Nati per supportare il lancio di “Eraser”, lasciati a decantare poi per ben tre anni ed infine tornati in studio solo una volta che il tempo ha terminato di caratterizzarne efficacemente il sapore. Non è più il tempo in cui Thom Yorke richiedeva colleghi con cui portare in lungo e in largo il proprio materiale solista, gli Atoms For Peace sono divenuti una vera e propria realtà creativa. La mente pensante rimane indubbiamente l’esule dei Radiohead, senza essere però faraone dittatore.“Before Your Very Eyes” è l’incipit di “Amok”, forse vero e proprio debutto discografico della band (come unione d’intenti e non come session-band), sicuramente una delle principali uscite discografiche del 2013. Fin dalla traccia d’apertura, ballabile, elettronica ed eccentrica al punto giusto, riesce facile intuire come il disco abbia potuto raggiungere immediatamente ottime posizioni nelle classifiche di tutto il globo. L’ascolto di “Amok” è da iniziarsi senza pregiudizi e soprattutto senza la necessità di ritrovare sparsi qua e là troppi Radiohead o piccanti peperoncini rossi. Le due band sono presenti in svariate sfumature, sarebbe problematico constatare il contrario, ma è davvero un gran punto di forza del disco l’essersi discostato abbastanza da entrambi gli ensemble tanto da risultare originale di per sé.Subito dopo il nome di Yorke è quello di Flea a destar la maggiore curiosità. In trent’anni suonati di carriera, abbiamo visto il tatuato australiano cimentarsi in una tale quantità di generi da lasciare sbalorditi. Dal funk-rock dei Red Hot, al punk rabbioso dei Fear, passando per il prog sperimentale dei due album in forza ai The Mars Volta, senza voler contare per bene tutte le one night stand che hanno visto Flea cimentarsi con pop, free-jazz, swing e la lista potrebbe continuare senza molti freni. A completare il quadro della formazione aggiungiamo elementi quali lo storico produttore dei Radiohead Nigel Godrich, il batterista Joey Waronker (Beck, Elliot Smith, R.E.M.) e il percussionista brasiliano Mauro Refosco. La base di partenza si presenta indubbiamente interessante e per qualche verso preoccupante. Il nuovo album di Yorke fuori dalla nave madre sarebbe facilmente potuto essere composto d’imbellettati scarti provenienti da sperduti archivi, ma fortunatamente così non è andata. La qualità degli Atoms For peace è tale da muovere anche gli spunti più headiani verso lidi inattesi e inaspettatamente molto validi. Un nido elettronico e sperimentale nasconde una spiccata vena dance/funk, raccolta in un contenitore mai artificiosamente forzato. Siamo ad un melting pot tra l’electro-smooth, un’attitudine ambient secca e asciutta ed una vena sperimentale decisamente pronunciata. Il fluido sintetico-elettronico in cui “Amok” immerge è squisitamente realizzato su linee di basso fra le più trascinanti mai scritte e suonate da Flea, cui si aggiunge un intricato mondo di samples, loop e drum machine, accatastati a regola d’arte in una ragnatela di raffinata fattura. La voce e i testi di Yorke, straniati e dispersi nell’etere, insieme a timidi refrain d’una chitarra trasandata, chiudono un pacchetto di brani di cui sono davvero pochi i momenti che non riescono ad attecchire, anche se qualcuno c’è.“Ingenue” con il suo reverse-synth d’apertura o “Stuck Together Pieces” sono difficilmente replicabili, ma mediamente tutte e nove le tracce si lasciano ascoltare con estrema semplicità malgrado il disco apparentemente possa sembrare di difficile assorbimento.
La tendenza al ballo che Yorke e Flea manifestano solitamente sul palcoscenico si è trasferita in studio di registrazione ed il disco vince le riserve dei più scettici, ma c’è però da dire che giunti a fine tracklist non ripaga appieno l’enorme hype generato nei mesi prima del suo arrivo. Il matchelettro-melodico funziona, non ci sono sbavature di alcun tipo ma manca lo scarto decisivo; assente colpevole del disco è quella virgola fuori posto che sulla carta ci si sarebbe aspettata da un gruppo con questi membri. “Amok” è un disco moderno nella buona accezione del termine, vive di vita propria e regala una manciata di ottimi brani, “Dropped”, “Reverse Running” e “Default” per fare tre nomi da aggiungere a quelli già citati. Un album piacevole e con qualche ottimo spunto creativo, ma che lascia comunque un senso di non totale appagamento una volta terminato l’ascolto. Troppo poco per far correre trafelati al negozio ma decisamente troppo buono per finire accatastato nella mediocrità.
Francesco SicheriGenere: Electronic/Experimental Rock
Lineup:Thom Yorke – lead vocals, guitar, piano, keyboards, percussion
Flea – bass guitar, melodica
Nigel Godrich – keyboards, guitar, backing vocals, percussion
Mauro Refosco – percussion, additional drums
Joey Waronker – drums
Tracklist:
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