L’1 Agosto del 2013 è una di quelle date da ricordare, l’uscita ufficiale per Cranktone Entertainment di “Mustang Run”, tredicesimo album del chitarrista Americano Carl William Verheyen, il dodicesimo da solista. Un’escalation di ottimi album e lavori in carriera lo hanno portato ad una innegabile maturità musicale, ed alla produzione di questo lavoro strumentale di eccelsa fattura composto di undici tracce. A rendere il prodotto musicale ancora più prezioso le tante preziose collaborazioni che ricamano i brani della selezione, molti nomi importanti del panorama musicale mondiale hanno dato quel quid in più ad ogni traccia come: Jerry Goodman (violinista) nella titletrack o Bill Evans (sassofonista) in “Fourth Door on the right“. Carl da sempre distingue e firma i suoi lavori con un tocco ed un sound curati al limite del maniacale, eppure sembra essere riuscito a superarsi ed sorprendere, adottando una formula che in passato aveva accennato in “Six“ (album del 2003). Le collaborazioni come già detto, aggiungono pepe, come se non ve ne fosse abbastanza, a questa gustosissima minestra (permettetemi la metafora culinaria) di suoni, che non fanno altro che sublimare un concetto musicale completo ed intrigante per ogni tipo di ascoltatore. Gli stili di ogni traccia sono ben distinguibili, ma mai circoscritti a categorizzazioni come blues o jazz, davvero troppo restrittive. Lo stile Verheyen infatti non ha necessità di schematizzazioni, piuttosto un buon ascolto, non solo acustico, riesce a far carpire ad ogni ascoltatore l’essenza intrinseca di questo tripudio di suoni e sensazioni. In brani come “Amandola” o “Last days of Autumn” si percepisce ad esempio un’atmosfera quasi fusion, con una continua alternanza di suoni legati dall’unico collante rappresentato in “Last days of Autumn” dal violoncello. Da sottolineare la combinazione di brani che rende facile e scorrevole l’ascolto, si passa dalla traccia di apertura “Taylor’s Blues“, con il suo shuffle blues dinamico e coinvolgente, ad una ballad come “Julietta and the St. George“, che sorprende per l’esecuzione in acustico, l’accompagnamento di pianoforte e l’improvvisa impennata ritmica sul finire.
Proseguendo lungo la tracklist non sfuggono le incursioni diartisti del calibro di John Helliwell (sassofonista) per “Bloody well right“, o Stu Hamm per “Riding the bean“. La traccia che “chiude il cerchio” invece è “Spirit of Julia“, brano diretto ed intriso di tante sfumature soul, che conducono in una direzione parallela quasi surreale. Il CD finisce qui, ma verrebbe voglia di rimettere play non appena terminato l’ascolto. La fama d’insegnante lo ha da sempre preceduto più di quella di musicista, numerosi infatti i DVD e metodi pubblicati (“Improvvisando senza scale” ad esempio), ma basta ascoltare il questo ultimo lavoro per affermare con tutta sincerità che il detto “chi non sa fare, insegna …” non riguarda il caso di Carl Verheyen. Stefano Di Maria Eitichetta: Cranktone Entertainment Genere: Rock/Blues strumentale Progetti Simili Consigliati: Andrea Balestra – Fine Arts Avenue; Thomas Blug – Soul and PepperTracklist:
1. Taylor’s Blues
2. Julietta and the St. George
3. Fusioneers Disease
4. Last Days of Autumn
5. Amandola
6. Bloody Well Right
7. Riding the Bean
8. Passage to Run
9. Mustang Run
10. Fourth Door on the Right
11. Spirit of Julia
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