Non hanno una lunga carriera alle spalle ma ciò non sembra spaventare minimamente i Godsticks, eclettico power-trio formatosi nel 2006. Dalla nascita del progetto non s’è dovuto attendere molto tempo per assaporare “Spiral Vendetta”, album di debutto rilasciato nel 2010, immediato successo di critica che ha portato la band all’attenzione degli addetti ai lavori. Ecco quindi che a distanza di tre anni viene dato alle stampe “The Envisage Conundrum”, secondo e più maturo disco del trio d’oltremanica.L’eponimo “Godsticks” nasconde i nomi di Darran Charles (vocals, guitar, keys), Steve Roberts (drums, keys) e Dan Nelson (bass), autodefinitisi un trio progressive-pop-rock sono in realtà difficilmente classificabili con un’unica etichetta. Un indefinito minuto e poco più d’atmosfera introduttiva apre “The Envisage Conundrum” che presto scopriremo essere contenitore di diversi colori musicali, legati l’uno con l’altro dal comune filo prog, probabile punto di convergenza tra i tre membri del gruppo.
Il riff iniziale di “Caught In A Bind” introduce sonorità cariche e intense che rimandano ai Porcupine Tree più datati. La scelta sonora del secondo brano è uno dei punti di forza del disco, prodotto eccellentemente ed altrettanto squisitamente eseguito. Particolarità che subito salta all’orecchio è indubbiamente la voce di Darran Charles, caratterizzata nella seconda traccia da alcune flessioni che ricordano per alcuni versi il Chris Cornell meno ruvido e più melodico (quello di “Songbook” per intenderci). La titletrack apre con un riff davvero coinvolgente e trascinante, presto spezzato per lasciar respirare maggiormente il brano con un ritmo più cadenzato, sopra cui si appoggiano meravigliosamente le liriche del testo, condite qua e là da alcune sezioni di voce raddoppiata. La vena artistica del gruppo prende il largo man mano che si dispiegano le dodici tracce che compongono l’ora abbondante di musica di “The Envisage Conundrum”. Dai tratti acustici di “In A Way That Ended Me” e “Benchmark” fino al piano-solo di “Disclosure”, in cui s’illuminano evidenti influenze jazzistiche.La suite “Borderstomp” è divisa in tre parti, rispettivamente “Death To Tuesday”, “Blind” e “Cielo Azul”. Le tre sezioni di “Borderstomp” sono probabilmente il pezzo forte del disco, in cui riff granitici, linee vocali dalle melodie rilassate e stralci di quiete sonora si fondono ed alternano con compiuta complicità. Nella suite tripartita emerge sicuramente il diverso colore dei tre interventi musicali, dalle più spiccate melodie di “Death To Tuesday”, all’andamento lisergico di “Blind” fino alla più marcata epicità di “Cielo Azul”.La stupenda ballad “Raised Concerns”, guidata dal dialogo piano-chitarra ed arricchita da inserti d’archi, chiude il disco in maniera eccellente ed impeccabile. Non c’è un punto di cedimento all’interno di “The Envisage Conundrum”, i dodici brani sfilano lineari e mai fuori luogo, forse l’unica pecca, là dove si volesse trovarne una, è la durata complessiva. La band gallese ha prodotto un disco decisamente interessante, pesante e melodico al punto giusto, trascinante e riflessivo, carico di pathos e una miscela sonora intrigante che fonde l’epico ed il pop più melodico.
Consigliatissimo a tutti gli amanti del prog ma soprattutto del rock più generalmente inteso, a patto però che ci si approcci al disco privi di pregiudizi o attese da rispettare, i Godstick si divertono spesso a cambiare rotta e mezzi, con una consapevolezza e maestria che è padronanza di poche band al giorno d’oggi.
Francesco SicheriGenere: Progressive/Hard-Rock
Lineup: Darran Charles (vocals, guitar, keys), Steve Roberts (drums, keys), Dan Nelson (bass).
Tracklist:1. Convergence (Intro) (1:17)
2. Caught in a Bind (5:03)
3. The Envisage Conundrum (6:44)
4. In a Way That Ended Me (4:59)
5. Benchmark (4:35)
6. Submerged (4:57)
7. A Brief Foray (4:48)
8. Disclosure (3:48)
9. Borderstomp – Part 1 (Death to Tuesday) (5:05)
10. Borderstomp – Part 2 (Blind) (5:54)
11. Borderstomp – Part 3 (Cielo Azul) (6:52)
12. Raised Concerns (5:30
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