Rimettersi in carrozza è sempre difficile. Tornare sulle scene dopo anni di varie vicissitudini e cambi di formazione è ancora più arduo. Quando a ciò si aggiunge l’essere una fra le band più importanti del panorama musicale anni novanta, il come-back risulta davvero impossibile. Nessuna simile preoccupazione sembra aver mai turbato minimamente Billy Corgan, lui che i Pumpkins li ha fondati, sciolti, ripresi e cambiati fino all’osso.
Oceania è sicuramente uno dei dischi più attesi del 2012, giunto dopo anni di chiacchiere e speculazione critica riguardo gli irripetibili fasti della band. A dispetto di tutto e tutti tornano gli Smashing Pumpkins, o per meglio dire, torna un nuovo gruppo guidato da Billy Corgan. Della band che produsse Gish o Siamese Dream non esiste più nulla, tutto il resto è stato ricostruito da zero, niente più Iha o Chamberlin, il solo Corgan a restare in piedii, come sempre al comando del veliero.
L’album prende il via in lontananza con Quasar, brano che lentamente cresce per arrivare a lanciarsi e divampare in pochi istanti. Il muro sonoro è ancora solido, proprio come anche i fan di vecchia data vorrebbero. Il brano è compatto ed il tiro è quello giusto. Corgan fa sempre abilmente il suo mestiere e la band supporta egregiamente. Nulla da eccepire, il suono del primo brano, ma anche della successiva Panopticon, è rude e determinato al punto giusto, anche se fin dalle prime due tracce, avanzare nell’ascolto lascia una strana sensazione addosso, soprattutto a chi conosce bene la band.
L’anima originaria è viva in background, il mood è quello che ci si aspetta, ma qualcosa sembra essere radicalmente mutato, non tanto a livello sonoro quanto più nell’attitudine. Violet Rays, brano fra i più interessanti e sperimentali, è una delle diverse ballad inserite nel disco (My Love Is Winter, Pinwheels per fare altri due esempi) ed anche una delle conferme del mutamento spirituale alla base di Oceania. La rabbia pessimistica e autodistruttiva che aveva caratterizzato i precedenti prodotti è attenuata, docilmente domata in un nuovo e più solare approccio. Mai artwork è stato scelto meglio per un disco. Oceania è un disco azzurro e blu.
Forse troppo blu, quasi perso nel suo marino e inafferrabile orizzonte. La sensazione purtroppo è proprio quella d’intangibilità, di trovarsi di fronte ad un buon disco, ben suonato e ben prodotto anche se in fondo un po’ vuoto.
Può sembrare sbagliato calare la scure in maniera tanto radicale, perché in fondo i pregi dell’album sono svariati. La nuova vena “romantica” di Corgan potrebbe trovare più di un seguace, come anche brani quali The Chimera e Pale Horse sono davvero ben scritti, il problema è quell’immensità di cui si è dipinta l’intera composizione. Ciò che manca è il contatto con i testi e con l’ascoltatore. Interessante la svolta elettronica di alcune tracce come Pinwheels, direzione che regala un’atmosfera palpabilmente più fresca e intraprendente al disco. One Diamond, One Heart è forse l’unico brano evitabile nell’intero lavoro, troppo tendente ad un synthpop decisamente lontano dalle lande d’esperienza di Corgan in primis e della band in seconda battuta. Glissandra e Inkless calcano l’acceleratore prima di chiudere con una Wildflower quasi ambient, brano quest’ultimo che si rivela uno dei migliori. Il disappunto può facilmente sorgere tra i vecchi appassionati della band, che difficilmente ritroveranno nelle note di Oceania tutto ciò che attendevano dal ritorno degli Smashing Pumpkins. Purtroppo per tutti i nostalgici i tempi sono cambiati, malgrado l’effige sia la stessa, alla base c’è una nuova band che lavora sotto le direttive di un Corgan sicuramente prolifico e di buona vena, ma radicalmente trasformato. Oceania è il coerente prodotto del Corgan odierno che, riformando il gruppo, ha cercato di imprimere, almeno nei tratti maggiori, quelle sfumature che avevano fatto la fortuna del passato. Peccato per quella sensazione di distacco percepibile lungo tutto l’album, come di fronte a troppa perfezione. Il disco suona egregiamente ed i brani funzionano, purtroppo non riescono ad andare a fondo. Servono molti ascolti per arrivare a sentirsi partecipi di questa nuova vita della band, ascolti che non tutti possono essere disposti a voler fare. In definitiva Oceania è un disco che va ascoltato e non si fa ascoltare, un po’ chiede senza restituire per poi richiamarci con qualche sensuale spunto. Non è un album clemente questo, per certi versi sicuramente più sfacciato di altri lavori a firma Pumpkins, temerario in alcune puntate sonore, ridondante in altri aspetti. In generale un disco ben fatto che non aggiunge nulla di più a ciò che la band aveva già fatto in passato, e non poteva essere diversamente dopo tanti trambusti subiti dall’organico originario. Per tutti coloro che si avvicinano alla band con quest’ultima produzione non ci sarà certo delusione, e lo stesso vale per tutti quelli che, pedissequamente con il passare del tempo, riusciranno a rintracciare nei nuovi spunti di cui il disco è cosparso il buono di questa produzione. Per tutti gli altri invece, gli Smashing Pumpkins sono finiti da tempo e non c’è altra via di pensiero. Billy Corgan non è dello stesso parere.Francesco SicheriTracklist:01. Quasar
02. Panopticon
03. The Celestials
04. Violet Rays
05. My Love Is Winter
06. One Diamond, One Heart
07. Pinwheels
08. Oceania
09. Pale Horse
10. The Chimera
11. Glissandra
12. Inkless
13. WildflowerLineup attualeBilly Corgan – voce e chitarra (1988-2000, 2006 – presente)
Mike Byrne – batteria (2009 – presente)
Jeff Schroeder – chitarra (2007 – presente)
Nicole Fiorentino – basso (2010 – presente)
Nel player soundcloud sottostante troverete lo streaming gratuito di tutto l’album, tratto direttamente dal canale ufficiale della band. I brani non sono in ordine di tracklist, pertanto per rintracciarli potete aiutarvi con l’elenco del disco citato poco sopra oppure tramite i link inseriti nel testo della recensione.
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