufficiale del gruppo.
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